UN GRANDE RICCARDO MUTI TRASCINA IL PUBBLICO A CANTARE “VA PENSIERO” INSIEME AL CORO DEL NABUCCO
IERI SERA, ALL’OPERA DI ROMA, PUBBLICO IN DELIRIO PER IL GRANDE MAESTRO, ALLA PRESENZA DI NAPOLITANO… MUTI PRIMA CHIEDE CHE I TAGLI ALLA CULTURA VENGANO REVOCATI E POI AL TERZO ATTO DECIDE PER IL BIS DI “VA PENSIERO”….TUTTI IN PIEDI A CANTARE “PERCHE’ ANCHE L’ITALIA OGGI RISCHIA DI ESSERE BELLA E PERDUTA”…POI DIECI MINUTI DI APPLAUSI E GRIDA DI “W L’ITALIA”
Un Nabucco pervaso di spirito risorgimentale.
Ieri sera all’Opera di Roma l’obiettivo contro cui manifestare non era l’Austria imperiale, ma i tagli ai fondi per la cultura decisi dal governo.
E’ il maestro Muti, già sul podio con la bacchetta in mano, che si rivolge al pubblico e svolge questo paragone: “Il 9 marzo del 1842 Nabucco debuttava come opera patriottica tesa all’unità ed all’identità dell’Italia. Oggi, 12 marzo 2011, non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica”.
Parole accolte da applausi e da una pioggia di volantini dalla balconata, che dicevano: “Italia risorgi nella difesa del patrimonio della cultura”, e ancora, in una diversa versione: “Lirica, identità unitaria dell’Italia nel mondo”.
Poi è cominciato lo spettacolo.
Ma l’episodio più inedito doveva ancora svolgersi.
Giunto al famoso coro del terzo atto, quel “Va’ pensiero” che ha fatto tremare il cuore dei patrioti di un secolo e mezzo fa, la domanda era nell’aria: ci sarà un bis?
Ma Muti, una volta finito il celeberrimo coro, fa di più.
Si gira verso il pubblico e dice: “Sono molto addolorato per ciò che sta avvenendo, non lo faccio solo per ragioni patriottiche ma noi rischiamo davvero che la nostra patria sarà ‘bella e perduta’, come dice Verdi. E se volete unirvi a noi, il bis lo facciamo insieme”.
E come ad un comando tacito tutti gli spettatori si sono alzati in piedi e hanno cantato insieme ai cento coristi rimasti sul palcoscenico.
Un fatto assolutamente inedito, arricchito ulteriormente da un nuovo lancio di volantini pseudo risorgimentali, che dicevano: “Viva Giuseppe Verdi”, oppure “Viva il nostro presidente Giorgio Napolitano”; ma anche: “Riccardo Muti senatore a vita”.
Da lì lo spettacolo ha imboccato la dirittura d’arrivo fino alle ultime note e ad una pioggia di oltre dieci minuti di applausi.
“Dico al coro, all’orchestra e ai tecnici di resistere nel portare avanti il loro lavoro, ma gli stipendi non permettono neanche di pagare le bollette alla fine del mese” ha detto poi il conduttore chiacchierando con i giornalisti nei camerini alla fine dell’esibizione.
“La cultura è vista come una specie di bonus aristocratico da troppi politici” ha concluso Muti.
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