L’ALLARME DEGLI ARTIGIANI: SIAMO ALLO STREMO, DOVREMO LICENZIARE
Febbraio 21st, 2009 Riccardo FucileDA TEMPO CHIEDONO DI RIVEDERE AL RIBASSO I PARAMETRI DEGLI STUDI DI SETTORE….CON LA CRISI IN ATTO, COSTRETTI A PAGARE ANCHE QUELLO CHE NON HANNO GUADAGNATO… 4,5 MILIONI AZIENDE CHE DANNO LAVORO A 8,6 MILIONI DI ADDETTI E FANNO IL 29% DEL PIL ITALIANO… 466 MILIARDI DI VALORE AGGIUNTO (34% DEL TOTALE NAZIONALE)
Il messaggio lanciato da Giuseppe Bertolussi, segretario generale della Cgia di Mestre (l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese) è un Sos: “Stiamo vivendo una delle crisi più pesanti che la storia recente ricordi, ma le nostre richieste rimangono inascoltate”.
Da tempo piccole e piccolissime imprese chiedono di rivedere al ribasso i parametri dei famigerati “studi di settore”.
Vale a dire lo strumento con cui il fisco valuta, su base statistica, la capacità di produrre ricavi o conseguire compensi di un’impresa o di un lavoratore autonomo appartenente a un dato settore.
In concreto, significa che in sede di denuncia dei redditi un’impresa verifica se ricavi e costi dichiarati sono congrui e coerenti con quelli risultanti dal relativo studio di settore.
Se sono in linea bene, se sono più bassi ha due possibilità : o adeguarsi e pagare le relative, più elevate tasse, oppure tentare di spiegare le differenze all’Agenzia delle Entrate.
In pratica succede che le imprese “non congrue” finiscono nel mirino degli accertamenti fiscali.
E in un incubo burocratico cui molti preferiscono sottrarsi, adeguandosi agli studi di settore, anche se non hanno nulla da nascondere.
Con la recessione economica in atto, i parametri attuali degli studi di settore sono sballati. Continua »