Marzo 23rd, 2013 Riccardo Fucile
SONO INCOMPATIBILI LE CARICHE DI GOVERNATORE E ONOREVOLE, MA COTA HA PAURA DELLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULLE FIRME FALSE E SI METTE A VENTO
Manterrà due cariche. Il presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota, è tornato tra
gli scranni della Camera ma continuerà , almeno per ora, a fare il governatore, per non perdersi alcuni passaggi importanti di questo Parlamento.
Solo che Cota è incompatibile, come sancisce l’articolo 122 della Costituzione: “Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento”.
“Farà come sta facendo Nichi Vendola”, ribatte il suo portavoce.
I radicali piemontesi però porranno la questione ai giudici.
Il presidente dei Radicali italiani Silvio Viale e Giulio Manfredi dell’associazione Adelaide Aglietta hanno annunciato che gli avvocati ricorreranno al tribunale ordinario: “I cittadini piemontesi attendevano dal presidente Cota una scelta secca e precisa. Questa scelta non c’è stata. Ne prendiamo atto e, come nel 2010, abbiamo chiesto al nostro pool legale di predisporre la cosiddetta ‘azione popolare’”.
Si tratta di un ricorso dei cittadini elettori per fare sancire l’incompatibilità fra le cariche.
Lo fecero pure quando gli allora deputati leghisti Cota e Gianluca Buonanno vennero eletti consiglieri regionali mantenendo tutti gli incarichi per qualche tempo.
“Entro un mese Cota sarà costretto a scegliere se rimanere a guidare il Piemonte — affermano Viale e Manfredi — o andare a fare il deputato magari solo per due o sei mesi, visto il grande rischio di elezioni a giugno o in autunno”.
Entrambe le poltrone di Cota sono instabili.
Se la poltrona di Roma traballa per lui come per tutti gli altri parlamentari, quella da governatore non è salda.
Il 7 luglio prossimo i giudici della Corte di Cassazione si riuniranno per decidere in maniera definitiva sul caso delle firme false delle liste “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, consigliere regionale condannato in primo grado e in appello e poi sospeso dal governo.
Quelle liste irregolari hanno permesso a Cota di avere 27mila voti con cui battere Mercedes Bresso nel 2010.
Se la condanna diventerà definitiva il Tar del Piemonte dovrà tornare a decidere sulle elezioni e a questo punto, certificata in via penale la falsità delle firme, potrebbe annullare le regionali del 2010, spingere verso un nuovo voto o nominare presidente il secondo classificato.
In tal caso tenere il seggio alla Camera sarebbe un modo per garantirsi un salvagente.
Però Cota — afferma il suo portavoce — ha già deciso che lascerà Roma dopo alcuni appuntamenti importanti per il nuovo Parlamento, ad esempio la votazione del presidente della Repubblica.
Poi farà solo il presidente.
Per ora, con i due incarichi, ha deciso di rinunciare allo stipendio da governatore, come ha scritto agli uffici della Regione Piemonte: preferisce incassare la retribuzione da deputato per non gravare sulle finanze di una regione sull’orlo del tracollo.
Nel frattempo, per ridare stabilità e slancio alla sua giunta dopo le dimissioni dell’assessore indagato Massimo Giordano Cota ha scelto un nuovo assessore: Gilberto Pichetto Fratin, risultato il primo dei non eletti del Pdl alla Camera perchè Angelino Alfano — candidato in più circoscrizioni — ha scelto il seggio Piemonte 1: “Nei prossimi giorni formalizzerò la nomina e provvederò a definire complessivamente gli assetti della Giunta”, ha detto il presidente preannunciando un rimpasto.
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Marzo 23rd, 2013 Riccardo Fucile
BERSANI TERZO, POI VENDOLA, BERLUSCONI E MONTI… DUE ITALIANI SU TRE INSODDISFATTI
Matteo Renzi e Beppe Grillo sono i leader politici di cui gli italiani hanno più fiducia. Secondo un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà , su Rai Tre, il sindaco di Firenze è in cima alla classifica col 49% dei consensi, seguito dal fondatore dei 5 Stelle che arriva al 36%.
Inoltre, dalla rilevazione emerge che il 50% degli intervistati condivide la presa di posizione dei parlamentari ‘dissidenti’ del Movimento che hanno votato Pietro Grasso alla presidenza del Senato.
Al terzo posto della classifica dei leader si colloca Pier Luigi Bersani col 32%, anche se il 60% è convinto che il segretario Pd non otterrà la fiducia a fronte di un 14% “ottimista”.
Segue il governatore della Puglia Nichi Vendola, al 26, mentre ad avere fiducia in Silvio Berlusconi è il 24 percento degli italiani.
A pari merito Angelino Alfano e Roberto Maroni (21%), infine Mario Monti con il 20.
‘Fuori classifica’ Giorgio Napolitano, che — in virtù del suo ruolo super partes — in questa fase delicatissima arriva al 52 percento di fiducia.
Il Capo dello Stato raccoglie consensi da un’ampia parte dell’elettorato di centrosinistra (86%), mentre convince di meno quello di centrodestra (38%) e il bacino elettorale dei 5 Stelle (26%).
Al campione intervistato sono state poste anche due domande sulla situazione economica.
Gli italiani insoddisfatti sono il 66% (46% nel 2007) e quelli che temono che un loro componente possa perdere il lavoro il 68% (37% nel 2007).
La rilevazione è stata effettuata nei giorni 19-20 marzo 2013 tramite sondaggio online Cawi e telefonico Cati su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 1500 soggetti maggiorenni (su 4900 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni.
Il campione intervistato online è estratto dal panel proprietario Swg. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’Istat.
I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore massimo: +/- 2,9%.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 23rd, 2013 Riccardo Fucile
I FUNZIONARI: “SIAMO UNA RISORSA DELLA DEMOCRAZIA”… L’OBIETTIVO DEI PRESIDENTI E’ QUELLO DI DIMEZZARE I COSTI
Quando, martedì sera da «Ballarò», la presidente della Camera Laura Boldrini ha parlato di
«chiedere sacrifici anche ai dipendenti, perchè qui gli stipendi sono molto alti», sul telefonino di Cristiano Ceresani hanno cominciato a fioccare sms interrogativi di colleghi. Lui, da quattro anni segretario dell’Associazione consiglieri parlamentari, 41 anni, entrato alla Camera 14 anni fa, ieri in Transatlantico si limitava a sorridere: «La presidente ha detto di voler fare tutto con la collaborazione dei sindacati. Aspettiamo sereni di incontrarla, con la massima apertura, anche noi vogliamo innovare».
È così: non solo deputati e senatori, nel clima di rinnovamento anticasta ci finiscono pure loro, i dipendenti dei Palazzi
I neo presidenti, Boldrini e Grasso, l’hanno già annunciato: si tagliano i propri stipendi del 30%, e propongono l’obiettivo di portare il risparmio dei costi della politica fino al 50%.
Buoni propositi su cui però Beppe Grillo, dal suo blog, chiede chiarimenti ulteriori («quale stipendio? Si tratta di quello da parlamentare o dell’indennità aggiuntiva per i presidenti di Camera e Senato? ») e passi avanti ancora più decisi: «Chiedete il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari e la rinuncia dei rimborsi elettorali».
Questione da tempo dibattuta, quella dei costi dei Palazzi, macchine complicate con un bilancio che si aggira sul miliardo di euro per Montecitorio e circa 500 milioni per il Senato.
Nel bilancio preventivo del 2012 della Camera si prevedevano circa 88 milioni per le indennità dei deputati, circa 75 per i rimborsi spese: lo stipendio mensile per ciascun eletto è composto di varie voci, oltre all’indennità (5mila euro netti circa), c’è la diaria (3500), il rimborso spese per l’esercizio del mandato (3690), più altri soldi attribuiti per viaggi e trasporti (3323 ogni tre mesi per chi abita entro 100 km da un aeroporto, 3995 per chi abita più lontano), e una quota annuale per le spese telefoniche di 3mila euro.
Ma nel bilancio ci sono anche 241 milioni previsti per il personale.
Così, anche le oltre 1500 persone che lavorano a Montecitorio, avverte la presidente, dovranno fare sacrifici.
Figure che sono le più varie, e che hanno stipendi iniziali anche molto diversi: un consigliere parlamentare parte da 2920 euro netti, un documentarista da 1876, un assistente parlamentare, più spesso impropriamente definito «commesso» da 1690, un operatore tecnico da 1491.
Ma con ritmi di crescita negli anni che, ammette un ex questore che le cifre le conosce bene, il Pd Gabriele Albonetti, «sono più alte che nel resto della Pubblica amministrazione».
Per questo, già avevano pensato a intervenire.
«Nella scorsa legislatura avevamo preparato una delibera per tagliare del 20% le curve degli stipendi, d’intesa con l’Ufficio di presidenza del Senato, che però non ha mai deliberato», spiega Albonetti. «Basterebbe che il nuovo Ufficio di presidenza di Palazzo Madama la approvasse».
A Montecitorio, per ora nessuno commenta il rischio di nuovi tagli.
Sono una decina le sigle sindacali: oltre a Cgil, Cisl e Uil, ce ne sono varie di categoria. Ceresani, che guida l’associazione dei consiglieri, più o meno 190 persone con competenze giuridiche ed economiche, non vuole dichiarare nulla sul futuro, ma ci tiene a sottolineare come «segnali» siano già stati dati in passato: «Abbiamo fatto due riforme pensionistiche, abbiamo applicato il contributo di solidarietà e lo abbiamo esteso fino al 2015, bloccato gli adeguamenti retributivi sempre fino al 2015 — elenca tagliato del 10% le indennità di funzione e contenuto il personale di ruolo: da 1950 persone a 1550 circa. Molti di noi avevano vinto concorsi all’Avvocatura dello Stato, al Tar, in magistratura, e hanno rinunciato per stare qui», ricorda. Ora, potrebbero arrivare nuovi provvedimenti. Se dovranno adeguarsi ai tagli, si vedrà . Di certo, non amano sentirsi definire casta. «Non ci riteniamo un costo della politica, ma una risorsa della democrazia»
Francesca Schianchi
(da “La Stampa”)
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Marzo 23rd, 2013 Riccardo Fucile
RIDUZIONE DEI CONSUMI DEL 2,4%, RADDOPPIA IL DISAGIO SOCIALE, OGNI GIORNO 615 POVERI IN PIU’… SI LAVORA DI PIU’ MA SI PRODUCE DI MENO
615 nuovi poveri in più ogni giorno, taglio brusco delle stime sulla crescita dell’economia e dei consumi per il 2103. Disagio sociale raddoppiato. Altissimo numero di ore sul posto di lavoro, ma una produttività che non tiene il passo di quella francese o tedesca.
I numeri presentati da Confcommercio dipingono un Paese che fatica ad uscire dalla morsa della crisi e la cui popolazione è sempre più colpita dalla ristrettezza economica.
Dal rapporto emergono anche quelli che sono i ritardi ormai storici dell’Italia, quale il deficit di produttività che porta gli italiani a lavorare molto più di altri vicini europei, che restano però distanti in quanto a “efficacia” e – appunto – produttività .
Sempre più povertà .
Il primo dato allarmante riguarda la situazione economica delle famiglie.
Secondo Confcommercio il numero di persone “assolutamente povere” quest’anno in Italia salirà oltre quota 4 milioni.
Alla fine del 2013 verrà ampiamente superata la soglia di 3,5 milioni certificata ufficialmente dall’Istat per il 2011, pari a oltre il 6% della popolazione.
Nel 2006 l’incidenza era ferma al 3,9%. Il dato, con una previsione massima di 4,2 milioni di poveri totali, è contenuto nel Misery index Confcommercio (MiC), il nuovo indicatore macroeconomico mensile di disagio sociale.
A corollario dei dati presentati a Cernobbio, sul lago di Como, Confcommercio sottolinea che “l’Italia in cinque anni ha prodotto circa 615 nuovi poveri al giorno, con quest’area di disagio grave che è destinata a crescere ancora, e di molto”.
Stime economiche tagliate: giù Pil e consumi. Sul fronte macroeconomico, l’Associazione dei commercianti stima che la flessione dei consumi privati sarà del 2,4% nel 2013, mentre il prossimo anno le spese dovrebbero aumentare dello 0,3%.
La stima precedente dell’associazione era di una contrazione dei consumi dello 0,9% per l’anno in corso.
Alla fine del 2014, rispetto al 2007, la perdita dei consumi reali avrà raggiunto 1.700 euro a testa. Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi, ha ricordato che “abbiamo alle spalle il peggiore anno dell’Italia repubblicana in termini di caduta dei consumi”, con il -4,3% del 2012.
Quanto all’andamento dell’economia, per il 2013 si prevede un calo del Pil dell’1,7% contro un ribasso dello 0,8% indicato cinque mesi fa.
Timide speranze per il 2014, anno per il quale la previsione è di un rialzo dell’1%.
Ieri il ministro Vittorio Grilli aveva parlato di un calo del Pil dell’1,3% per il 2013.
Imprese, l’allarme di Sangalli.
Il netto peggioramento delle previsioni economiche lascia “stimare una perdita netta di altre 90mila imprese del terziario di mercato nel complesso del biennio 2013-2014”.
Questo l’allarme del numero uno di Confcommercio, Carlo Sangalli, che nel suo intervento a Cernobbio ha correlato i dati economici e quelli sulla povertà , sottolineando come la crisi produttiva sia diventata crisi sociale: “E’ come se l’orologio produttivo della nostra economia avesse riportato indietro le lancette di quasi tredici anni”.
Sul provvedimento annunciato ieri dal governo, che sbloccherà 40 miliardi in due anni per le imprese creditrici della Pa, Sangalli ha chiesto “tempestività , e il provvedimento del consiglio dei ministri di ieri non va in questa logica”.
Sulla situazione politica il giudizio è netto: “Il ritorno alle urne sarebbe drammatico”.
Gli italiani lavorano tanto.
Confcommercio sfata infine il “falso” mito degli italiani come popolo di fannulloni. Le analisi parlano chiaro: sia nel caso dei lavoratori dipendenti sia in quello di professionisti e autonomi, nel 2011 hanno lavorato in media 1.774 ore ciascuno.
Vale a dire il 20% in più dei francesi e il 26% in più dei tedeschi. I lavoratori indipendenti, autonomi o professionisti, in Italia lavorano quasi il 50% in più del lavoratore dipendente: in cifre, 2.338 ore contro 1.604.
E’ come dire tre mesi in più, compresi sabati e domeniche. Ma è bene precisare che lo stesso fenomeno si verifica anche negli altri Paesi presi in considerazione dalla ricerca di Confcommercio.
Ma producono poco.
Il problema tutto italiano è quello della produttività . In media, ogni lavoratore italiano produce una ricchezza mediamente pari a 36 euro per ogni ora lavorata.
Rispetto a noi, i tedeschi producono il 25% in più e i francesi quasi il 40% in più. E mentre negli altri Paesi la produttività oraria è cresciuta nel tempo (tra il 2007 e il 2011, del 20% in Germania, in Francia anche di più, in Spagna dell’11% circa) in Italia questo fenomeno si pè verificato in modo molto marginale (solo il 4% rispetto al 2007).
D’altra parte, solo pochi giorni fa era stato Mario Draghi a puntare il problema chiedendo una riforma dei contratti di lavoro.
(da “La Repubblica“)
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Marzo 23rd, 2013 Riccardo Fucile
CAMBIANO TUTTI I DIRETTORI GENERALI, GIRO DI VALZER IN ASL E OSPEDALI… FA CARRIERA IL CANTANTE DELLA BAND DI MARONI
L’era del ticket fra Roberto Maroni e Mario Mantovani alla guida della Lombardia inizia con il
cambio dei vertici di tutte le direzioni generali degli assessorati.
Una decisione che nelle intenzioni della nuova amministrazione ridimensiona fortemente la presenza dei ciellini negli incarichi di maggiore responsabilità , e di fatto apre le porte a un imminente giro di poltrone anche tra i dirigenti di ospedali e Asl.
Perchè, come pare abbia rimarcato il neogovernatore Maroni durante la prima seduta di giunta, da ora in poi «il direttore generale di ogni assessorato non dovrà più avere un ruolo di controllo politico, ma di fiducia».
Lo stesso che al governo c’è normalmente tra un ministro e il suo sottosegretario.
In pratica basta coi controlli, meglio più servi fedeli.
Di qui la scelta di far scegliere a ogni assessore il proprio massimo dirigente. A
nche se la trattativa tra Pdl e Lega in realtà è durata ore e pare sia stata estenuante.
L’esclusione più eccellente è quella del formigoniano Carlo Lucchina, storico direttore generale alla Sanità da oltre dieci anni, coinvolto in alcune inchieste della magistratura che hanno travolto la sanità lombarda.
Al suo posto, al fianco del neoassessore Mario Mantovani, arriva Walter Bergamaschi, un passato da direttore del Sistema informativo del ministero della Salute, poi alla guida dell’ospedale di Circolo di Varese e infine, dallo scorso settembre, direttore dell’ospedale di Niguarda, chiamato a sostituire un altro formigoniano doc, Pasquale Cannatelli, indagato per lo scandalo degli appalti assegnati in cambio di case e retrocesso alla guida dell’ospedale Sacco.
Il neoassessore regionale alla Sanità , Mario Mantovani, promette: «Chiuderò con il passato». Il prossimo passo sarà la nomina di una commissione guidata da Umberto Veronesi con il compito di garantire la massima trasparenza.
Dall’entourage del famoso oncologo confermano: «Un accordo c’è». Al momento «ipotesi da verificare», sulle basi «delle disponibilità delle professionalità contattate». Medici, ma non solo.
L’addio di Lucchina era stato preceduto da quello di un altro formigoniano: Francesco Beretta si era dimesso da direttore sanitario dell’ospedale San Gerardo di Monza.
Cambia poltrona un altro ciellino storico: Roberto Albonetti. Lascia l’assessorato alla Famiglia, finora feudo incontrastato di Cl, e segue Mario Melazzini alle Attività produttive.
Per sostituirlo, la maroniana Maria Cristina Cantù ha chiamato Giovanni Daverio, finora direttore generale dell’Asl di Varese, nonchè cantante di Distretto 51, la storica band di Roberto Maroni.
Franco Picco passa dall’Ambiente all’Agricoltura. Mario Nova lascia la Casa per l’Ambiente: alla Casa lo sostituisce Raffaele Tiscar, che in passato aveva collaborato con Maurizio Bernardo alle Reti idriche.
Alle Infrastrutture e all’Istruzione arrivano due dirigenti della Regione, rispettivamente Anna Tavano e Giovanni Bocchieri.
Viviana Beccalossi porta Paolo Baccolo al Territorio. Sabrina Sammuri segue la leghista Cristina Cappellini alle Culture. Daniela Marforio va alla Sicurezza e Giuseppina Panizzoli allo Sport.
Andrea Montanari
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