UN ELETTORE LEGHISTA SU DUE DELUSO DAL GOVERNO: LA PRIORITA’ BIPARTISAN E’ IL TAGLIO DELLE TASSE
DALL’ANALISI DELL’OSSERVATORIO DI MANNHEIMER EMERGE UN DATO IMPRESSIONANTE: SOLO IL 22% DEI CITTADINI APPROVA L’OPERATO DELL’ESECUTIVO…..BEN IL 40% DELL’ELETTORATO DI CENTRODESTRA DA’ UN GIUDIZIO NEGATIVO
Gli esiti delle amministrative e del referendum sono stati efficacemente definiti come veri e propri «schiaffi» contro l’esecutivo.
In realtà , il comportamento elettorale dei cittadini appare il proseguimento di un clima di opinione sfavorevole al governo che era già stato segnalato da diversi sondaggi condotti nei mesi scorsi.
Ma i dati delle rilevazioni effettuate dopo il voto evidenziano una situazione ancora più problematica.
Ad esempio, dichiara oggi di approvare l’operato recente del governo solo poco più di un quinto (22%) dei cittadini.
Si tratta del livello più basso registrato da diversi mesi a questa parte. Naturalmente, all’interno dell’elettorato di centrodestra, il giudizio è più favorevole, tanto che il 60% esprime una valutazione positiva.
Ma è significativo notare che, anche nel sottoinsieme dei votanti per i partiti di governo, ben il 40% esprima un atteggiamento critico verso quest’ultimo.
Se, anzichè riferirsi all’ultimo periodo, si domanda un giudizio sull’azione complessiva del governo dalla sua costituzione ad oggi, il risultato è ancora più critico: complessivamente, tre italiani su quattro reputano «deludente» o «pessimo» l’operato dell’esecutivo in questi tre anni, con un significativo incremento rispetto all’analoga risposta data in occasione dei medesimi sondaggi effettuati gli anni scorsi.
È di parere negativo sul governo il 23% degli stessi elettori del Pdl (e ben il 55% dei votanti per la Lega).
Alla luce di questi dati, non sorprende che anche l’opinione sulla persona del presidente del Consiglio sia, in questo momento, piuttosto negativa.
Le valutazioni favorevoli al Cavaliere si aggirano oggi attorno al 30% (anche in questo caso, uno dei livelli più bassi degli ultimi mesi) e persino all’interno degli elettori del centrodestra, i giudizi sfavorevoli raggiungono la stessa percentuale di insoddisfatti vista in precedenza: quasi un quarto (23%).
Il governo è consapevole di questo stato di cose e, come si sa, ha deciso di reagire per tentare di riconquistare la fiducia degli elettori, varando quel pacchetto di riforme per tanto tempo promesse, ma mai attuate, che erano state alla base del consenso che elesse la maggioranza alle ultime elezioni politiche.
Al riguardo, le priorità espresse dai cittadini sono unanimi, sia tra gli elettori di centrodestra, sia tra quelli di centrosinistra: è la riforma fiscale – che per molti significa semplicemente la riduzione delle tasse – ad essere in assoluto la più gettonata, tanto che è indicata da più del 40%.
Si sa che i provvedimenti in materia di imposte sono in questo momento i più difficili, data la situazione di bilancio e la conseguente impossibilità di incrementare ulteriormente il deficit pubblico, ma resta il fatto che essi sono i più richiesti dalla popolazione.
Segue la riforma della giustizia, mentre appare assai meno suggerito (e forse non compreso) qualsiasi tipo di intervento istituzionale.
Ma sarà davvero in grado il governo di fare queste riforme nei prossimi due anni?
Nessuno lo sa, ma la maggioranza degli italiani appare scettica: il 54% ritiene che, tutto sommato, l’esecutivo non otterrà quanto promesso.
C’è da dire, però, che anche questo dato medio nasconde una fortissima disparità di opinioni tra gli elettori dei due poli.
Infatti, mentre la perplessità è condivisa dall’80% di chi si colloca nel centrosinistra (e dal 70% di chi si considera di centro tout court), la maggioranza (65%) dei votanti per il centrodestra è convinta che l’esecutivo riuscirà nei suoi intenti.
Anche se, ancora una volta, c’è una parte consistente (sempre circa un quarto) dell’elettorato dei partiti di governo che appare poco propensa a credere nella capacità di quest’ultimo di reagire efficacemente a questo momento di crisi.
Uno dei motivi che sottostanno alla poca fiducia nella capacità di realizzazione da parte del governo delle riforme promesse sta nell’idea, assai diffusa, che esso non possa restare in carica ancora per molto tempo.
Non a caso, la maggioranza relativa (45%) degli italiani ritiene che l’esecutivo non riesca a durare più di un anno (anche se una minoranza consistente, il 41%, continua a pensare – o ad auspicare – che esso giunga al termine naturale della legislatura).
Nell’insieme, l’opinione degli italiani riguardo alla situazione politica e alle prospettive future più opportune risulta, come sempre, divisa a metà , in relazione al proprio credo politico.
Ma, da qualche tempo in qua, si intravedono ampie crepe di fiducia anche tra quanti hanno dato fino a oggi il loro consenso al governo.
Proprio queste ultime rappresentano oggi il vero pericolo per Berlusconi e per la continuità dell’esecutivo.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera”)
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