SCARCERATI IN FRANCIA TUTTI GLI EX TERRORISTI ROSSI, ALCUNI IN LIBERTA’ VIGILATA
MANCA DI MARZIO CHE IL 10 MAGGIO SARA’ PRESCRITTO… L’ITER PER LE ESTRADIZIONI DURERA’ ALMENO DUE ANNI
I 9 ex terroristi italiani arrestati ieri in Francia rientreranno tutti a casa entro questa sera. Lo apprende l’Ansa da fonti dell’inchiesta.
Per ognuno di loro, il giudice ha deciso vari gradi di libertà vigilata, che vanno dall’obbligo di firma all’obbligo di essere presenti in casa in certi orari. Secondo quanto scrive Repubblica sono già stati scarcerati due di loro, Enzo Calvitti e Sergio Tornaghi.
Ed è già in libertà vigilata anche Raffaele Ventura. La sua fuga, così come quella di Luigi Bergamin, è durata poco.
Ancora irreperibile Maurizio Di Marzio, per il quale la prescrizione della pena – che è la ragione dell’accelerazione degli arresti – è in calendario per il 10 maggio. Di Marzio partecipò al tentativo di sequestro del vicequestore Nicola Simone, insieme a Giovanni Alimonti, anche lui arrestato. Deve scontare ancora 5 anni. Se non si costituirà entro il 10 maggio e le forze dell’ordine non lo troveranno, scatterà la prescrizione della pena. Sarà, dunque, definitivamente libero.
Bergamin e Ventura, invece, si sono presentati spontaneamente al magistrato competente. Il primo, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, si è costituito in mattinata. Poche ore dopo si è consegnato anche il secondo. L’ex membro delle Formazioni Comuniste Combattenti è andato alla Corte d’Appello di Parigi poche ore dopo, con il suo avvocato.
Bergamin oggi ha 72 anni ed è originario della provincia di Padova. È stato condannato a 16 anni e 11 mesi di reclusione per aver ideato l’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti, e quello dell’agente della Digos di Milano Andrea Campagna. I suoi avvocati sostengono che non è scappato, ma semplicemente al momento dell’arresto non era in casa. “Quando ha saputo” che era ricercato, dicono, “ha deciso di costituirsi”.
Ventura, invece, deve scontare una pena di 24 anni e 4 mesi per l’omicidio dell’agente di polizia Antonio Custra, ucciso nel maggio del 1977 a Milano. I suoi legali francesi fanno sapere che è stato immediatamente rimesso in libertà vigilata, “sotto controllo giudiziario”.
Nella nota, i legali Jean-Pierre Mignard e Pierre-Emmanuel Biard, sottolineano che Ventura, “di professione regista, non è mai stato membro delle BR ma del movimento di estrema sinistra Autonomia Operaia che non ha mai previsto la lotta armata né attentati contro le persone. Ha sempre negato i fatti che gli vengono imputati. Di conseguenza, rifiuta la sua estradizione”.
La lunga strada per le estradizioni
Ma quali saranno i prossimi step? Sarà chiara la decisione sulla libertà vigilata, che dovrebbe essere concessa a tutti.
Fonti dell’inchiesta, sentite dall’Ansa, fanno sapere che almeno per alcuni di loro si propende per provvedimenti alternativi alla detenzione
Determinante per questa decisione sarà la valutazione sulla salute degli arrestati. Sono tutti in età avanzata e molti di loro hanno problemi di salute. Particolarmente delicata la posizione di Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella e Giovanni Alimonti.
Il primo, tra i fondatori di Lotta Continua e condannato per l’omicidio Calabresi, ha quasi 80 anni, ha subìto un trapianto di fegato e ha altri problemi di salute. La Petrella, già nel 2008 fu salvata dall’estradizione dopo uno sciopero della fame che ne mise a rischio la vita. Alimonti, invece, vive con la moglie che è molto malata.
Una volta stabilite le misure cautelari, la procuratrice generale della corte d’Appello di Parigi, Catherine Champrenault, chiederà loro se accettano l’estradizione chiesta dall’Italia. Quasi scontato che tutti diranno di no.
Spetterà quindi alla magistrata decidere. A quel punto, se riterrà che ci sono i presupposti per estradarli, saranno incardinati dei processi veri e propri.
Gli iter giudiziari si svolgeranno nei prossimi mesi – singolarmente – nella Chambre de l’Instruction, con il rito tradizionale: quindi con la presenza di un avvocato, la possibilità di proporre eccezioni e chiedere rinvii, oltre che con esame delle condizioni in cui si svolse il processo che li ha condannati in Italia.
Una volta che la Chambre avrà preso una decisione, la persona interessata potrà fare ricorso in Cassazione.
Alla fine, toccherà al primo ministro firmare un decreto di estradizione, che però potrà essere a sua volta impugnato per un ricorso amministrativo davanti al Consiglio di stato. Non ci sarà, insomma, niente di immediato. Nessuno degli arrestati, insomma, tornerà in Italia presto.
(da “Huffingtonpost”)
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