SCELTA CIVICA, LA GUERRA TRA CORRENTI RISCHIA DI FINIRE IN TRIBUNALE
ZANETTI INCASSA L’OK DELLA DIREZIONE ALLE NOZZE CON VERDINI, MA CONTINUANO A VOLARE GLI STRACCI
La guerra è appena cominciata. E si preannunciano già strascichi nelle aule giudiziarie tra le due anime di Scelta civica.
Da una parte il segretario e vice ministro dell’Economia Enrico Zanetti che, finito in minoranza all’interno del gruppo alla Camera, ha deciso di fare le valigie annunciando le nozze con Ala di Denis Verdini.
Dall’altra i 15 deputati rimasti nel gruppo (16 dopo il ritorno di Stefano Quintarelli) nato all’inizio della legislatura e i 16 componenti della direzione del partito che ne avevano chiesto la convocazione urgente per bloccare l’operazione con i verdiniani. Una direzione travagliata, al termine della quale c’è chi racconta di contestazioni in sala e chi lamenta interventi negati, esclusione dal voto di deputati dissenzienti, che per protesta hanno abbandonato la riunione, e violazioni dello Statuto del partito.
Alla fine Zanetti incassa il via libera alla sua linea, matrimonio con Ala compreso. Capitolo chiuso? Neanche per sogno. Dentro Scelta civica gli stracci continuano a volare.
E siamo solo all’inizio.
Con Mariano Rabino che accusa via Facebook di comportamento «irresponsabile e politicamente, oltre che moralmente, disonesto» gli ex colleghi, a cominciare da Giovanni Monchiero (capogruppo di Sc), Andrea Mazziotti e Gianfranco Librandi, «solo per citare i più facinorosi», per aver fatto «trapelare futuri squilli di tromba a suon di ricorsi legali, tanto temerari quanto infondati visto l’inoppugnabile responso della direzione di Scelta civica».
Un attacco a cui è lo stesso Mazziotti, presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, a rispondere per le rime: «Responso inoppugnabile? Evidentemente Rabino ha scambiato il partito per il Politburo dell’ex Unione sovietica — ironizza —. E ce ne siamo accorti: in occasione dell’ultima direzione sono state violate le più elementari regole della democrazia prima che dello Statuto. Ma in Italia tutte le delibere sono impugnabili».
Fatto sta che, forte del mandato ottenuto dalla direzione (ma che i dissidenti considerano illegittimo), il segretario di Sc Zanetti, insieme allo stesso Rabino e agli altri fedelissimi Giulio Cesare Sottanelli, Angelo Antonio D’Agostino e Valentina Vezzali (aggiuntasi in corsa), ha suggellato l’intesa parlamentare con il plotone dei verdiniani a Montecitorio (Abrignani, D’Alessandro, Faenzi, Galati, Lainati, Mottola, Parisi e Romano), due eletti all’estero del Maie (Ricardo Antonio Merlo e Mario Borghese) e il tosiano Marco Marcolin.
Depositando la documentazione e chiedendo la deroga per la costituzione del nuovo gruppo parlamentare “Scelta civica verso Cittadini per l’Italia-Maie”.
La cui nascita, dipenderà a questo punto dalla decisione, che dovrebbe arrivare a settembre, dell’Ufficio di presidenza della Camera di concedere o meno la deroga richiesta, necessaria come in questo caso quando la domanda arriva da un numero di deputati inferiore a 20.
Un caso inedito, fanno osservare gli ex compagni di Zanetti in rotta con il segretario. E una situazione complicata con la quale l’organo di vertice di Montecitorio dovrà fare i conti.
Da una parte il gruppo storico formato esclusivamente da eletti nelle liste di Scelta civica dall’altra un gruppo in cui i rappresentanti della stessa Sc sono in netta minoranza (5 su 16), in lite per la titolarità del nome e del simbolo del partito che sembrano ormai destinati a diventare oggetto di una controversia giudiziaria. «Ovviamente non possiamo sapere cosa deciderà l’Ufficio di presidenza, ma se desse il via libera alla nascita del nuovo gruppo si creerebbe un precedente pericoloso — ragiona un esponente del gruppo storico di Sc che preferisce rimanere anonimo —. Perchè si rischierebbe, di fatto, di spostare le decisioni sui gruppi parlamentari dalla presidenza della Camera alle direzioni di partito».
Una questione procedurale che, evidentemente, non preoccupa più di tanto il tandem Zanetti-Verdini.
Al punto che, in attesa del verdetto dell’Ufficio di presidenza, si sono già portati avanti con il lavoro. Assegnando gli incarichi in seno al nuovo gruppo, per ora solo eventuale: presidente Sottanelli; vicepresidente vicario Parisi; vicepresidenti Merlo e Vezzali; delegato d’Aula Faenzi; portavoce Abrignani e Rabino; tesoriere Galati.
Ma è sulla composizione del nuovo gruppo che tra i deputati di Scelta civica anti-zanettiani c’è chi maliziosamente ironizza sull’eterogeneità dei suoi componenti: «Come faranno a mettersi d’accordo su provvedimenti cruciali per il governo come la riforma della giustizia e della prescrizione?».
Riferimento alle tre anime del nuovo aspirante gruppo. Quelle degli zanettiani, che fanno parte del governo, dei verdiniani, che sostengono l’esecutivo senza farne parte, e del Maie, che spesso e volentieri ha votato contro la fiducia.
Come proprio sul sito del movimento il presidente Ricardo Merlo in persona ha rivendicato di recente: «Ieri, il Maie — come sempre — ha votato No alla fiducia al governo Renzi, ma perchè? Il motivo è chiaro. Perchè chi ha votato la fiducia ha, una volta ancora, manifestato il suo appoggio al governo Renzi. Ha cioè votato a favore anche delle politiche renziane per gli italiani all’estero. Quindi, chi vota a favore, ha votato a favore dei tagli alla lingua e alla cultura italiana all’estero, a favore dei tagli all’assistenza diretta e indiretta ai nostri connazionali bisognosi».
Antonio Pitoni
(da “il Fatto Quotidiano”)
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