“VOGLIO SAPERE LA VERITA'”: E ADESSO FINI MEDITA IL RITIRO
DUE IPOTESI: ROTTURA CON LA COMPAGNA O PASSO INDIETRO IN POLITICA
Un uomo profondamente provato, come ha confessato lui stesso ieri mattina agli amici del suo entourage: «Stanotte non ho chiuso occhio».
In queste ore Gianfranco Fini è tormentatissimo, come mai gli era capitato in 35 anni di vita politica.
Anche stavolta ha deciso di non dimettersi da presidente della Camera, ma la pubblicazione delle carte che dimostrano come Giancarlo Tulliani, suo «cognato», fosse il proprietario di una società immobiliare a Santa Lucia (circostanza sempre negata e altamente sospetta circa il reale proprietario della famosa casa di Montecarlo) ha suscitato nel Presidente della Camera un profondo tormento interiore.
Perchè in questa vicenda si intrecciano intimamente entità diversissime tra loro: affetti familiari e vicende oscure.
Fini ai suoi lo ha ripetuto con un’energia che ha convinto chi lo ascoltava: «Io questa storia l’ho appresa leggendo le anticipazioni dell’Espresso, per me il principale problema resta sempre lo stesso: conoscere fino in fondo la verità ».
Un tormento che per tutta la giornata di ieri ha messo Fini davanti ad un bivio inconfessabile in pubblico.
La concatenazione di pensieri è questa: io da presidente della Camera non mi dimetto perchè non ho responsabilità di alcun tipo, ma a questo punto devo capire fino in fondo se in famiglia sono stato tenuto all’oscuro di alcuni passaggi e, se sì, ne potrei trarne le conseguenze; oppure, valutare se al di sopra di tutto ci siano gli affetti famigliari e anche in questo caso trarne le conseguenze, ritirandomi dalla vita politica, sia pure fra qualche mese.
Mai come stavolta i suoi collaboratori gli hanno sentito parlare con toni accorati del futuro delle due figlie, avute assieme ad Elisabetta Tulliani.
Naturalmente, della vicenda Montecarlo cosa sappia realmente Fini, lo sa soltanto lui.
Ma la storia ha messo a dura prova il rapporto con l’intera famiglia Tulliani, dalla compagna Elisabetta al «cognato» Giancarlo.
La vicenda nuda e cruda parla da sola: una volta che An decise di mettere in vendita il più «appetitoso» bene ricevuto in eredità , la casa di Montecarlo, si fece avanti la società Printemps con sede in un paradiso fiscale, che a sua volta rivendette ad un’altra società offshore, la quale – al termine di questo tortuoso giro – affittò l’appartamento proprio a Giancarlo Tulliani.
Non si è mai capito come il «cognato» di Fini sia venuto a conoscenza dell’opportunità e, a sua volta, quanto il giovane Tulliani abbia aggiornato il presidente della Camera di tutti i successivi passaggi.
Fini ha sempre detto di essere rimasto all’oscuro di tutto, promettendo: «Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario della casa e che la mia buona fede è stata tradita, lascerei la presidenza della Camera».
Dalle nuove carte pubblicate dall’«Espresso», è emersa un’autostrada logica che porta a Tulliani, ma non che lui sia il proprietario della casa, e dunque Fini non è «costretto» a dimettersi.
Certo, il suo ennesimo arroccamento sulla poltrona più importante di Montecitorio completa la parabola di un leader, apparso 25 anni fa sulla scena politica da segretario dell’Msi come il profeta più credibile dell’antipartitocrazia e che da qualche tempo è diventato uno degli interpreti più coerenti della «casta», come dimostrano le immersioni sub in zone vietate, l’uso regolamentare ma generoso delle scorte, la scoperta, soltanto dopo pubbliche denunce, dei tanti privilegi dei deputati.
Ma il riaccendersi dei riflettori sulla vicenda di Montecarlo potrebbe riaprire l’interesse per una vicenda sulle quali finora si erano soffermati quasi soltanto i giornali ostili a Fini: i legami tra l’entourage del presidente della Camera e la società di slot machine e videopoker Atlantis dell’imprenditore Francesco Corallo, attualmente latitante.
Fabio Martini
(da “La Stampa“)
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