SAVOINI TELEFONAVA DALLA REGIONE AL SOSPETTO COMPLICE DEI MERCENARI: “SONO QUI PER DUGIN, VEDIAMOCI”
LE INTERCETTAZIONI E GLI INTRECCI CON IL DONBASS… ALEKSANDR DUGIN E’ L’IDEOLOGO DI PUTIN
C’è stato un tempo in cui Gianluca Savoini univa l’utile al dilettevole. Abbinando agli incarichi ottenuti dal Consiglio regionale, e all’ufficio pubblico con telefono annesso, le chiamate in orario di lavoro a un sospetto reclutatore di mercenari, per organizzare incontri con il filosofo Aleksandr Dugin, il cosiddetto «ideologo» di Vladimir Putin. Un’attività evidentemente poco compatibile con il suo ruolo istituzionale (e retribuito) in primis di direttore stampa, che prova come i gradi di separazione tra alcuni big della Lega e i miliziani filorussi impegnati nel Donbass fossero assai ridotti.
Nelle carte di un’inchiesta condotta dalla Procura di Genova su un gruppo di combattenti partiti da varie regioni italiane per dar manforte ai separatisti anti-Ucraina a Donetsk e a Lugansk, è contenuta un’intercettazione del 22 giugno 2015.
Da una parte si sente appunto la voce di Savoini, al tempo già presidente dell’Associazione Lombardia-Russia; dall’altra c’è Orazio Maria Gnerre, tuttora indagato dai magistrati del capoluogo ligure per reclutamento non autorizzato. Discutono d’una conferenza che Lombardia-Russia ha organizzato per quel giorno allo spazio Melampo di via Carlo Tenca a Milano.
E nel riportare gli stralci più significativi della conversazione, i carabinieri del Ros coordinati dal pm antiterrorismo Federico Manotti si soffermano su tre dettagli.
Primo, «Savoini chiama dall’utenza 0267482… intestata al Consiglio regionale della Regione Lombardia».
Secondo, a parere di chi indaga è insieme a Dugin, tanto da ribadirlo al telefono: «Sono qui con il professore – spiega a Gnerre – eee… volevo confermare…».
Terzo, si accordano per un incontro post-evento ufficiale, come ancora Savoini puntualizza: «Lei si può fermare a cena dopo… vediamo la conferenza e poi viene con noi».
Ricapitolando: Gianluca Savoini, in base agli atti d’indagine, in quei giorni raggiunge gli uffici del consiglio regionale lombardo insieme al pensatore ultrasovranista Aleksandr Dugin, da sempre sostenitore delle operazioni militari condotte dalla Russia in Ucraina oltre che presenza fissa della tv Tsargrad (canale patriottico voluto dal Cremlino e finanziato dall’oligarca Konstantin Malofeev, nella black-list di Usa e Ue per il sostegno ai separatisti).
Savoini contatta poi dalla Regione Orazio Maria Gnerre, che i dossier in mano ai pm definiscono così: «Nell’associazione Millennium-Pce fa parte del Coordinamento solidale per il Donbass, attivo pubblicamente nell’assistenza umanitaria verso le popolazioni di quell’area, e occultamente nel reclutamento di mercenari da instradare arruolandoli nelle milizie filorusse».
La Stampa ha interpellato nei giorni scorsi una qualificata fonte oggi impegnata in uno dei filoni d’inchiesta sui combattenti: «L’ipotesi mai smentita è che gli appuntamenti ufficiali avessero una sorta di backstage, dove si definivano sul piano operativo questioni militari collegate al Donbass».
Basta poco, per essere proiettati da Milano ai campi di battaglia.
(da “La Stampa”)
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