TUTTI A LEZIONE DA RUTELLI
ALLA KERMESSE DELL’EX SINDACO A ROMA SFILANO MARCHINI, FASSINA, RENZIANI E IMPRENDITORI
Rutelli, il “rianimatore” ce la mette proprio tutta.
Sorride, stringe mani a raffica, pacche sulle spalle, baciamani alle signore. A tratti sembra di stare nella macchina del tempo, negli anni d’oro del sindaco Beautiful.
Attorno a lui, per una intera giornata di convegno, si sono radunati tutti gli amici di un tempo, assessori oggi deputati dem come Marco Causi e Walter Tocci, renziani doc già Rutelli boys come Luciano Nobili e Lorenza Bonaccorsi.
E poi David Sassoli, Paolo Cento, docenti, professionisti, architetti come Michele Molè, terzo settore, Arci, imprenditori come i fratelli Toti, Chicco Testa, Enrico Giovannini, Gianfranco Polillo ora in Ncd, esponenti di Forza Italia, Loredana De Petris con Stefano Fassina, candidato a sindaco per la sinistra.
Che dice: “Qui ci sono tante competenze da ascoltare, vogliamo mettere in connessione i tanti anticorpi che ci sono per ricostruire Roma”.
Si fanno vedere anche gli ex parlamentari rutelliani Riccardo Milana e Lucio D’Ubaldo, l’ex consigliere comunale Athos De Luca e il capogruppo uscente del Pd Fabrizio Panecaldo, che ad un’amica racconta le lacrime dei consiglieri quando il Pd ha imposto le dimissioni in blocco. C’è pure D’Agostino con i suoi due cani. Oltre alla ex first lady Barbara Palombelli in jeans e piumino.
Tutti cercano Francesco, tutti vogliono salutarlo. “Mi viene quasi da dire ‘Ragazzi, dove eravamo rimasti’?”, esordisce Roberto Morassut, capogruppo Ds in quegli anni e poi assessore con Veltroni.
C’è un clima da rimpatriata, però senza grande freddo. Lui ci tiene a ribadire che lo sguardo e tutto “al futuro”, alla “prossima Roma”, come recita il titolo della kermesse.
Una “Francesca” al posto della “Leopolda”, ironizzano i suoi amici, ma Rutelli a sua volta la ribattezza “Lupolda”, visto che “questa è la città della lupa…”.
Ci sono similitudini? “Quella di Firenze era un processo creativo volto all’ascesa politica di Renzi, qui vogliamo solo far ripartire un treno finito su un binario morto”, spiega Rutelli. “Vedremo chi sarà alla guida, certamente io non intendo candidarmi, ma solo dare una mano”. In platea anche giovani, lui ci tiene a dire che “non siamo sempre i soliti”, e manda sul palco un gruppo di ragazzi di Tor Bella Monaca che “dal pianerottolo di casa” hanno messo su un comitato contro il degrado del quartiere.
“Vogliamo svegliare anche gli altri dal torpore in cui anche noi eravamo caduti”, spiegano e parte l’applauso più caldo della giornata.
Perchè in fondo è questo, prima ancora delle pedine da muovere sullo scacchiere elettorale dove Rutelli vuole ritagliarsi il ruolo da kingmaker che fu di Bettini, il senso della giornata: una iniezione potente di antidepressivo, un “antidoto alla sfiducia e alla rassegnazione che ha travolto i romani”.
Non ci sono solo i giovani delle periferie. Accanto a Rutelli si muove instancabile il suo braccio destro Alessandro Rosi, trentenne assessore del V municipio, un nome “di cui si sentirà parlare”.
La Lupolda è un fluire ininterrotto di interventi dal palco, ma la vera kermesse è fuori dove tanta gente si rivede dopo anni. Fuori dove ad ora di pranzo escono i ragazzi del collegio San Giuseppe, prestigiosa scuola dove si sono diplomati prima Ignazio Marino e poi Alfio Marchini. Lui, il candidato su piazza da più tempo, che raccoglie simpatie da destra a sinistra, si materializza intorno alle 15, attesissimo. Ma dal palco non parla e ai cronisti che lo assediano consegna solo poche frasi: “Sono qui per ascoltare. Io lavorai con Rutelli nel ’95, quando era sindaco.
Fu un’esperienza straordinaria e la dimostrazione che la politica può essere anche serietà concretezza e onestà ”.
Poi ribadisce il no all’ipotesi di una sua partecipazione alle primarie del Pd e nega una sua connotazione partitica: “Noi siamo un movimento civico, è tempo che la società civile ossigeni la politica”.
C’è chi sussurra che l’invito a Marchini sia un modo, per Rutelli, di sottrarre l’imprenditore al centrodestra e di riportarlo più vicino all’alveo del Pd.
Ma il centro della giornata è il ritorno di “Francesco” che, in queste settimane di agonia Pd post Marino, impartisce una lezione agli ex compagni su come rimettere in piedi i cocci di un programma per Roma.
“Io sosterrò solo qualcuno che abbia intorno a sè una squadra di almeno 100 persone competenti, Roma non si salva con l’uomo solo al comando. Parlare di candidati ore sarebbe solo un grande inganno”.
Nessun endorsment per Marchini. “Lei corre troppo”, risponde Rutelli a domanda.
Poi, parlando con Huffpost, aggiunge: “Chi vuole candidarsi deve essere già imparato. Non ci possiamo permettere uno che debba fare un anno o due di apprendistato, uno che magari confonde Torre Angela con Castel Sant’Angelo. Ci vuole una persona che conosca Roma anche fi-si-ca-men-te”.
A benedirlo ci pensa la deputata Pd Ileana Argentin, che si dice pentita del sostegno a Marino (“E’ un puro ma fuori dal mondo, non potevamo che cacciarlo noi del Pd”) ed elogia l’ex sindaco: “Si dice che Marchini è bello, ma vi ricordare cos’era Francesco?”. Applausi scroscianti.
La scena se la prende il prefetto Franco Gabrielli, intervistato sul palco da Mario Sechi, brillante e a suo agio. “Non volevo venire per non alimentare rumors, io sono un prefetto e un civil servant, la politica l’ho fatta da ragazzo e non mi interessa”.
Eppure i cronisti lo assediano, e lui a ripetere che mai e mai poi sarà candidato. Dal palco si concede un plateale sorriso quando Sechi gli ricorda che il primo atto del collega prefetto Tronca è stato lo stop ai finti centurioni. “No, non è vero che il primo atto è stato quello”, sorride Gabrielli, che ricorda di aver visitato in lungo e in largo tutta la città . Poi spiega che la questura e anche i vigili urbani sono pesantemente sotto organico e si concede un’altra battuta su Marino parlando del Giubileo: “Saremo pronti, i 31 cantieri chiuderanno a fine gennaio. Non attendiamo più di 10 milioni di pellegrini. Ma essere assillanti col Santo Padre abbiamo visto che non porta bene…”.
C’è chi lo punzecchia per una ipotetica rivalità con Marchini, che lo ascolta dalla prima fila: ”No, guardate, io al massimo potrei fare l’assessore…”, scherza ancora il prefetto, che poi si fa serio e mette il dito nella piaghe della macchina comunale che “deve essere registrata”.
“Senza una legge su Roma non si va da nessuna parte, Roma è diversa dagli altri comuni, i municipi devono avere autonomia di bilancio”.
Alla fine della lunga giornata le presenze registrate arrivano a superare quota 2mila.
Rutelli lo annuncia dal palco, e chiude guardando alle sfide del futuro, dalle Olimpiadi 2024 al Giubileo del 2025. “Da domani partono i nostri sette gruppi di lavoro, a febbraio faremo una nuova assemblea per presentare le proposte, prima che si inizi la campagna elettorale”. Proposte, dalle infrastrutture alla governance fino a turismo e digitalizzazione, che si annunciano come una sorta di ossatura del programma del centrosinistra. Rutelli ne lancia subito un paio: una “settimana civica” in cui “ogni romano dedichi una giornata di volontariato alla nostra città ” e l’idea di un “vicesindaco che si dedichi alla smart city”.
Il prossimo appuntamento della Lupolda dunque è per febbraio.
Per ora Rutelli ha risposto al disperato bisogno di politica che si respira in una città commissariata da due prefetti. Ma è pronto a tornare nel Pd? In fondo ai vertici sono tutti figliocci suoi…”Per ora mi accontento di questo”, sorride l’ex sindaco.
(da “Huffingtinpost”)
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