UNIONI CIVILI, RENZI AFFIDA ALLA BOSCHI IL COMPITO DI MEDIARE SUL TESTO CIRINNA’
IL PROBLEMA NON E’ NCD, MA ALL’INTERNO DEL PD… E RENZI NON SI FIDA DELLA PAROLA DEI CINQUESTELLE
L’avevamo lasciata prima della pausa natalizia asfissiata dalle polemiche sul caso ‘Salva banche’ e Banca Etruria, lontano dai riflettori del governo.
Oggi Maria Elena Boschi, rinfrancata anche dalla breve vacanza di Capodanno a New York, è tornata al lavoro nel suo ufficio di ministro per le Riforme a Roma.
Matteo Renzi le ha assegnato il mandato di trovare la quadra nel Pd sulle unioni civili, l’argomento più spinoso della ripresa parlamentare.
La mission è di mantenersi il più possibile fedeli al testo Cirinnà , quello con la ‘stepchild adoption’ che sta seminando zizzania nel Pd e nei rapporti con Angelino Alfano. A costare di votare in aula con M5s e Sel, con tutti i timori del caso legati al voto segreto.
Per Renzi Alfano è il problema minore. Il premier ha notato i chiarimenti forniti dal ministro dell’Interno in un’intervista a Radiorai. Insomma, il succo è che intorno al testo Cirinnà non c’è un dictat contro il governo da parte di Ncd, che comunque si riserva di dare battaglia e che attende l’assegnazione del ministero degli Affari regionali (vacante da tempo) intorno al 20 gennaio, quando il premier metterà mano alla questione insieme al rinnovo delle presidenze di commissione in Senato.
Il problema, grosso, resta dentro il Pd.
Perchè senza un Pd unito il testo non ha possibilità di passare al Senato. Ed è su questo che sta lavorando il ministro Boschi, che stamane ha parlato con i renzianissimi di Palazzo Madama e si appresta a incontrare anche il capogruppo Dem Luigi Zanda, nonchè il presidente dei deputati Pd Ettore Rosato. Un incontro al quale potrebbe partecipare anche lo stesso Renzi.
Il tutto in vista della direzione Dem del 18 gennaio, che verrà trasmessa come sempre in streaming.
Sul tavolo c’è la necessità di convincere la parte cattolica del Pd, capitanata al Senato dalla pur renzianissima senatrice Rosa Maria Di Giorgi, ad accettare la ‘stepchild adoption’, cioè la possibilità di adottare il figlio del partner in una unione omosessuale.
Questa non è la posizione originaria di Renzi, ma sull’onda di una campagna ideologica nata da fronti opposti e che il premier non ha per niente gradito, il segretario del Pd si è convinto che ormai la via maestra è rispettare il testo Cirinnà , approvato in commissione con un’intesa tra Pd, Sel e M5s.
E’ un modo per non finire sulla graticola (a sinistra) a pochi mesi dalle amministrative di giugno. E non è per niente un caso che il candidato renziano alle primarie di Milano Giuseppe Sala si dica a favore delle unioni civili con la stepchild adoption: “Se fossi in Parlamento voterei con il M5s”, ha detto qualche giorno fa.
Il punto è che anche questa strategia si espone a dei rischi.
Gran parte degli articoli del ddl verrà votata con scrutinio segreto. E al quartier generale renziano non si fidano.
Non solo per le spaccature del Pd, tra laici e cattolici. Ma non si fidano anche di una possibile intesa con il M5s. Il timore è che alla fine gran parte dei senatori grillini non votino il testo per addossare tutte le responsabilità di una eventuale bocciatura alle tensioni tra i Dem.
E’ un timore più che concreto, a sentire renziani di prima fascia. Il M5s è stato travolto dalle critiche della base per aver siglato l’accordo con il Pd sull’elezione dei giudici costituzionali prima di Natale, riflettono nelle cerchie Dem.
Per questo potrebbero avere tutte le ragioni per non esporsi ad una nuova intesa con Renzi sulle unioni civili.
Insomma, sulle unioni civili la partita resta apertissima. Ma è intenzione di Renzi stringere e accelerare sul testo Cirinnà .
Il terreno lo prepara in questi giorni il ministro Boschi. Il 18 gennaio in direzione il segretario del Pd dirà la sua.
(da “Huffingtonpost“)
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