SALVINI RISCHIA UNA PENA MASSIMA DI 30 ANNI DI CARCERE
IL SEQUESTRO PER COARTAZIONE PREVEDE DA SOLO UNA PENA DA 25 A 30 ANNI DI GALERA.. E LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE DEI PROFUGHI POTREBBE COSTARE A SALVINI DIVERSI MILIONI DI EURO
Matteo Salvini oggi su Twitter ha scritto che rischia trenta anni di carcere “per aver difeso il diritto alla sicurezza degli Italiani”. Il ministro dell’Interno non ha spiegato per quale motivo rischia una pena così lunga per la vicenda del naufragio della nave Diciotti. Il motivo è che il pubblico ministero Luigi Patronaggio ha aggiunto altri due possibili reati ai tre che contesta a Salvini nella vicenda.
Al sequestro di persona, all’abuso d’ufficio e all’arresto illegale infatti si sono aggiunti l’omissione di atti d’ufficio e il sequestro di persona a scopo di coartazione: proprio per quest’ultimo reato si rischia una pena da venticinque a trent’anni di carcere in base all’articolo 289 del Codice Penale.
L’omissione di atti d’ufficio è invece un reato previsto dall’articolo 328 del codice penale: da 6 mesi a 2 anni di carcere per il pubblico ufficiale che rifiuta «indebitamente un atto del suo ufficio» che va «compiuto senza ritardo».
Il procuratore Luigi Patronaggio ha effettuato ulteriori accertamenti e verifiche anche per quanto riguarda l’identificazione e la tutela dei diritti delle persone offese e per problemi di carattere tecnico-giuridico, per assicurare ai migranti che erano a bordo della Diciotti la la piena tutela legale e la possibilità di costituirsi in giudizio contro il ministro dell’Interno.
Oggi sono arrivati gli atti dell’inchiesta alla procura di Palermo. Gli uffici diretti da Francesco Lo Voi avranno 15 giorni per inviare tutto al Tribunale di ministri che avvierà la sua istruttoria decidendo entro 90 giorni (più eventuali sessanta) se archiviare o trasmettere nuovamente le carte al procuratore della Repubblica che dovrà inoltrare l’autorizzazione a procedere al Senato.
Il reato di omissione di atti d’ufficio viene contestato perchè il ministro ha ignorato la richiesta della Guardia costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico. Anche il rifiuto di fornire cure ai naufraghi potrebbe rientrare in questa casistica di reato. Il sequestro a scopo di coartazione viene contestato invece perchè secondo i magistrati il titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull’Ue in direzione della ridistribuzione dei migranti.
Sono stati intanti convalidati i fermi, disposti dalla Procura di Palermo, dei quattro scafisti dell’imbarcazione soccorsa dalla Guardia Costiera il 16 agosto scorso. Accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di uomini e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violenza sessuale, sono stati identificati grazie alle testimonianze dei profughi per giorni trattenuti sulla nave Diciotti.
I pm di Palermo hanno raccolto le testimonianze dei primi 13 migranti fatti sbarcare per emergenze sanitarie a Lampedusa e poi dei minori che, dopo giorni, sono stati fatti scendere a Catania.
(da agenzie)
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