SEDUTA SOSPESA IN SENATO: ECCO COSA DOVEVA FARE DI URGENTE ROSI MAURO PER ABBANDONARE LA PRESIDENZA DEI LAVORI E SOSPENDERE LA SEDUTA
L’IMPEGNO “URGENTE E IMPROROGABILE” ERA UN PRANZO TRA POCHI ADERENTI AL SINDACATO PADANO E POI UNA RIUNIONE DEL SUO NUOVO PARTITO
Ha lasciato la seduta del Senato senza presidente provocando anche la sospensione dei lavori perchè aveva da brindare con il sui sindacato.
E’ Libero a spiegare il motivo di tanta fretta della vicepresidente di Palazzo Madama, Rosi Mauro, l’ex pasionaria della Lega, cacciata con disonore dal Carroccio, ma ancora segretario del Sindacato Padano e soprattutto ancora tra i vice di Renato Schifani.
Un appuntamento “urgente e improrogabile”, aveva detto quella che nelle intercettazioni telefoniche tra l’ex tesoriere leghista Francesco Belsito e le altre amministrative del partito veniva chiamata “la Nera”.
L’impegno era fissato nel Veronese, all’hotel San Vito di Negrar — racconta Libero — ai piedi delle Prealpi, dove la Mauro ha pranzato e pasteggiato con assaggi di formaggi e bottiglie di Amarone.
Dopo il pranzo un altro appuntamento per la vicepresidente del Senato: un incontro sul suo nuovo partito, fondato con un altro ex leghista (Lorenzo Bodega), “Siamo gente comune”. Immancabile un altro brindisi.
Secondo la cronaca di Libero c’erano una trentina di persone: si è parlato di federalismo fiscale, abolizione delle Provincie, autonomia delle Regioni, lotta ai clandestini, aiuti alle piccole aziende.
Ai seguaci la Mauro ha precisato — forse perchè sentiva già odore di polemica — che non era suo il turno alla presidenza del Senato.
Ma di Domenico Nania, come si sa.
Nania, invece, era in Sicilia, perchè sta preparando le elezioni regionali essendo vice coordinatore del Pdl di quell’area, oltre che vicepresidente del Senato.
L’aereo non è partito e Nania se n’è fatto presto una ragione: “Prendetevela con il ministero dei Trasporti”.
Insomma: da una parte salami, Amarone e abolizione delle Province, dall’altra le trattative per le regionali.
Il Senato può attendere.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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