SALVINI STA CON LE PEZZE AL CULO: LA SCONFITTA DELLA LEGHISTA DONATELLA TESEI IN UMBRIA AFFOSSA IL SUO PROGETTO DI UN CARROCCIO NAZIONALE
IN CINQUE ANNI LA LEGA HA PERSO LE UNICHE DUE REGIONI DEL CENTRO-SUD CHE GOVERNAVA, SARDEGNA E UMBRIA E L’ANNO PROSSIMO RISCHIA DI PERDERE IL VENETO CHE GIORGIA MELONI VUOLE PER FRATELLI D’ITALIA: LA LEGA, PRIVA DI LUCA ZAIA (CHE NON SI PUÒ RICANDIDARE) NON PUÒ PIU’ GUIDARE LA RICCA REGIONE DEL NORD-EST
Giorgia Meloni fa i complimenti ai due governatori del centrosinistra e, dal Brasile, rinvia l’analisi del voto del suo partito. Non sfugge a nessuno, però, che il calo di consensi di FdI rispetto alle Europee (in Umbria 80 mila voti in meno) è in linea con quello visto tre settimane fa in Liguria. Segno che, come fa notare un esponente di spicco di Forza Italia, «Meloni non è certo il Salvini degli anni d’oro».
La linea di Fratelli d’Italia è «siamo cresciuti rispetto alle scorse regionali e perdiamo quando di fronte abbiamo il “campo larghissimo”», ma tutti sanno che un ragionamento aggiuntivo andrà fatto.
L’anno prossimo andranno al voto Puglia, Toscana, Campania (governate dal centrosinistra) e soprattutto il Veneto. Le prime due sono considerate sfide impossibili, la terza dipende dalle mosse di Vincenzo De Luca, mentre la battaglia è aperta (non da oggi) sul successore di Luca Zaia. E la sconfitta di Tesei non facilita di certo la trattativa.
Giorgia Meloni fa un ragionamento: la Lega, con queste percentuali, non può pensare di mantenere la guida di Veneto e Lombardia. Antonio Tajani, forte di una crescita costante sia in Umbria sia in Emilia-Romagna, è l’unico che ha lanciato una candidatura, quella dell’ex sindaco di Verona Flavio Tosi. La Lega, però, mai come adesso dovrà aggrapparsi al Nord-est per non perdere del tutto il suo potere regionale.
Se a Salvini capiterà oggi di gettare uno sguardo sulla cartina dell’Italia che ha appeso dietro la sua scrivania, al ministero dei Trasporti, si renderà conto che la Lega è completamente scomparsa dalle Regioni del Centro-Sud. Un anno fa aveva la guida della Sardegna, con il governatore Christian Solinas, e difendeva l’Umbria con Donatella Tesei: entrambe riconquistate dal centrosinistra.
Sono, per essere più precisi, le uniche due regioni che Pd, M5S e Avs sono riusciti a strappare al centrodestra nel 2022. Insomma, senza accorgersene, il leader del Carroccio è tornato alla vecchia Lega Nord.
Nelle grandi città non va meglio. A Salvini restano solo due sindaci: Michele Conti a Pisa e Alan Fabbri a Ferrara. Al Centro non sfonda, al Sud meno che mai.
Anche in Umbria, Forza Italia si è ormai riconsolidato come secondo partito della coalizione, è in crescita, mentre il Carroccio continua a ristagnare da due anni intorno al 7%,
Ma la perdita della Regione è, sopra ogni cosa, un colpo durissimo al progetto di Lega nazionale che il leader aveva inaugurato ormai 6 anni fa e che ancora dopo le Europee difendeva con convinzione: «La Lega nazionale – diceva – è la scelta del futuro». Nel presente, intanto, Salvini è costretto a battere in ritirata per organizzare un’ultima linea difensiva in Veneto, dove si voterà in primavera.
Nel quartier generale di Tesei si respira un’atmosfera funerea. Se nel pomeriggio qualche esponente con la spilla di Alberto da Giussano al petto circolava per la sede, in serata sono quasi tutti spariti. E chi è rimasto scarica una parte di responsabilità sul sindaco di Terni, Stefano Bandecchi: «Salvini non era convintissimo di allearsi con lui – stilla veleno un giovane leghista umbro – e aveva ragione. Forse, invece di portarci qualche voto, ce l’ha tolto». Rancori che non resteranno confinati in Umbria.
(da La Stampa)
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