“STANCHI E PROVATI, NON HANNO PIU’ NULLA”: FOTO DI GRUPPO DEGLI AFGHANI IN ITALIA
IL RACCONTO DELLA CROCE ROSSA, SONO GIA’ PIU’ DI 2.000
I corpi stanchi, provati dagli ultimi giorni a Kabul. I volti segnati da tristezza e della frustrazione per la nuova crisi che il loro Paese sta vivendo.
Ma anche un barlume di speranza, perché l’aereo è atterrato, l’Afghanistan è lontano e davanti c’è la possibilità di una vita nuova.
Come sarà, se sarà difficile ricominciare da capo e con che mezzi, è un problema che non devono essere loro a porsi, almeno non adesso. Appaiono così a chi per primo li incontra all’aeroporto di Fiumicino gli afghani che stanno arrivando in questi giorni in Italia, grazie al ponte aereo per chi ha collaborato con il nostro Paese e per le loro famiglie.
Secondo i dati del ministero della Difesa sono oltre 3.350 i cittadini tratti in salvo da giugno scorso, circa 1.990 quelli già giunti in Italia negli ultimi giorni (di cui 547 donne e 667 bambini) e circa 1.300 quelli presso l’aeroporto di Kabul in attesa di partire.
“Da sabato è attivo un punto di accoglienza presso l’aeroporto e da allora abbiamo già sistemato circa mille persone negli alberghi, ovviamente senza dividere i nuclei familiari” afferma il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti in un video pubblicato su Facebook in cui ringrazia le associazioni di volontariato impegnate nelle operazioni.
Per loro ci sarà la quarantena – che alcuni connazionali arrivati nei giorni scorsi stanno già trascorrendo in varie zone, da Roma a Settimo Torinese, da Sanremo a Edolo, in provincia di Brescia – e poi riceveranno una sistemazione.
Dal Viminale fanno sapere che quasi tutte le Regioni hanno dato la disponibilità ad accogliere, che le persone arrivate saranno sistemate a piccoli gruppi, di 10, 20, 30 al massimo, facendo attenzione a tenere insieme in nuclei familiari.
La logica, insomma, non sarà quella dei centri di accoglienza di grandi dimensioni. Gli afghani che hanno collaborato con gli italiani – e le loro famiglie – vivranno in strutture piccole, sparse per l’Italia, statali o degli enti che hanno dato la disponibilità. In attesa che la quarantena precauzionale per il Covid finisca per chi già è arrivato, ora c’è la macchina della prima accoglienza da gestire, per chi è in procinto di atterrare. Ancora centinaia di persone da assistere, rifocillare. Confortare. Perché se la pelle è salva, l’orrore appena lasciato alle spalle non si cancella in quale ora di volo.
(da Huffingtonpost)
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