SOLUZIONI ALLA CRISI: NIENTE SCONTRINI AI CLIENTI E SPESA PAGATA A FINE MESE
I RIMEDI DEI NEGOZI ALLA CRISI: NIENTE SCONTRINI FISCALI… RECORD A NAPOLI (74%), VENEZIA (72%), MILANO (71%), VERONA (68%), GENOVA E ROMA (67%)… I RIMEDI DEI CLIENTI: IN MOLTI NEGOZI LA SPESA SI TORNA A PAGARE A FINE MESE, COME NEL DOPOGUERRA
Lo shopping natalizio è andato a rilento e la stagione dei saldi non promette nulla di buono? La crisi economica che sta investendo anche il nostro Paese porta molto italiani a inventarsi nuove ( o vecchie) strategie di resistenza, per rimediare qualche soldo in più.
Pare che molti commercianti abbiano adottato una forma di “sciopero dello scontrino fiscale”: è quanto emerge da un’inchiesta di Contribuenti.it che con lo Sportello del Consumatore monitora costantemente l’evasione fiscale nel nostro Paese.
Il record degli scontrini fantasma va a Napoli, dove il 74% dei commercianti non emette lo scontrino. Ma se pensate che sia un fenomeno tutto meridionale vi sbagliate di grosso.
Ecco i posti successivi: Venezia con il 72%, Milano con il 71%, Verona con il 68%, Genova e Roma con il 67%, Palermo con il 65%, Bari con il 63%, Torino con il 60% e Campobasso con il 53%.
Il sistema è elargire “scontrini di prova”, invece che gli scontrini fiscali. Ovviamente la diffusione del fenomeno costituisce anche un campanello di allarme verso un settore che stenta ormai a far quadrare i conti, di fronte a una crisi degli acquisti.
Da parte invece dei clienti si assiste a un ritorno lento, ma costante a quella che potrebbe essere definita la “carta di credito dal volto umano”, ovvero il ritorno al’antico “libretto della spesa”: quel taccuino conservato gelosamente dal negoziante sul quale si annotavano le spese dei clienti.
Spese che alla fine del mese venivano puntualmente pagate.
Quello che lega esercente ed acquirente è, infatti, la fiducia, niente firme elettroniche o concessioni di prestiti, solo un “pagherò” concesso a persone delle quali ci si può fidare.
E’ un ritorno all’antico in chiave contemporanea e in pieno tempo di crisi.
E’ provato dalle statistiche che molti commercianti hanno visto aumentare le richieste di comprare a credito, si tratta soprattutto di pensionati e nuclei familiari avanzati, molti anziani che aspettano il pagamento della pensione.
E’ un ritorno ai tempi del dopoguerra, dove si tentava faticosamente di rialzarsi dalle miserie del conflitto. Molti evidenziano che è un sintomo di difficoltà delle famiglie che temono di non riuscire a soddisfare i bisogni primari.
Una pratica che la grande distribuzione non può mettere in atto: nei supermarket e negli ipermercati ci sono molte forme di pagamento con la moneta elettronica, ma nessuna basata sulla fiducia.
Il dettagliante può invece concedere al cliente questa forma di pagamento, un modo di fare la spesa più umano, più attento alle esigenze del singolo. E che recupera un po’ lo spirito del negozio d’una volta, basato su un rapporto di fiducia, certamente meno asettico rispetto a quello attuale delle grandi catene commerciali.
Non a caso molti commercianti sostengono che non hanno bisogno di “marcare” in un libretto il debito, si ricordano tutto a memoria dicono…
Speriamo che il fenomeno non aumenti come nelle ultime settimane, altrimenti la memoria di tanti esercenti rischia di essere messa a dura prova.
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