Marzo 15th, 2013 Riccardo Fucile
COSTRUIRSI UNA CORNICE IDEALE, DEFORMARE GLI AVVVERSARI, FAR APPARSI CONTORTO IL LINGUAGGIO DEGLI ALTRI, AVERE UNO STILE PUBBLICO SOPRA LE RIGHE
Nella storia moderna non c’è capo populista che non si sia creato un suo linguaggio,
invariabilmente estremo, oltraggioso e sbruffone, come si pensa che il popolo parli.
Perciò, il linguaggio di Beppe Grillo, che sembra così nuovo, non lo è affatto, anche se è ingegnosamente intonato al tempo.
Il linguaggio del populista perfetto, del resto, obbedisce stabilmente a tre o quattro regole.
Regola prima: costruire una cornice in cui i fatti correnti e le imprese del movimento si possano inquadrare senza difficoltà .
Quella di Grillo è la “guerra” o la “rivoluzione”.
Siamo in guerra è il titolo del librettino ideologico di cui è autore con Casaleggio.
Ma il quadro bellico si presenta sempre a cavallo tra la guerra vera e il soft war (la guerra finta in cui adulti vestiti di tutto punto da militari si combattono con armi identiche a quelle vere salvo che sparano … facendo plop): non è chiaro, ad esempio, se l’“arrendetevi, siete circondati!” rivolto di recente al Parlamento sia un avviso ultimativo o un bluff alla Franco Franchi. L’ambiguità tra comico e serio è una delle cifre del blagueur consumato.
Seconda regola: appiccicare agli avversari dei nomignoli che ne esaltino un tratto deformato e li sommergano nel ridicolo.
Qui di nuovo l’inventiva di Grillo oscilla tra ricordi d’infanzia e Dylan Dog, con una strizzata d’occhio agli strati infimi della cultura popolare: lo Psiconano (il signor B.), Topo Gigio (Veltroni), Alzheimer (Prodi), Salma (prima Fassino poi Napolitano), Azzurro Caltagirone (Casini), mentre i media sono barracuda e Monti è Rigor Montis.
In ogni caso, l’avversario è un cadavere o uno zombie (Bersani, detto anche Bersanator, è un “morto che parla”) e una rubrica del blog di Beppe si intitola rotondamente “le Facce da culo”. Se a una persona riflessiva questi epiteti possono parere loschi, anche per l’ossessione funebre, l’impressione di uno del movimento sarà invece di prossimità .
Anche in questo gergo da sistematica “presa per il culo” spuntano curiose evocazioni da scuola media girate in sarcasmo: “un governo tecnico non esiste in natura”.
Terza regola: fare apparire marziano il linguaggio degli altri, perchè oscuro, contorto e fuori della realtà rispetto a quello del capo.
Ciò significa semplificare anche brutalmente gli argomenti complessi, in modo che tutti abbiano l’impressione di capirci qualcosa e di ritrovare la propria realtà .
Così l’incompetenza diventa meno visibile e il popolo si sente interpellato direttamente. (Ma va detto che, essendo il linguaggio degli altri davvero “marziano”, qui Grillo ha gioco facile.)
Quarta regola: praticare uno stile pubblico eccessivo.
Qui Grillo non ha bisogno di model-li, essendo un attore collaudato. La sua recitazione in pubblico è a braccio (con ripetizioni frequenti da un discorso all’altro), smodata, urlata fino a sgolarsi e accompagnata da una corporeità debordante (scuotimenti incessanti del corpo e della vasta zazzera), secondo schemi sperimentati in trent’anni di spettacolo.
Il capo, pur parlando il linguaggio della gente, in effetti sia irraggiungibile e quasi invisibile.
È questo forse il vero elemento nuovo del grillismo come stile comunicativo: dice quel che pensa il popolo (in forma appena un po’ più elaborata) e con le parole che ritiene che il popolo userebbe, però dal popolo e dalla tv si lascia corteggiare, non accostare o rivolgere la parola. Più in là di lui su questo sentiero sta solo il suo silenzioso socio Casaleggio, che come l’oracolo di cui parla Eraclito “non dice nè nasconde, ma manda segni”.
Raffaele Simone
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Marzo 15th, 2013 Riccardo Fucile
CON LA REGISTRAZIONE DELLO STATUTO E’ DIVENTATO IL NUMERO DUE DEI CINQUESTELLE
«Maltratta la moglie cameriera, cuoco rinviato a giudizio». Che poi, nel caso specifico, il vicepresidente del Movimento 5 Stelle era dalla parte giusta, quella della cameriera
La scoperta di un vero statuto e di un vero organigramma di M5S comporta la sorpresa della loro esistenza e quella dell’attribuzione di cariche interne a personaggi non esattamente celebri, che non si chiamano Casaleggio, ma di famiglia.
L’avvocato Enrico Grillo, nipote di Beppe, è quanto di più diverso si possa immaginare dall’ex comico, a cominciare dall’aspetto, ma sono ormai dieci anni che lo rappresenta nei tribunali di mezza Italia.
È figlio di Andrea, fratello maggiore di Beppe e titolare dell’azienda di famiglia che produceva cannelli per saldatura e oggi è specializzata nella riparazione di macchine da ufficio.
«Me lo portò il papà , che si era laureato da poco, e così lo presi a bottega». Giovanni Scopesi, decano dei penalisti genovesi, gli insegnò il mestiere.
«Una buona persona. Molto elegante e molto simpatico. Certo, mai avrei immaginato di trovarlo impegnato in politica, alla guida del primo partito…».
L’ironia venata di affetto si spiega con il profilo basso tenuto dall’altro Grillo di M5S, avvocato di bella presenza e di grande riserbo.
La prima dote, unita alla disponibilità , lo ha portato spesso a rappresentare legali famosi che non potevano essere presenti in aula.
«Mi faceva fare bella figura» ricorda Scopesi.
Nel gennaio del 2002 gli toccò una mattina da tregenda per interposta persona.
Fu Enrico a fare le veci di Carlo Taormina, impossibilitato ad essere in aula, nella sentenza di appello contro Stefano Diamante, in quegli anni diventato celebre in quanto accusato di avere ucciso la madre per non farle scoprire una laurea mai conseguita.
Assolto in primo grado, Diamante scelse Taormina per il proseguimento del processo. Fu condannato a trent’anni. Enrico Grillo si mise in proprio l’anno dopo, aprendo uno studio nel centro di Genova, dove tiene in bella vista anche una collezione di armi antiche, una delle sue passioni che non sembrano collimare con quelle dello zio, come le grisaglie e i gessati che indossa.
Ama le auto veloci, gira su un Suv, ha l’aria di uno che si gode la vita.
«Sempre disponibile e gentile. In un ambiente pettegolo come il nostro – dice un suo collega di Genova – non ha nemici e non troverai nessuno che ne parli male»
Non è un principe del foro, quello no. A spulciare le cronache locali non ci si imbatte spesso nel suo nome, sorte condivisa con il segretario di M5S, Enrico Maria Nadasi, commercialista di Beppe Grillo e genero del notaio Federico Solimena, che invece ebbe una certa notorietà ai tempi della vicenda della contessa Francesca Vacca Agusta.
La difesa di un poliziotto accusato di spacciare droga, la moglie cameriera, poco altro, molto penale «bianco», che fa meno notizia.
E da qualche anno, cliente piuttosto monopolizzante. Lo zio.
L’avvocato Enrico ha cominciato ben presto a seguire Beppe Grillo nelle sue scorribande.
Nel 2005 è lui a costruire la cornice legale della campagna di Parlamento pulito, nel 2007 si occupa della stesura dei quesiti referendaria che verranno lanciati al V day.
E intanto gira l’Italia, da Modena alla Val di Susa a querelare e denunciare, a difendere da denunce e querele.
Diventa, nei fatti, il legale di M5S e dei suoi militanti.
Non il classico attivista, non una toga di lusso, ma una persona di fiducia.
Per ricoprire la carica di numero due in un movimento che di fatto non la prevede, a Beppe Grillo può anche bastare.
E il cuoco, alla fine, è stato anche condannato.
Marco Imarisio
(da “il Corriere della Sera“)
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Marzo 15th, 2013 Riccardo Fucile
LA RETE DELLE 13 SOCIETA’ DI WALTER VEZZOLI NASCONDE AFFARI FINITI MALE E IMPOSTE NON PAGATE
A distanza di una settimana dallo scoop dell’Espresso sulle 13 società anonime dell’autista
di Beppe Grillo in Costa Rica, Walter Vezzoli, è possibile fare un po’ di chiarezza partendo dalle carte disponibili su Internet nel Registro Nacional del Costa Rica.
Si scopre che l’ex cognato di Grillo non somiglia molto al cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani.
Vezzoli, ex compagno di Nadereh Tadjik (la sorella di Parvin, la moglie iraniana del leader 5 stelle) dalla quale ha avuto un figlio, non ha lasciato dietro di sè in Costa Rica “grandi investimenti” come qualcuno ha detto (anche se L’Espresso non lo ha mai scritto) bensì grandi debiti.
Vezzoli è intestatario di 13 società anonime, meno trasparenti di una qualsiasi società italiana.
Le ‘sociedad’ non pagano da due anni le imposte al registro delle imprese e sono iscritte nella Consulta Pàºblica de Morosidad perchè in Costa Rica la legge impone di pubblicare l’elenco dei contribuenti morosi.
Il debito fiscale complessivo è una sciocchezza, 3.000 euro, ma non sembra indice di grande attività e ricchezza.
Anche il capitale sociale versato non è di 130 mila dollari, cioè 10 mila dollari per ciascuna delle 13 ‘sociedad anonima’, come è stato detto: solo due società sono capitalizzate in dollari mentre le altre 11 hanno un capitale di 10 mila colon, pari a 20 dollari. Totale: 20.220 dollari.
Ovviamente le società potrebbero celare un attivo di milioni di dollari perchè bilancio e soci non sono pubblici.
Quindi, sulla consistenza patrimoniale e sulla titolarità reale degli investimenti bisogna fidarsi delle dichiarazioni dell’autista di Grillo che sostiene di avere fondato le società in Costa Rica per fare attività commerciale nel paese nel quale viveva per molti mesi all’anno con la compagna e il figlio.
Non per nascondere gli intestatari dei suoi investimenti in altri paesi.
Effettivamente basta digitare il nome dell’autista per scoprire che Vezzoli è intestatario di una casa a Tamarindo, nella provincia di Guanacaste: 320 metri più un terreno del valore fiscale di 140 mila euro.
La casa è stata comprata grazie a un mutuo, è gravata da un’ipoteca di secondo grado ed è stata messa all’asta dal Banco Nacional de Costa Rica il 21 ottobre 2011 — come risulta dal bollettino ufficiale — perchè Vezzoli non è riuscito a pagare nemmeno le rate del suo debito.
Vezzoli risulta intestatario anche di una Mercedes 3000, bella e gloriosa, ma immatricolata nel 1982.
“Dopo aver preso un prestito di 140 mila dollari ho rimborsato 60 mila dollari e poi ho smesso. Ora – spiega Vezzoli – me ne chiedono altri 180 mila ma mi sembra una follia e sto trattando per chiudere a una cifra più umana. La Mercedes l’ho venduta di recente a 3 mila e 500 dollari”.
Al Registro Nacional il trasferimento dell’auto non risulta ancora.
Sul sito del Registro Nacional chiunque, senza pagare un euro, può scoprire le società , immobili e i loro gravami e persino le barche e i velivoli intestati a ciascuno.
I documenti che L’Espresso ha pubblicato sul sito sono stati scaricati solo alle 15 e 30 del martedì, alla vigilia della chiusura in tipografia del settimanale.
La scelta di pubblicare subito lo scoop ha probabilmente impedito di approfondire alcune sfaccettature della vicenda.
Restano aperte, anche dopo la lettura delle carte, alcune questioni: perchè creare ben 13 società se i capitali erano così risicati?
Replica Vezzoli: “La Scuba Diving S. A. commercializzava prodotti della Cressi Sub. Ma ha venduto solo seimila euro di attrezzature. La Ecofeudo doveva costruire il villaggio ecosostenibile, ma è rimasto un sogno.
Le altre società chiamate tutte Condominio Mandala ecc.. erano state create con quattro soci dello studio legale GHP associados, per costruire villette su un terreno che vale 80 mila dollari. Ma non siamo andati avanti. La Armonia Parvin era il negozio di prodotti naturali di Nadereh”.
Sulla bacheca Facebook di Vezzoli, la 46enne Valentina Orsini ha scritto: “Ho vissuto in Costa Rica per svariati anni, in una bellissima spiaggia dove ho incontrato belle persone, Walter e Nadere erano tra loro. Eravamo un bel gruppo di gente che si erano trovate per caso uniti dallo spirito di cambiamento, di movimento, di conoscenza e soprattutto di espressione libera di sè stessi, si faceva il surf, si guardavano i tramonti in spiaggia, si faceva musica, si dipingeva, si creava il desiderio di una vita diversa, ricca di emozioni e a dimensione umana… ci si ripuliva l’anima di fronte all’ oceano con gente sul tuo stesso cammino. Non giravano capitali. Nessuno di noi era arrivato dall’italia col malloppo. Walter aveva preso in gestione la discoteca e si lavorava. Enrico, il presunto spacciatore, mi faccio proprio due risate, e sua moglie avevano e hanno tuttora un negozio di artigianato, lei lavora l’argento molto bene fa belle cose. Nadere’ a un certo momento apre il suo negozietto di erboristeria, niente di misterioso nessuna strana copertura cari giornalisti. Quello e’ stato proprio un bel periodo di vita che ci ha insegnato a capire che una vita diversa in una società migliore, aperta e trasparente e’ possibile e che avere un sogno da seguire è una cosa normale. Aprite le vostre menti e godetevi la vita! ”.
Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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