Destra di Popolo.net

LOGICA CINQUESTELLE: “DEVONO VOTARE I NOSTRI MA NOI NON VOTIAMO GLI ALTRI”

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

PER VICEPRESIDENZE E QUESTORI I GRILLINI ASPETTANO IL CONSENSO DELLE ALTRE FORZE POLITICHE, MA ESCLUDONO SOLUZIONI CONDIVISE… BERSANI HA BUON GIOCO A COMMENTARE: “POSIZIONI CURIOSA”

“Ora che siamo stati eletti al Parlamento, vogliamo essere presenti nelle Commissioni bicamerali, nelle giunte e negli uffici di presidenza di Camera e Senato”.
Il Movimento 5 Stelle mette da parte le beghe interne del caso Grasso e guarda avanti, confermando che “vogliamo partecipare alle decisioni che si prendono al chiuso delle stanze dei bottoni, per rispetto della volontà  popolare che ci ha scelto”.
“Dopo la nomina della presidente della Camera Laura Boldrini siamo a una prima giornata cruciale”, spiega la presidente in pectore dei deputati del M5S Roberta Lombardi in un post ospitato dal blog di Beppe Grillo.
“Alle 18, a Montecitorio – ricorda – ci sarà  la prima conferenza dei Capigruppo: si parlerà  della composizione dell’Ufficio di Presidenza che verrà  votato in aula giovedì, decidere le nomine dei suoi vicepresidenti e soprattutto scegliere i questori: veri e propri controllori – sottolinea – dei conti alla Camera”.
“Noi cittadini del Movimento 5 Stelle presenteremo i nostri candidati per tutti questi ruoli perchè – ribadisce – vogliamo essere protagonisti del rinnovamento che abbiamo promesso in campagna elettorale”.
La Lombardi quindi aggiunge: “E’ arrivato il momento di dare dimensione alle preoccupazioni di Lamberto Dini e Beppe Pisanu. E’ giunta l’ora di ‘rendicontare le caramelle’ e, dunque di portare le istanze di quel 25 e passa per cento di elettori che ha votato il Movimento 5 stelle”.
Il leader 5 Stelle si riferisce a una conversazione tra i due esponenti politici riportata il 14 marzo da la Repubblica, nella quale Dini e Pisanu esprimevano preoccupazione sulla presenza dei parlamentari dei 5S all’Antimafia o al Copasir.
Posizioni ribadite poi dalla Lombardi nel corso di una anomala conferenza stampa (le domande dei giornalisti non erano consentite).
“Vogliamo il riconoscimento del nostro ruolo, non vogliamo poltrone e noi non faremo accordi con i partiti – ha detto – La responsabilità  di lasciarci fuori nel caso se la prenderanno loro”, ha detto.
Le rivendicazioni del M5S, che pretende di essere votato per le cariche isttuzionali in virtù del consenso raccolto alle elezioni, ma si rifiuta di votare chicchessia, hanno fatto sorridere il segretario del Pd Pierluigi Bersani.
“Curiosa posizione…”, ha detto commentato il leader democratico. “Ma noi siamo gente di buona volontà . Vedremo”, ha aggiunto.
Alle parole di Bersani, ha fatto eco il neo presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda: “Non concediamo nulla, tutte le forze politiche devono essere rappresentate”.

(da “La Repubblica”)

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PER I CINQUESTELLE ARRIVA IL COMMISSARIO DEL POPOLO: “VIGILERO’ SUI DEPUTATI INGENUI”

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

MARTINELLI, AMICO DI CASALEGGIO DA BLOGGER A COMMISSARIO: “QUI PER EVITARE CHE SI SPUTTANINO”… ERA STATO TROMBATO ALLE PARLAMENTARIE

Dicono che l’abbiano scelto per “commissariare” sul piano comunicativo i parlamentari grillini, dopo gli inciampi dell’esordio.
Daniele Martinelli, il blogger bergamasco di 44 anni nominato coordinatore del gruppo di comunicazione M5S alla Camera, non nega. «Sarò commissario nel senso che cercherò di evitare che si presti il fianco ad attacchi strumentali, di cui sono pieni i giornali da settimane ».
Guiderà  le truppe giovani e un po’ smarrite di Montecitorio?
«Si tratta di cittadini acqua e sapone, digiuni di stampa. E poi magari l’ingenuità …».
Ingenuità ?
«Certo, qualcuno tra loro può peccare di ingenuità  e cadere nelle trappole di chi vuole sputtanarlo».
Primo voto in Aula, prima spaccatura. Un problema?
«I sei o otto che hanno votato per Grasso l’hanno fatto in libertà . Ora questi nomi usciranno e si vedrà  se si dimetteranno o come si risolverà  la cosa. La libertà , comunque, è stata innanzitutto quella di scegliere e votare i 160 parlamentari del M5S».
Altro incidente di percorso: la deputata che non stringe la mano a Rosy Bindi.
«Neanche la conosco, ma comunque non è un mio problema.».
Da domani sarà  anche un suo problema.
«E’ grande e vaccinata, decide lei. Fa quello che ritiene giusto, io rispondo di me. E’ un problema tra lei e la Bindi. E comunque non credo sia un fatto importante, nè penso sia giusto attaccarla».
Non è stata una grande idea, comunque.
«Sono lì da due giorni, hanno gli occhi di tutti addosso. E’ una fase di assestamento inevitabile, sono osservati 24 ore al giorno per essere giudicati».
Dicono che sia stato Casaleggio a sceglierla. L’ha chiamata?
«Con Casaleggio sono in costante contatto, la nostra è un’amicizia che dura da anni. Ma non ho ancora parlato con Beppe Grillo: non mi sento con lui da tanto tempo. Ho capito che la scelta era ufficiale perchè sono stato inondato di richieste di amicizia su Facebook».
Il rapporto tra stampa e grillini è turbolento. Da giornalista, come la vive?
«Sono abbastanza critico verso la categoria, l’ho denunciato in passato sul blog. Credo sia un po’ giustificata l’avversione verso i giornalisti. Poi, certo, ci sono anche quelli obiettivi».
Il suo sarà  un compito delicato. Come intende muoversi?
«Bella domanda. Le confesso che devo ancora parlare con la capogruppo Roberta Lombardi per i particolari dell’attività . Per intenderci, io non sono mai stato alla Camera, solo in piazza Montecitorio».
Immagino dovrà  trasferirsi a Montecitorio.
«Si, credo nei prossimi giorni. Abbiamo rinunciato ai fondi pubblici, dobbiamo capire come muoverci in un’ottica di spending review. Lavorerò per una comunicazione trasparente e chiara, per evitare gli attacchi strumentali che sta subendo il movimento. L’obiettivo è la comunicazione diretta: la Rete non ha filtro».
Insomma, sarà  un “catalizzatore”.
«Non so se sarò in grado di esserlo. Per me è un’esperienza nuova. In passato ho diretto un Tg lombardo, Studio Uno. Avevo con me cinque persone, qui saranno cento. Faccio la rassegna stampa da anni, sono stato inviato unico del blog di Beppe. Ma questo per me è un nuovo incarico, giuro che ancora non so cosa farò».
Grillino purissimo, comunque.
«Ho condiviso la battaglia, sono sempre stato sulla lunghezza d’onda di Beppe. Sono iscritto al movimento, l’ho votato, ma non sono mai stato attivista».
Dal Pd dicono che sia stato “trombato” alle parlamentarie.
«Mi sono sottoposto alla graticola e non mi hanno preso. Anche perchè non sono attivista e alcuni non mi conoscevano».

Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)

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“NON ABBIATE PAURA DELLA TENEREZZA, IL VERO POTERE E’ IL SERVIZIO”: IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AI GRANDI DEL MONDO

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

UNA FOLLA OCEANICA CELEBRA L’INTRONIZZAZIONE DI BERTOGLIO… PRIMA DELLA CERIMONIA E’ ANDATO IN MEZZO AI FEDELI

“Non dobbiamo avere paura della bontà , e neanche della tenerezza”. “Il vero potere è il servizio”. Bisogna “custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
Durante l’omelia della Messa di intronizzazione, Papa Francesco traccia le fondamenta del suo Pontificato partendo da un forte richiamo al cuore, il pensiero rivolto ai più deboli e un appello a chi occupa ruoli di responsabilità  in ambito economico, politico o sociale: “Per favore, siate custodi della creazione, dell’altro, dell’ambiente”.
Interrotto più volte dall’applauso della folla – circa 200mila persone a piazza San Pietro, costellata, sotto il sole, da moltissime bandiere colorate da tutto il mondo – il Pontefice ha voluto lanciare un messaggio di speranza: “Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza”, ha sottolineato.
“Odio, invidia e superbia sporcano la vita”, ha continuato, “non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo”.
E’ il giorno storico dell’intronizzazione del primo Papa gesuita, del primo Papa sudamericano, del primo a chiamarsi Francesco.
Ma soprattutto è l’inaugurazione di un papato che si annuncia dirompente nei modi e nei contenuti.
Già  dalle prime uscite e dai primi discorsi, papa Bergoglio ha abituando i fedeli ad uno stile semplice, affabile, e a gesti inattesi, come attendere i fedeli fuori dalla messa domenica mattina e salutarli ad uno ad uno.
Anche oggi alla messa inaugurale si è presentato con la consueta veste semplice, la talare bianca, e ha continuato a chiamarsi solo vescovo di Roma, chiedendo ai fedeli di pregare per lui.
Prima della Messa, si è immerso nella folla di piazza San Pietro.
In piedi, su una jeep bianca scoperta si è sporto per salutare i fedeli, è sceso per abbracciare un disabile, ha baciato i bambini.
E’ poi rientrato in Basilica per indossare i paramenti per la cerimonia.
E’ sceso a pregare sulla tomba di San Pietro accompagnato da rappresentanti delle chiese orientali e cattoliche (4 cardinali e 6 arcivescovi).
Sulla tomba di Pietro gli è stato consegnato il Pallio (la stola di lana con la croce rossa) simbolo del buon pastore e l’anello del pescatore.
Con tutti i cardinali concelebranti è poi uscito dalla basilica ed è ricomparso davanti alla folla per celebrare la messa.
Le prime parole le ha dedicate al Papa emerito: oggi è San Giuseppe, onomastico di Joseph Ratzinger.
Poi ha subito affrontato il tema principale, la “custodia” dell’altro, dell’ambiente, del creato. “Non dobbiamo avere paura della bontà , anzi neanche della tenerezza: il prendersi cura chiede bontà “, ha ripetuto due volte. E ancora: “il vero potere è il servizio”, soprattutto dei “più deboli e dei più poveri”.
La folla lo ha applaudito più volte e lo ha salutato gridando “Viva Francesco” al suo rientro nella basilica di San Pietro, dove al termine della Messa ha ricevuto il saluto delle delegazioni ufficiali, oltre 130, arrivate da tutto il mondo.
Presenti, fra gli altri, il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, la cancelliera Angela Merkel, il principe ereditario Felipe e la consorte Letizia, il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault, il re di Belgio Alberto II e la regina Paola, il principe Alberto II di Monaco.
La prima a salutare il Papa è stata la presidente argentina Cristina Kirchner che ha scambiato con lui una lunga stretta di mano.
Il Papa ha avuto uno scambio di diversi minuti con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e con il presidente del Consiglio Mario Monti.
Anche Plaza de Mayo, a Buenos Aires, ha festeggiato l’insediamento del Papa argentino.
Un bagno di folla a distanza, con moltissima gente, in gran parte giovani, che hanno vegliato tutta la notte per poi seguire, a partire dall’alba, la cerimonia su un maxischermo.
Poco prima dell’inizio del rito, dal palco si è diffusa la voce del Papa che ha telefonato per salutare i fedeli, chiedendo loro di camminare uniti e di pregare per lui.
Una sorpresa, accolta da un boato di gioia.

Alessia Manfredi
(da “La Repubblica“)

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GRILLO NOMINA DUE BADANTI PER I PARLAMENTARI CINQUESTELLE

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

LA CLINICA CASALEGGIO PROVVEDE AL PERSONALE SANITARIO: CHIAMATI IN SERVIZIO DUE CAPI PER LA COMUNICAZIONE, SONO I BLOGGER MESSORA E MARTINELLI

Uno dovrebbe arrivare già  oggi, destinazione terzo piano di palazzo Madama, provvisorio quartier generale dei senatori grillini.
L’altro aspetta di capire chi paga il biglietto: “Quando abbiamo qualche fondo, vengo giù”.
Non ci vorrà  molto tempo a raccimolare i soldi per il treno.
Bisogna correre a Roma, che sta scappando tutto di mano.
Claudio Messora e Daniele Martinelli sono i due nuovi capi della comunicazione dei Cinque Stelle.
Uno al Senato, l’altro alla Camera.
Reclutati da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo in persona, come prevede il codice di comportamento degli eletti del Movimento.
Mentre Messora ha già  rilasciato la sua prima intervista all’Huffington post, però, nei palazzi dove i grillini sono in riunione perenne, nemmeno sanno che, da Nord, stanno calando le truppe del leader.
Due fedelissimi pronti a rivoltare come un calzino i dilettanti allo sbaraglio.
Messora — già  musicista, consulente informatico ora blogger con il nome byoblu e ideologo di riferimento del M5S — è quello che due giorni fa ha definito i senatori folgorati sulla via dell’antimafia “quindici uomini sulla cassa del morto”, Bersani in questo caso.
Martinelli — 44enne bergamasco, giornalista, ex candidato Idv, dal 2007 legato a Grillo, che lo ha anche aiutato a raccogliere 16 mila euro per pagare una querela persa in primo grado — spiega che il compito a cui è stato chiamato è “uniformare le informazioni” e salvaguardare “i punti granitici” del Movimento: un’esigenza diventata stringente dopo la “inattesa” presa di posizione dei senatori su Grasso.
Il ruolo di portavoce, assicurano, resterà  affidato ai capigruppo Crimi e Lombardi.
Ma quelle sono cariche che, secondo le regole, durano solo tre mesi: Messora e Martinelli lavoreranno sì dietro le quinte, ma senza scadenza di mandato.
E di certo, si faranno sentire.
Messora ha già  pubblicamente dichiarato di non aver gradito i primi passi degli eletti Cinque Stelle.
Ecco cosa scriveva sul suo blog quattro giorni fa: “Allora, vedete, non che non vadano bene, ma certe cose che fate e che dite, come se tutto si riducesse all’amministrazione di un piccolo comune di periferia, in questo contesto dovrebbero essere ricalibrate. È bello che andiate in Parlamento in bicicletta, ma gli italiani non arrivano alla fine del mese, e tutto sommato la gita in bicicletta è una cosa simpatica, ma non dà  l’impressione di essere risolutiva. È abbastanza irrituale che vi presentiate di fronte ai dipendenti della Camera e del Senato e, mentre vi accolgono per regolare le procedure di inizio mandato, qualcuno di voi si lasci sfuggire che sono in troppi lì dentro, e che magari qualcuno è un mangiapane a tradimento. D’accordo, anche quelli sono tagli che si potrebbero fare, ma forse conta di più avere un certo stile, un po’ di classe, e forse anche un tantino di rispetto nei confronti di quelli che comunque, fino a prova contraria, sono dei lavoratori anche loro. E non sono sicuro che tutti, là  fuori, la vedano come una grande prova di coerenza. Siamo d’accordo che la plastica inquina, ma ecco.. diciamo che incentrare tutta la comunicazione sui bicchierini usa e getta con i nomi scritti a pennarello, come alle feste di compleanno, magari non è la strategia migliore per comunicare al Paese, questo benedetto Paese che voleva un ricambio di classe dirigente e che si aspetta soluzioni, che voi siete gli uomini giusti per dargliele. (…) Basta con i palloncini colorati, con le targhette rimosse al Parlamento, con i 6 euro del pasto alla mensa della Camera con tanto di sondaggio su internet per chiedere se il prezzo è giusto. La gente potrebbe smettere di capirvi, e questo sì che sarebbe un male. La gita è finita, riponete le divise da Boy Scout e tirate fuori l’abito da statista”.
Su La Cosa e sul blog di Grillo, le parole di Messora in questi giorni hanno pesato parecchio: è lui che invitava Pd e Pdl a votare un governo Cinque Stelle, è lui che ha fatto sapere di vedere di buon occhio l’ipotesi di Rodotà  premier, sempre lui che parlò dell’ipotesi (irrealizzabile) di prorogare l’esecutivo Monti.
Martinelli invece è rimasto ai margini, tant’è che è lui stesso ad ammettere che la telefonata dello “staff di Casaleggio” arrivata “nel fine settimana” è “piovuta dal cielo”.
Devono averlo visto all’opera in una delle tante trasmissioni tv a cui ha partecipato: da TeleLombardia fino a Mattino5, sempre in qualità  di “grillologo”.
Dice di essere uno “terra terra”: ieri ha provato a chiamare Messora ma gli ha risposto “la sua segretaria”: “Io, — dice — non sapevo neanche che ne avesse una”.
Dovrà  abituarsi, Martinelli alle luci dei riflettori e al rischio di vedersi passato ai raggi X.
Subito dopo il voto, consigliava a Grillo e Casaleggio di prendere “qualche precauzione in più per la loro sicurezza”.
Troppe telecamere sotto casa, troppi inviati sotto le finestre: “I nuovi ‘guru’ della politica italiana sono tanto esposti quanto soli”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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PER USCIRE DALL’ANGOLO MONTI APRE ALLA LEGA E TRADISCE IL PROGRAMMA ELETTORALE

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

CONTATTI TRA LEGHISTI E CIVICI IN NOME DEL “REALISMO”… PRIMA DEL VOTO AVEVANO POSIZIONI INCONCILIABILI

A 24 ore dall’avvio delle consultazioni Mario Monti cerca di uscire dall’angolo.
Con i suoi ragiona su come «sbloccare» lo stallo politico e far nascere un governo visto che un ritorno alle urne a giugno tra Palazzo Chigi e il Tesoro viene giudicato «pericolosissimo » per la tenuta finanziaria del Paese.
E la novità  è quella di una inaspettata apertura ai lumbà rd di Maroni: «Si potrebbe partire con un esecutivo guidato da Bersani con il sostegno di Scelta Civica e della Lega», è la conclusione alla quale è giunto l’ex rettore della Bocconi. Ma a precise condizioni.
A cosa stia lavorando Monti dopo la batosta sull’elezione dei presidenti delle Camere lo dice Linda Lanzillotta: «Vogliamo garantire al Paese condizioni di stabilità  e di coinvolgimento delle forze responsabili ».
Si tesse la tela per arrivare a un governo di coalizione. Il tentativo di Bersani di coinvolgere i cinquestelle per Monti resta una chimera anche dopo la spaccatura grillina al Senato.
«Più realistico lavorare sulla Lega», è il giudizio al quale sono arrivati nelle ultime riunioni il premier e i suoi.
Un progetto affrontato anche ieri pomeriggio nel quartiere generale di Via del Corso tra il Professore e i big del partito, tra i quali Olivero, Riccardi e Calenda.
I primi abboccamenti per capire quanto le aperture di Maroni siano serie è già  partito e dai contatti tra parlamentari civici e lumbà rd – racconta un pontiere – «i leghisti sembrano fare sul serio».
Caduto il pregiudizio di Monti – che fino a pochi giorni fa liquidava l’ipotesi Lega ricordando le differenze su riforme ed Europa – si pensa a come imbastire la trattativa.
Primo, per il premier uscente è vitale chiarire i «tre o quattro punti» su cui si baserebbe l’alleanza con democratici e leghisti.
E vista la distanza tra i soggetti in questione, l’idea è quella di trovare un accordo subito «scrivendo veri e propri disegni di legge» da approvare una volta lanciato il governo.
Un modo per ridurre al minimo gli spazi per litigi e fibrillazioni.
E il primo tema che per Monti andrebbe chiarito è il federalismo, dando subito alla Lega punti graditi come la Camera delle autonomie e disarmarla sul terreno che potrebbe usare per far ballare il governo.
Poi un accordo dettagliato sui provvedimenti economici e sulle riforme non rinviabili: legge elettorale, politica e istituzioni.
Quando saliranno al Colle per le consultazioni i civici diranno a Napolitano che per loro l’incarico dovrebbe andare a Bersani.
Poi se il segretario pd fallirà , si cercherà  un altro nome (non Monti, giurano a Chigi) «in grado di mettere insieme tutti» per un governo che negli auspici del premier dovrebbe durare almeno fino a ottobre, anche se l’ideale per non correre rischi sui mercati sarebbe giugno 2014.
Ma i numeri di una possibile alleanza Pd-Monti-Lega (163 senatori, solo 5 in più della maggioranza) non sarebbero in grado di dare sicurezze.
Per questo, per evitare uno scenario “alla Prodi”, il premier e i suoi cercano l’idea per coinvolgere il Pdl o quanto meno per incassare una sua non ostilità .
La strada – racconta un big montiano – sarebbe quella di trovare «una figura per il successore di Napolitano non del Pdl ma che non crei ansia a Berlusconi».
Intanto tra divisioni interne che stanno lacerando Scelta Civica, ieri sera i senatori montiani all’unanimità  hanno eletto Mario Mauro capogruppo, con Linda Lanzillotta che si sarebbe tirata indietro perchè i civici la vorrebbero spendere per la vicepresidenza del Senato o per la presidenza di una commissione di peso (Bilancio). Alla Camera resta la spaccatura tra montezemoliani e cattolici: tra Romano e Balduzzi potrebbe così spuntarla una terza figura di sintesi.
Oggi il voto.

Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)

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BERLUSCONI: “PM ASSOCIAZIONE A DELINQUERE”, ANM: “ACCUSE INAUDITE”

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

IL CAVALIERE DI LOTTA E DI PARLAMENTO RITORNA ALLA SUA OSSESSIONE

Il Cavaliere di lotta e di Parlamento ora minaccia la «battaglia di piazza», se la sinistra conquisterà  anche il Quirinale. È la chiamata alla mobilitazione dei suoi da parte del leader politico che si sente accerchiato e dell’imputato che da qui a qualche settimana teme l’affondo finale. «I miei legali mi dicono che stanno per arrivare delle sentenze pesanti, una follia perchè l’affare Ruby è stata tutta una montatura, ma preparatevi al peggio» avverte Silvio Berlusconi rivolto ai senatori Pdl che lo ascoltano, cupi e in silenzio.
Sono le tre del pomeriggio, nella sala della commissione Difesa, piano terra di Palazzo Madama.
Il capo allude alle «condanne in arrivo» per il processo Ruby, all’appello Mediaset. Ma anche al giudizio immediato di Napoli per la compravendita dei parlamentari.
Teme il carcere, non ne fa mistero.
«Mi vogliono arrestare, all’interno della magistratura c’è una parte che ha formato una specie di associazione a delinquere che usa il potere giudiziario a fini politici», rincara.
E ripete come una ossessione anche lì: «Vogliono farmi fare la fine di Craxi, ma hanno sbagliato persona».
Preoccupato dai due presidenti delle Camere, soprattutto dall’elezione di Pietro Grasso al Senato, «hanno scelto un pm, andando contro il sentire del 37,7 per cento dei cittadini che non vogliono la magistratocrazia ».
Sortite che scatenano di nuovo la reazione dell’Anm e del suo presidente Rodolfo Sabelli: «Pensare alla magistratura come ad un’associazione a delinquere è cosa che non riesco neanche a commentare, un insulto inaudito assolutamente intollerabile».
Arriva a mezzogiorno alla riunione di gruppo a Montecitorio, grazie alla quale ottiene il legittimo impedimento a Milano proprio nel processo Ruby.
Udienza slittata al 25 marzo e, di conseguenza, l’imminente sentenza.
Gli occhiali scuri sono gli stessi con cui è comparso sabato a Palazzo Madama. Presenza obbligata, per indicare Brunetta capogruppo (verrà  poi eletto oggi pomeriggio) a dispetto dei malumori interni; Schifani, sempre su sua indicazione, è stato invece già  acclamato ieri pomeriggio al gruppo di Palazzo Madama.
I toni che usa il capo sono quasi drammatici: «Teniamoci pronti a tutto e consideriamoci in campagna elettorale, se votassimo oggi vinceremmo, siamo già  in testa con 2,5 punti di vantaggio sulla sinistra».
Li striglia, li vuole pronti a dare battaglia nelle tv, «soprattutto sui temi della giustizia », la manifestazione di Piazza del Popolo di sabato segnerà  lo start.
Anche se la partita politica non è ancora chiusa, si dice pessimista: «Credo che la sinistra sceglierà  anche il presidente della Repubblica e allora daremo battaglia nel Parlamento e nelle piazze».
Lui è pronto «a un intervento al giorno in aula, nelle piazze e ovunque».
Comunque convinto che Bersani o chi per lui un governo lo formerà , con l’aiuto dei grillini, «tutti no tav e centri sociali, soprattutto impauriti dal ritorno al voto», e dai montiani.
Il premier uscente viene messo alla berlina: «Si è offerto prima come presidente del Senato, poi come presidente della Repubblica ed è stato respinto con risate, ora spero non si liberi il posto di Ct della nazionale di calcio» conclude Berlusconi tra i sorrisi e gli applausi dei presenti in Sala Colletti a Montecitorio.
I processi, l’esclusione dai giochi e infine il conflitto di interessi pur di farlo fuori, conclude il Cavaliere davanti ai senatori, ma «le priorità  sono altre, l’economia, il fisco, le riforme».

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)

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BERSANI ADESSO APRE AL PDL: “DIALOGO PER IL QUIRINALE MA NON SARA’ SILVIO A SCEGLIERE”

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

DA AMATO A GRASSO. SI ALLARGA LA LISTA DEI NOMI

«Il problema esiste. Non è un’invenzione di Berlusconi». Al netto dei toni e delle minacce del Cavaliere, Pier Luigi Bersani sa che il Pd non può permettersi un’occupazione militare delle cariche istituzionali, tanto più dopo una mezza vittoria. E che sul nuovo presidente della Repubblica «occorre cercare una soluzione anche con il Pdl. Non su un nome loro, ovviamente. Ma si deve provare a condividere una proposta».
È un passo che segue la difficile partita del governo, per il quale rimane il veto assoluto di Largo del Nazareno a una collaborazione con il centrodestra.
Però il Quirinale è chiamato a rappresentare, per i prossimi sette anni, il Paese. Compresi gli otto milioni di elettori berlusconiani.
Il segretario del Pd è convinto che il voto del 24 e 25 febbraio abbia cambiato radicalmente la geografia del Parlamento.
La massiccia presenza dei 5stelle «modifica il concetto stesso di condivisione e di unità  nazionale che abbiamo conosciuto nelle precedenti legislature».
Eppure il centrodestra è ancora lì, sconfitto ma vivo.
Per questo, escludendo figure di parte come quella di Gianni Letta, andrà  aperto un confronto con il Cavaliere. Con una variabile nuova e non di poco conto: il Movimento di Grillo.
Nell’ottica di un dialogo con il Pdl, riaffiora subito il nome di Giuliano Amato, una storia iscritta nella sinistra italiana, con molti passaggi contrastati nel rapporto con Ds, Ulivo e Partito democratico.
L’ex premier può contare sul sostanziale sostegno del centrodestra, ma resta l’incognita 5stelle, dei quali Bersani non vuole e non può fare a meno.
Il Pd perciò si prepara a lavorare su altri nomi che appaiono lontani dal mondo di Berlusconi.
«Ma facciamo l’esempio di Grasso – ragionano a Largo del Nazareno – . Certo, è un senatore eletto nel Pd. Allo stesso tempo è una personalità  che ha collaborato con i governi di tutti i colori. Ed è un nome che avrebbe potuto raccogliere voti del centrodestra anche al Senato».
Trovare un punto d’incontro in questo Parlamento appare un’impresa impossibile, più della formazione di un esecutivo.
Altri candidati in campo sono Stefano Rodotà , Gustavo Zagrebelsky, Giuseppe De Rita. E Romano Prodi, naturalmente.
Su Massimo D’Alema, che avrebbe il sostegno dell’intero centrosinistra da Nichi Vendola a Enrico Letta, si ipotizza una sponda con il Pdl, come per Amato.
Anche se dalla Bicamerale in poi, Berlusconi è sempre riuscito a scottare il presidente del Copasir uscente.
E Mario Monti, da tempo, lo vede come il fumo negli occhi.
Il riferimento del Pd a Grasso, alla sua possibilità  di allargare il consenso (la prova è il voto di sabato) non è casuale.
Il neopresidente del Senato è di diritto nella rosa dei papabili.
Mentre, secondo Bersani, non potrà  essere utilizzato per un governo di larghe intese o del Presidente «che non esiste perchè dalle urne non è uscito uno schema Pd-Pdl-Monti».
Il segretario punta a un incarico che gli consenta di cercare la maggioranza in Parlamento.
Aprendo a Monti «in continuità  con gli impegni internazionale assunti», alla Lega se cerca «un filo di interlocuzione istituzionale», ai 5stelle «puntando su proposte e scadenze come quella del conflitto d’interessi».
A questi partiti il Pd è pronto a concedere posti-chiave in Parlamento. «A Grillo vogliamo dare i vicepresidenti alla Camera e al Senato. E due questori, che hanno in mano la cassa del Palazzo. Vogliono controllare? Possono farlo. Ma ci vuole un accordo. Devono sapere che se votano solo i nomi loro, come hanno fatto sabato, non otterranno nulla».
È questa la sfida di Bersani. Avere il via libera del Colle per andarsi a cercare una maggioranza al Senato sulla base del programma.
Un precedente c’è: quello del primo Berlusconi, 1994, che strappò la fiducia al Senato senza avere la certezza dei voti.
Ma i dubbi di Napolitano, alla vigilia delle consultazioni che cominciano domani, non sono sciolti. «Le elezioni dei presidenti delle Camere non hanno cambiato il dato oggettivo – è il ragionamento del capo dello Stato – . Il centrosinistra ha una maggioranza assoluta a Montecitorio e una relativa a Palazzo Madama. Ha dimostrato però che non esiste una maggioranza contrapposta».
Significa che se il Pd «lo chiede», avrà  l’incarico per il suo leader.
Poi, la palla passa a Bersani, tocca a lui «fare le sue consultazioni». Se il segretario non porta i numeri (ed è consapevole di non averli), Napolitano avrebbe molte remore a mandarlo alle Camere.
Bersani però insiste: punta sulla qualità  delle proposte, sui nomi della squadra (da Barca, agli stessi Rodotà  e De Rita).
Ma se fallisce e l’unica strada alternativa è quella del voto?
Napolitano non vuole che sia un governo guidato dal leader che ha semivinto le elezioni e senza fiducia a portare l’Italia al voto.

Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)

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BERLUSCONI METTE L’ELMETTO: “SE PRENDONO IL COLLE E’ GUERRA”

Marzo 19th, 2013 Riccardo Fucile

PRECETTATE LE TRUPPE: “MOBILITAZIONE PERMANENTE”, IL CAVALIERE E’ SICURO CHE IN SENATO VOTERANNO PER IL SUO ARRESTO

Il volume di fuoco è impressionante, da Armageddon.
Tradisce il terrore di essere fatto fuori da tutto, con un pezzo di partito (silente) che ha difficoltà  a seguirlo verso la bella morte.
Berlusconi è consapevole di essere al duello finale, per la vita o per la morte.
Attende oggi da Napoli la decisione sul rito abbreviato per il presunto «acquisto» del senatore De Gregorio.
A Milano la Boccassini scalpita per condannarlo al processo Ruby e quindi avanti con un legittimo impedimento dietro l’altro.
Dopo l’uveite, ieri ad esempio era a Roma con i suoi deputati e senatori per eleggere i capi gruppi e preparare tutti alla grande guerra quando verrà  condannato e se il Pd dovesse fare asso pigliatutto: presidenza di Camera, Senato, della Repubblica e pure governo Bersani con i voti dei grillini.
Ecco lo spettro che si aggira a Palazzo Grazioli. «Quelli, i grillini, anzi le cavallette, fanno finta di essere contro tutto e tutti, ma sono di estrema sinistra, dei No Tav, giustizialisti, ci odiano e pur di ammazzarci voteranno la fiducia a Bersani. Avremo il governo il più di sinistra della storia italiana e d’Occidente».
Assetto di guerra e non a caso è stato eletto capogruppo alla Camera il supercombattente Brunetta, mentre Schifani, sceso dalla poltrona istituzionale che gli stava a pennello, sarà  costretto a indossare mimetica e anfibi.
Ma per il Cavaliere i corvi rossi della politica e della magistratura non avranno il suo scalpo. «Vogliono arrestarmi, farmi fare la fine di Craxi, ma hanno sbagliato persona».
Mescola sempre piano politico e giudiziario. Minaccia la sinistra.
Se occuperà  il Quirinale, sarà  «un golpe», dopo aver piazzato un Pm sul più alto scranno di Palazzo Madama.
E allora «battaglia nelle piazze e nel Parlamento. Consideriamoci in campagna elettorale, torniamo tra la gente», ha detto il leader Pdl che considera morta la proposta fatta da Alfano di sostenere un governo Bersani, purchè si parli di come affrontare la situazione economica e di un candidato del centrodestra per il Quirinale.
Colombe con ali legate, falchi in volo con gli artigli affilati.
Tutti però terrorizzati che si stringa la tenaglia Pd e un pezzo di M5S: inghiotterebbe Berlusconi (e il suo partito) nelle sabbie mobili del Senato dove sono tutti pronti a votare l’ineleggibilità  e la richiesta di arresto del Cavaliere, qualora arrivasse.
Con molto ottimismo della volontà , il pontiere Paolo Bonaiuti definisce di apertura una nota dei gruppi parlamentari nella quale si dice che il Pd è «ancora in tempo per fermarsi e per cambiare strada prima che sia troppo tardi».
Ma il resto della nota trasuda lessico anticomunista da anni ’50, tipico di Berlusconi e Brunetta: «Dopo settant’anni di invidia e di odio sociale nei confronti del ceto medio, di chi col lavoro, col sacrificio, col rischio di impresa ha saputo conquistarsi una posizione di benessere, la sinistra italiana non riesce a cambiare. Privi di ogni senso di responsabilità , indifferenti agli interessi generali del Paese, ciechi di fronte ai drammi delle famiglie e delle imprese, anzichè aprirsi ad una collaborazione con i moderati, il Pd preferisce condannare l’Italia all’ingovernabilità , alla depressione economica».
Sabato tutti a piazza del Popolo, accanto a Silvio contro la «magistratocrazia».
Il capo è pronto «a un intervento al giorno in Parlamento, nelle piazze, ovunque…».
E il vicepresidente del Csm, Michele Vietti giocando d’anticipo suggerisce a magistrati: «Di fronte agli attacchi moderate i toni».
Ma per il Cavaliere è campagna elettorale permanente.
Tanto il centrodestra secondo Silvio vincerà  (i sondaggi gli dicono che il Pdl è sopra di 2,5 punti rispetto al Pd). E questa volta senza brogli.
Sì perchè ieri è tornato a parlare di brogli elettorali, senza i quali il Pdl avrebbe vinto con 800 mila voti di scarto.

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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