SALVINI IN TRENO PER NOVE ORE DA TRAPANI AD AGRIGENTO
LA VISITA NON GRADITA AL PALAZZO DELLE POSTE, CONFONDE LA LIBIA CON LA TUNISIA… E POI SBOTTA: “NON C’E’ CAMPO, NON C’E’ SAPONE, NON C’E’ ACQUA, E’ UN VAGONE A GASOLIO”
Treno regionale siciliano, di quelli che ci mettono un’eternità : “Sono in viaggio dalle 5.43 di questa mattina. Ci vogliono nove ore per arrivare da Trapani ad Agrigento. È una follia”.
Da Trapani ad Agrigento, per dimostrare che i trasporti non funzionano — un classicone, di tante campagne elettorali e di tanti servizi in tv — poi Palermo, poi Catania, per il gran finale.
Almeno fino a giovedì il leader della Lega, che ha tolto il Nord dal nome simbolo, sarà in Sicilia. Perchè è chiara la valenza politica nazionale di questa elezione, per la Lega nazionale che deve esistere anche sotto il Po. E finora, è andata male. In parecchi ricordano che, in primavera, a Palermo, prese un tre per cento scarso.
Salvini sul treno twitta, telefona, parla, non sta fermo un attimo.
Di stazione in stazione si arriva a Palermo, dove c’è un palazzo delle Poste, alcuni dipendenti si affacciano alla finestra per salutarlo, lui alza il braccio destro: “No, meglio di no. Poi dicono che sono fascista. Scendete, venite qui con noi”.
Gli viene fatto notare che queste persone però non possono lasciare il posto di lavoro, così Salvini nell’attesa della coincidenza per Agrigento decide di andarli a trovare, con tanto di sostenitori e bandiere a seguito.
Una, due rampe si scale, ed ecco un impiegato che alza gli occhi dal computer, perplesso: “Prego…”. “Sono venuto a parlarvi, mi avete salutato, no?”, risponde Salvini. E l’altro: “Lei non potrebbe entrare, dovrei chiamare il capoufficio”. “Ma siete stati voi a chiamarmi”. “No, veramente no. Lei qui non potrebbe entrare”. Un paio di minuti fino a quando Salvini dice: “Vabbè, vi saluto lo stesso e vado via… Qua sono pignoli come a Milano…”.
La trovata scenica non riesce, in compenso qua e là ci sono molti curiosi e sostenitori che si avvicinano per un selfie
Di nuovo sul treno. Ultima tratta verso Agrigento
Mentre passa nel vagone accanto un signore esclama: “E cistu chi voli?”. Che tradotto significa: “E lui cosa vuole qui?”. Salvini si ferma, gli sorride: “Avete bellezze infinite, altrochè che le Seychelles. Bisogna valorizzarle”. L’anziano signore: “Eh sì, qui ci sono le Ottochelles. Tanto io non voto, nessuno mi piace”.
Dopo nove ore di viaggio, qualcuno dello staff dice : “Basta, non ce la faccio più. È un carro bestiame, neanche quando ero militare”.
Poi sbotta mentre parla al telefono: “Non c’è campo, non c’è sapone, non c’è acqua, come si fa? Io non viaggio come Renzi su un super treno, io in un vagone a gasolio”. E infine il treno arriva ad Agrigento: “Sbarchiamo…vedo la Libia”.
E un passeggero: “No, in realtà c’è la Tunisia”.
(da “Huffingtonpost”)
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