STIPENDI REGIONE LIGURIA, TOTI COME VASCO: VADO AL MASSIMO
RETRIBUZIONI AL TOP E LA LIGURIA NE SOTTRAE UNA PARTE AL FISCO
«Una bella furbata», sibila un dirigente del Pd ligure, particolarmente attivo nel criticare gli alti costi della politica. Niente nomi, per carità . E si capisce: l’argomento è di quelli spinosissimi.
Parliamo dei super stipendi dei consiglieri regionali, che restano appunto altissimi da un capo all’altro della Penisola nonostante i buoni propositi e i limiti imposti dai governi in tempi di spending review .
Nel caso della Liguria, la «furbata» consiste nel fatto che una fetta per nulla trascurabile della cospicua retribuzione dei membri di giunta e consiglio regionali è stata sottratta al Fisco.
Come? Semplicemente includendo nella voce “rimborso spese” l’indennità di funzione, cioè la parte del compenso legata ai vari ruoli e mansioni degli eletti in Regione.
E i rimborsi spese, com’è noto, sono rigorosamente esentasse.
In questo modo la Liguria ha sì rispettato – come hanno dovuto fare tutte le altre amministrazioni regionali – i tetti alle indennità dei consiglieri fissati a fine 2012 dalla Conferenza delle Regioni, tagliando, nel contempo, gli oneri per le casse pubbliche. Ma, grazie al “giochino” dei rimborsi spese – unico nel panorama nazionale – ha minimizzato il sacrificio economico per i politici di turno e ha scaricato, in parte, il peso dei tagli sul Fisco.
Ovvero su tutti i cittadini.
A parte Piemonte ed Emilia, tutte le altre Regioni hanno parametrato i compensi al massimo consentito: 13.800 euro lordi al mese per i presidenti e 11.100 euro per i consiglieri.
Qualche cifra: Toti porta a casa 13.684 euro lordi contro i 13.245 del collega Maroni: di questi 8.800 sono l’indennità di carica più il rimborso spese fisso di 4.884 euro netti, cifra che è esente da oneri fiscali.
Il consigliere semplice si deve “accontentare” di 8.800 euro lordi di indennità di carica più 2.200 euro netti di rimborsi.
Non solo: in Liguria per uno strano meccanismo che coniuga distanze e cariche, sono riusciti a guadagnare quando Toti anche la vice leghista Sonia Viale, il fratello d’Italia Gianni Berrino e il forzista Marco Scajola.
Vincenzo Galliano
(da “il Secolo XIX”)
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