“SE PUO’ FARE LA MINISTRA LA SANTANCHE’, LA PUO’ FARE ANCHE LA RONZULLI”
FORZA ITALIA FURIBONDA PER I VETI DELLA MELONI… IN EFFETTI SE LA RUSSA PUO’ FARE IL PRESIDENTE DEL SENATO E IL LEGHISTA PUTINIANO FONTANA QUELLO DELLA CAMERA, CI PUO’ STARE ANCHE LA RONZULLI MINISTRO
Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato: superato il quorum delle 104 schede necessarie per la prima votazione. Un’elezione che arriva senza i voti di Forza Italia, i cui senatori non si sono presentati alla chiama, ad eccezione di Silvio Berlusconi ed Elisabetta Casellati. Sono 116 le schede su cui è stato segnato il nome del senatore di Fratelli d’Italia. Almeno 17, invece, i voti arrivati dalle opposizioni. Le schede bianche sono state 65. Infine, 2 voti a testa sono andati a Liliana Segre, solo per oggi presidente dell’Aula, e al leghista Roberto Calderoli, vice presidente uscente.
La strategia di Forza Italia, dunque, non ha funzionato: la coalizione si spacca e, adesso, bisognerà ricomporre i cocci in vista delle votazioni per la presidenza della Camera.
I forzisti, a differenza delle dichiarazioni rassicuranti che arrivavano da Fratelli d’Italia, non avevano raggiunto l’accordo con il resto della coalizione. Tra i più animosi nell’opporsi allo schema proposto da Giorgia Meloni, si apprende, c’erano Licia Ronzulli e Giovanni Miccichè.
Al partito di Berlusconi non sono andati giù i veti che Fratelli d’Italia avrebbe imposto sui nomi per i ministeri. Lo stesso cavaliere è stato descritto da più fonti come «indiavolato» nei confronti di Meloni.
E i ragionamenti sono principalmente due.
Primo, nello spirito di leale collaborazione tra alleati, non si possono accettare “no” secchi su esponenti di rilievo di un partito. «Se può fare la ministra Daniela Santanchè, anche Ronzulli è legittimata a guidare un dicastero», dicono gli azzurri.
Secondo, se Forza Italia lascia a Fratelli d’Italia presidenza del Consiglio e presidenza del Senato e alla Lega presidenza della Camera, è intollerabile ricevere anche dei “niet” sui futuri ministri.
«Nessun ministero a Ronzulli? No, così non va bene», avrebbe ripetuto più volte Berlusconi nel corso della mattinata. «Non ci piacciono i veti». Durante il discorso di La Russa dallo scranno più importante di Palazzo Madama, Forza Italia ha diramato una nota per spiegare la sua scelta di non sostenere l’esponente di Fratelli d’Italia: «Sinceri auguri al nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Forza Italia ha voluto dare un segnale di apertura e collaborazione con il voto del presidente Berlusconi. Ma in una riunione del gruppo di Forza Italia al Senato è emerso un forte disagio per i veti espressi in questi giorni in riferimento alla formazione del governo. Auspichiamo che questi veti vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese». Le indiscrezioni che si sono rincorse durante le procedure di voto per la presidenza del Senato parlavano di una «vendetta» di Ronzulli per il veto calato sul suo nome dal primo partito della coalizione e di un Berlusconi «infuriato» che ha letteralmente mandato a quel Paese La Russa, battendo i pugni sul banco dell’Aula.
Subito dopo lo scrutinio, è partita la caccia a chi, dall’opposizione, si è allineato a Lega e Fratelli d’Italia. Mario Borghese, del Maie, ha dichiarato di aver votato per La Russa, mentre M5s, Pd e Terzo polo hanno iniziato ad accusarsi a vicenda.
(da agenzie)
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