TIZIANO RENZI, UN FALLIMENTO TIRA L’ALTRO (DA 38 MILIONI)
LA PROCURA DI GENOVA È INTERESSATA NON SOLO ALLA FINE DELLA SOCIETà€ “CHIL” MA ANCHE A QUELLA DELLA “MAIL SERVICE SRL” NEL 2011… PER LA “EVENTI 6” ORA RISCHIA ANCHE LA MADRE
Non è soltanto per un fallimento di tre anni fa, come lamenta Tiziano Renzi.
Gli accertamenti della Procura di Genova stanno ricostruendo l’intera vita imprenditoriale del padre del premier.
Tutte le società nate nella casa di Rignano sull’Arno, i passaggi di proprietà , i rapporti tra i singoli soci, la rete di contatti, gli scambi commerciali. Tutto.
Un lavoro che porta almeno fino al 2006. E alla Mail Service Srl, una società di cui il padre del premier era socio di maggioranza, con il 60% del capitale, e che nel 2011 è stata dichiarata fallita.
Proprio come la Chil Post che, secondo l’accusa, è stata svuotata del ramo aziendale sano, e poi accompagnata al cimitero finanziario da Gian Franco Massone con debiti per 1 milione 150 mila euro.
La Mail Service potrebbe rappresentare un precedente utile al fine delle indagini perchè sembra attuare uno schema poi ripetuto.
La Mail Service nel 2004 aveva un capitale sociale di diecimila euro e dopo tre trasferimenti e numerosi passaggi di proprietà nel 2011 è stata dichiarata fallita con un passivo da brividi: 37 milioni 493 mila 568 euro.
Come la Chil Post anche la Mail Service è passata dalle mani di Renzi senior a quelle di Massone, nell’ottobre 2006.
Non in quelle di Gian Franco, però, ma in quelle del figlio Mariano.
Ed è quest’ultimo infatti a essere indagato per la bancarotta fraudolenta della Chil insieme a Tiziano Renzi e non il padre Gian Franco.
Gian Franco fa solo da prestanome per il figlio Mariano che il 3 novembre 2010, quando il padre riceve da Tiziano Renzi la proprietà della Chil, ha già all’attivo la chiusura di tre società e cambiali in protesto per oltre 250 mila euro.
Il giovane Massone, classe 1971, ha un curriculum che attira gli investigatori.
Le tre società di cui negli anni diventa amministratore unico, nel giro di poco tempo dichiarano il fallimento: Directa, M&M Trasporti e One Post Adriatica.
Stessa sorte tocca ad altre due aziende di cui è socio, Aesse e Mostarda.
Fino ad arrivare alla Mail Service portata al fallimento nell’ottobre 2011 con un buco da 38 milioni di euro dopo essere stata ceduta da Massone ad Alberto Cappelli che, ipotizza il curatore fallimentare, figura solo come testa di legno.
Così per la Chil interviene il padre.
Ma i rapporti con Tiziano Renzi li ha Mariano. La Chil Srl e la Mail Service negli anni tra il 2004 e il 2006 hanno la sede sociale nello stesso indirizzo: Via Scajola 46 a Firenze.
Sono gli anni in cui Matteo Renzi figura come dirigente dell’azienda di famiglia.
E lo stesso Gian Franco, interpellato da Giacomo Amadori su Libero, ha confidato: “Tiziano Renzi l’ho visto una sola volta in vita mia, quando mio figlio mi chiese di portargli il pesto al casello dell’autostrada”. Generosità ligure.
Come siano nati i rapporti tra la famiglia Massone e Renzi è un altro dei punti che gli inquirenti stanno tentando di ricostruire.
La conferma arriva dal procuratore capo, Michele Di Lecce, che sottolinea ogni volta che può quanto sia ancora difficile avere un quadro complessivo dell’inchiesta. “Siamo appena all’inizio”, ripete. “Infatti a Tiziano Renzi noi abbiamo solo notificato la proroga delle indagini”.
E “la notizia dell’avviso di garanzia, a quanto ci è dato sapere, è trapelata da Firenze non da qui”, aggiunge Di Lecce anche per rimandare al mittente le accuse di giustizia a orologeria nei confronti del premier impegnato nella riforma.
Al momento l’unico reato ipotizzato è la bancarotta fraudolenta ma l’indagine, come detto, si è estesa anche ad altre società dell’universo renziano, a cominciare dalla Eventi 6 di Laura Bovoli, madre del premier, che secondo l’accusa riceve le attività sane della Chil Post e salva il tfr di Matteo Renzi.
“I capi d’accusa come il numero delle persone coinvolte potrebbero aumentare, ma le indagini sono ancora in corso e stiamo ricostruendo tutti i rapporti nel dettaglio”, aggiunge Di Lecce.
Sono inoltre tuttora in corso le verifiche sui creditori della Chil indicati dal curatore fallimentare: 19 aziende che vantano oltre un milione di euro dalla società .
C’è il Credito Cooperativo di Pontassieve, presieduto dal renziano Matteo Spanò, con cui l’azienda aveva un debito di 496 mila euro.
Insoluto anche un prestito da 50 mila euro con la Unicredit, altri 72 mila con la Bmw, 178 mila euro con l’immobiliare e poi 15 mila d’affitto della sede, multe del Comune e persino le gomme per l’auto.
Questo è quanto lasciato nella Chil da Tiziano Renzi prima di cederla a Massone.
Ma solo dopo aver trasferito alla Eventi 6, società della moglie, i contratti in essere, i beni e il tfr del figlio.
Ferruccio Sansa e Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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