“TRA SEI MESI PRIGOZHIN SARÀ MORTO O CI SARÀ UN ALTRO GOLPE IN RUSSIA”: LA PREVISIONE DI BELLINGCAT, IL SITO DI INVESTIGAZIONI GIORNALISTICHE, CHE AVEVA “PREVISTO” LA RIVOLTA DI PRIGOZHIN CONTRO PUTIN
“UNA SERIE DI SCONFITTE IN UCRAINA POTREBBE SCATENARE UN SECONDO COLPO DI STATO, MEGLIO COORDINATO, CON LA PARTECIPAZIONE DI MILITARI, SERVIZI SEGRETI, OLIGARCHI”… “PUTIN SPERA NELLA VITTORIA DI TRUMP”
“Entro sei mesi o Prigozhin sarà morto o ci sarà un secondo golpe contro Putin”. Una previsione degna di attenzione, perché a pronunciarla è Christo Grozev, capo delle indagini sulla Russia per Bellingcat, il sito internazionale di investigazioni giornalistiche autore di numerosi scoop sui complotti e gli assassinii organizzati dal Cremlino.
Grozev faceva parte della squadra che quest’anno ha vinto un premio Oscar per il documentario Navalny, sull’avvelenamento e sul processo farsa ai danni del dissidente e leader dell’opposizione russo. È inoltre l’autore di rivelazioni sull’assassinio del 2015 a Mosca di Boris Nemtsov, l’allora leader dell’opposizione, e del tentato assassinio nel 2018 da parte di due agenti del Gru, il servizio segreto militare russo, di Sergej Skripal, un ex-agente del Kgb che ha ricevuto asilo politico in Inghilterra.
Ha anche scoperto l’identità di una spia russa vicino alla base Nato di Napoli, una donna che attirava le mogli dei generali americani con un’associazione di carità e poi andava a letto con i loro mariti, grazie a un microchip impiantato nel gatto della signora da un veterinario italiano: “Il suo vero amore”, afferma, “era il micio”. Ancora più rilevante per valutare la previsione odierna sulla Russia è il fatto che, nel gennaio scorso, Grozev affermò pubblicamente: “Entro sei mesi Prigozhin si rivolterà contro Putin”.
Ebbene, il tentato golpe lanciato dal capo della Wagner è avvenuto il 23 giugno, dunque entro il periodo di sei mesi da lui previsto. Ora il giornalista investigativo di Bellingcat, che ha ottime fonti in Russia ed è bravissimo a trovare informazioni dai “big data” che circolano online, fa un’altra profezia dello stesso genere: segnalando (e non è il solo a dirlo) che la partita tra Prigozhin e Putin non è chiusa.
“Dopo il tentato golpe di giugno, Putin è andato in tivù e ha definito Prigozhin un traditore”, afferma Grozev in una lunga intervista al Financial Times. “Tutti sanno cosa fa Putin a coloro che definisce traditori. Ma stavolta non è successo nulla. Chiaramente Putin vuole vedere Prigozhin morto, ma non può ancora farlo. Io dico che entro sei mesi o Prigozhin sarà morto o ci sarà un secondo golpe contro Putin. Sono agnostico fra le due possibilità, ma fermamente convinto che una delle due si verificherà”.
Significa che qualcosa accadrà nel duello tra i due personaggi prima delle elezioni presidenziali in programma in Russia nel marzo 2024. Grozev si sofferma sui possibili scenari della seconda ipotesi, cioè di un nuovo golpe contro Putin. “Un rivolgimento militare sul fronte della guerra in Ucraina”, ovvero una sconfitta o una serie di sconfitte per le forze russe, potrebbe essere l’evento scatenante di un secondo colpo di stato. E questo potrebbe essere, osserva il giornalista, “un golpe meglio coordinato” di quello di giugno, dunque in grado di rovesciare l’autocratico presidente russo.
“Meglio coordinato” fa pensare a una partecipazione di più forze: militari, servizi segreti, oligarchi. “Nessuna fazione dell’élite russa considera positivamente la guerra in Ucraina”, conferma Grozev.
“Ma nessuno parla (pubblicamente, ndr.) perché nessuno vuole essere il primo o l’unico a muoversi”. “L’élite russa non vuole vivere in una sorta di Corea del Nord 2.1 con i propri conti bancari congelati”. Quanto a Putin, la sua strategia è “chiaramente quella di resistere militarmente in Ucraina fino alle elezioni presidenziali americane del novembre 2024, nella speranza che una vittoria di Trump fermi il sostegno della Nato all’Ucraina”.
Grozev sta indagando sui “dormienti”, come si chiamano in gergo spionistico gli agenti che vivono in un Paese nemico senza commettere alcun reato fino al momento in cui non vengono “svegliati” da un ordine di Mosca
(da La Repubblica)
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