TRENTENNI IN BARBA BIANCA PER LA PENSIONE
LA PROVOCATORIA PROTESTA DI UN CENTINAIO DI GIOVANI DAVANTI ALLA SEDE INPS PER AVERE UN ASSEGNO DIGNITOSO
Giacomo ha 27 anni e una grande paura: lavorare fino a 75 anni e avere una pensione da 300 euro al mese.
O, ancora peggio, trascorrere la vecchiaia senza un euro in tasca.
Lui non ci sta e insieme a tanti altri coetanei ha portato la sua protesta davanti alla sede dell’Inps, a Roma, dove si sono raccolti i giovani delle Acli, le associazioni cristiane dei lavoratori italiani.
Dopo lo scenario delineato dal presidente dell’Istituto, Tito Boeri, in tanti, da tutta Italia, hanno deciso di manifestare contro “una situazione che, per colpa di scelte fatte in passato, ci vedrà costretti a lavorare tutta una vita per poi ritrovarci poveri da anziani”, spiega Giacomo.
Lui, un contratto da precario, è il simbolo di due generazioni, quelle degli anni Ottanta e Novanta, che ora chiedono al Governo di trovare una soluzione. Il messaggio è chiaro: i giovani non possono essere destinati a diventare poveri già dai trent’anni.
Ecco perchè il simbolo della protesta sono le tante barbe di carta che vengono indossate. “Abbiamo le barbe perchè questa è una generazione che è già qui, mentre viene disegnata tra 45 anni con 300 euro di pensione”, spiega il coordinatore nazionale dei giovani delle Acli, Matteo Bracciali.
L’indignazione risuona nelle parole di studenti e lavoratori precari.
I cori intonati davanti all’Inps chiedono “una pensione giusta”. Spunta anche un fac-simile di un assegno pensionistico dall’importo di 350 euro destinato alla “generazione 80/90”.
Se la protesta monta sulla scia di una previsione catastrofica, la proposta è già in campo: il Governo deve mettere mano alla sostenibilità sociale del sistema pensionistico e dare vita a un’operazione di equilibrio generazionale.
Il problema, tuttavia, non è solo la pensione, ma anche il lavoro.
La maggior parte dei manifestanti ha un’occupazione ballerina, in tanti ancora studiano ma non nutrono speranze sul loro futuro. Ecco perchè la protesta delle Acli andrà avanti e ha già in cantiere altre iniziative sui temi della stabilizzazione del lavoro e dell’estensione dei diritti.
Non è usuale vedere le Acli in ‘piazza’, segno che le previsioni di Boeri hanno spaventato tutti, al di là delle appartenenze a movimenti o partiti.
Qualcuno non risparmia critiche alla riforma Fornero, “che ha creato squilibri ed è da cancellare”.
Parole lontanissime dagli auspici dell’ex titolare del ministero del Lavoro, che in un’intervista all’Huffpost, aveva difeso la sua creatura affermando: “Possono dire tutto quello che vogliono, ma che la mia riforma non abbia favorito i giovani, togliendo loro un po’ di peso, questo lo respingo nel modo più assoluto”.
Il cantiere del pressing sulle pensioni è in fermento: le Acli sono solo l’ultimo dei tanti soggetti che chiedono un intervento all’esecutivo.
I sindacati, in primis, ai quali non è andata giù l’esclusione del tema della flessibilità in uscita nella legge di stabilità , ma i malumori arrivano anche dal palazzo scelto dalle Acli per la loro protesta, quello dell’Inps.
Boeri aveva presentato un documento a palazzo Chigi con 16 proposte, dal reddito minimo per gli over 55 all’uscita anticipata a 63 anni e 7 mesi, ma il Governo non ha recepito le sue indicazioni nella manovra e non sembra intenzionato a farlo.
Giacomo viene da una terra difficile, la Sardegna. Ora è davanti al portone chiuso della sede dell’Inps.
È domenica, ma non è tempo di riposare. Ha una grande paura sì, che si chiama futuro, ma anche una grande speranza: togliersi quella barba di carta dal volto il prima possibile.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply