TUTTI A CASA, FLOP DI GRILLO; NESSUN COMUNE A CINQUESTELLE
RISSA IN SENATO SUL “DIVIETO” DI PARLARE DI STRATEGIA POLITICA… BOOMERANG COMUNICAZIONE: D’ORA IN POI PARLAMENTARI IN TV
Alle dieci di sera, messo sul tavolo il magro bottino di queste elezioni amministrative, il deputato Cinque Stelle Alessandro Di Battista è già in televisione.
A Piazzapulita, a fianco dello sconfitto candidato sindaco di Roma, interloquisce con Corrado Formigli come un Mastrangeli qualunque.
Se si cerca il vero risultato delle comunali di fine maggio, eccolo: di corsa sul piccolo schermo, che fin qui abbiamo sbagliato tutto.
Quando lo scrutinio è praticamente finito, il Movimento di Beppe Grillo fa il bilancio: nemmeno un sindaco grillino, un solo ballottaggio a Pomezia (paesotto operaio alle porte di Roma), circa 400 consiglieri eletti: in media, meno di uno per Comune.
E la percentuale massima è quella di Ancona, 15 per cento.
Dieci punti in meno delle politiche di tre mesi fa.
Non si mischiano le mele con le pere, si ostinano a ripetere i Cinque Stelle e sul piano dei numeri hanno ragione.
Ma per capire che, dalle parti dello staff, i risultati elettorali non siano quelli attesi, basta guardare la faccia di Matteo Ponzano, volto unico de La Cosa.
Quattro sere fa arringava la folla dal palco di piazza del Popolo, ora cerca di consolare gli ascoltatori che chattano delusi: “Tenete botta, state tranquilli. Il cambiamento….lo sapevamo…queste battaglie…contro un sistema così corrotto ci vuole parecchio, parecchio tempo…”.
Un paio di secondi, poi il collegamento si interrompe.
E mentre tutte le tv parlano di proiezioni e di voti, su La Cosa va in onda “Sorpasso d’asino”. Un documentario sulla decrescita felice, “a passo lento”.
È lì, che i toni degli ascoltatori si fanno più gravi. Quando capiscono che nè dal blog, nè dalla sua televisione ufficiale qualcuno abbia voglia di prendersi la briga, di spiegare cos’è successo. Restano in silenzio fino alle 22.35 quando Paolo Becchi liquiderà i titoli sul crollo dei 5 Stelle: “Banalità ”.
Eppure, voti alla mano, se il paragone con le politiche è sbagliato, quello con le regionali, non dà maggior conforto.
Prendiamo il Comune di Brescia, la città di Vito Crimi.
Laura Gamba, candidata sindaco, arriva a 5 mila voti, poco più del 6 per cento.
Solo tre mesi fa, Silvana Carcano, candidata al Pirellone, negli stessi seggi ne prendeva 12 mila, il doppio.
Non va meglio a Roma, a casa di Roberta Lombardi, dove Marcello De Vito si ferma intorno al 13 per cento, lontanissimo dal ballottaggio che sembrava a portata di mano.
O ancora prendiamo Massa, dove vive Laura Bottici, questore del Senato: ha perso il 20 per cento in 90 giorni.
Per non parlare di Siena: nella città del Monte dei Paschi, per cui i Cinque Stelle hanno chiesto una commissione di inchiesta parlamentare, il Movimento si ferma all’8 per cento.
Non va meglio a Nord Est, dove Casaleggio era passato a caccia di imprenditori: 7 per cento scarso a Vicenza e Treviso.
Si consolano con Ancona: 15 per cento dei voti, il miglior risultato nazionale.
“Andrea Quattrini ha lavorato bene come consigliere comunale e adesso ha riscosso — spiega il deputato marchigiano Andrea Cecconi — Noi siamo un partito ideologico, alle comunali valgono ancora le persone”.
Cecconi non è stupito dei risultati. Dice che quelli strani erano quelli di febbraio: “La fiducia che i cittadini ci avevano dato era eccessiva, ora siamo in linea con le nostre possibilità e facoltà ”.
È che stavolta, molti di quelli che avevano scelto i Cinque Stelle forse sono rimasti a casa: “Probabilmente quell’italiano su due che non è andato a votare – dice il deputato Massimo Artini – alle politiche aveva scelto noi”.
Da Cepagatti, provincia di Pescara, Daniele Del Grosso, invita a non drammatizzare: “Qui anche quelli che hanno votato noi alle politiche preferiscono affidarsi al candidato sindaco farmacista, al parente, a quello che ti può fare un favore…”.
Al Senato invece l’hanno presa in maniera meno sportiva.
Alcuni sono furibondi con Crimi che al Corriere ha detto che gli eletti non devono parlare di alleanze e strategie, altri se la prende con i colleghi sempre pronti a gonfiare il dissenso.
Ieri, durante lo spoglio, erano riuniti in una accesissima riunione.
Una senatrice urla contro il collega Lorenzo Battista: “Stai sempre a parlare di strategie!”.
Lui esce dalla stanza beffardo: “Ma De Vito non era quello che a Roma doveva andare al ballottaggio?
Paola Zanca
(da “il Fatto Quotidiano“)
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