SBARCATA A LAMPEDUSA, DONNA MUORE PER IPOTERMIA
LE ONG: “TORNEREMO IN MARE PER SALVARE VITE”
Con le navi ong ancora bloccate in porto, reduci da un braccio di ferro vittorioso durato giorni con il governo Meloni, si continua a morire di freddo nel Mediterraneo.
Una donna, arrivata questa notte a Lampedusa, è morta poco dopo l’arrivo sull’isola. Inutilmente i medici hanno tentato di rianimarla, la donna – anzi, una ragazza neanche ventenne secondo le prime indiscrezioni – si è spenta al Poliambulatorio di Lampedusa
Sulla più grande delle Pelagie era arrivata su uno dei barchini intercettati questa notte al largo dell’isola, una carretta del mare con a bordo 41 persone, tra cui 14 donne e un minore, e un’altra barchetta con a bordo quarantatré persone, fra cui 21 donne e 5 minori.
A Catania hanno toccato terra dopo settimane i 246 naufraghi per giorni rimasti bloccati sulle navi umanitarie attraccate al porto di Catania. Per quel decreto interministeriale che li ha bollati come non abbastanza fragili per poter sbarcare, sono stati costretti per giorni a rimanere a guardare la banchina senza poter lasciare il ponte delle navi. Solo ieri, dopo una seconda ispezione medica – ripetutamente sollecitata – sono stati autorizzati a scendere.
Tra gli applausi dei manifestanti in presidio permanente da sabato notte, da Geo Barents prima, quindi da Humanity1 i migranti sono scesi giù dalle scalette delle navi, diretti agli autobus che li hanno condotti al Palaspedini. Lì, filtra dalla Prefettura, non resteranno a lungo. Già in giornata dovrebbero partire per centri d’accoglienza di tutta Italia.
A bordo delle navi, gli equipaggi finalmente hanno tirato il fiato. “Ci riposeremo qualche giorno, poi torneremo in mare a salvare vite”, ha annunciato già ieri sera il capomissione di Geo Barents, Juan Matias Gil. E anche Sos Humanity non sembra avere intenzione di fare passi indietro: “Non importa quale sia la situazione politica in Italia o nell’UE in questo momento, le persone stanno fuggendo dalla Libia perché lì vengono maltrattate e non hanno altra scelta che intraprendere il viaggio pericoloso per la vita attraverso il Mediterraneo”, spiega il direttore delle operazioni, Till Rummenhohl
E per l’ong tedesca continua anche la battaglia legale con Roma. Venuta meno la procedura d’urgenza per “liberare” i 35 naufraghi rimasti in ostaggio a bordo dopo lo “sbarco selettivo” di sabato notte, rimane in piedi il ricorso al Tar del Lazio contro il verbale notificato al comandante per andare via con la nave e le 35 persone rimaste a bordo che erano stati fatti scendere 144 migranti valutati ‘fragili’.
“La contestazione sul verbale – spiega l’avvocato Riccardo Campochiaro – è anche una contestazione sul decreto ministeriale che, secondo pareri di illustri giuristi italiani e internazionali, fa acqua da tutte le parti. E un provvedimento del Tribunale amministrativo regionale sarebbe decisivo sulla sua applicazione. Abbiamo tempo: la legge prevede 60 giorni per la presentazione di un ricorso”.
Il legale segnala, intanto, che “la sanzione prevista, di 50mila euro, non potrà essere applicata alla Humanity 1 perché lascerà il porto di Catania”.
(da agenzie)
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