PER USCIRE DALL’ANGOLO MONTI APRE ALLA LEGA E TRADISCE IL PROGRAMMA ELETTORALE
CONTATTI TRA LEGHISTI E CIVICI IN NOME DEL “REALISMO”… PRIMA DEL VOTO AVEVANO POSIZIONI INCONCILIABILI
A 24 ore dall’avvio delle consultazioni Mario Monti cerca di uscire dall’angolo.
Con i suoi ragiona su come «sbloccare» lo stallo politico e far nascere un governo visto che un ritorno alle urne a giugno tra Palazzo Chigi e il Tesoro viene giudicato «pericolosissimo » per la tenuta finanziaria del Paese.
E la novità è quella di una inaspettata apertura ai lumbà rd di Maroni: «Si potrebbe partire con un esecutivo guidato da Bersani con il sostegno di Scelta Civica e della Lega», è la conclusione alla quale è giunto l’ex rettore della Bocconi. Ma a precise condizioni.
A cosa stia lavorando Monti dopo la batosta sull’elezione dei presidenti delle Camere lo dice Linda Lanzillotta: «Vogliamo garantire al Paese condizioni di stabilità e di coinvolgimento delle forze responsabili ».
Si tesse la tela per arrivare a un governo di coalizione. Il tentativo di Bersani di coinvolgere i cinquestelle per Monti resta una chimera anche dopo la spaccatura grillina al Senato.
«Più realistico lavorare sulla Lega», è il giudizio al quale sono arrivati nelle ultime riunioni il premier e i suoi.
Un progetto affrontato anche ieri pomeriggio nel quartiere generale di Via del Corso tra il Professore e i big del partito, tra i quali Olivero, Riccardi e Calenda.
I primi abboccamenti per capire quanto le aperture di Maroni siano serie è già partito e dai contatti tra parlamentari civici e lumbà rd – racconta un pontiere – «i leghisti sembrano fare sul serio».
Caduto il pregiudizio di Monti – che fino a pochi giorni fa liquidava l’ipotesi Lega ricordando le differenze su riforme ed Europa – si pensa a come imbastire la trattativa.
Primo, per il premier uscente è vitale chiarire i «tre o quattro punti» su cui si baserebbe l’alleanza con democratici e leghisti.
E vista la distanza tra i soggetti in questione, l’idea è quella di trovare un accordo subito «scrivendo veri e propri disegni di legge» da approvare una volta lanciato il governo.
Un modo per ridurre al minimo gli spazi per litigi e fibrillazioni.
E il primo tema che per Monti andrebbe chiarito è il federalismo, dando subito alla Lega punti graditi come la Camera delle autonomie e disarmarla sul terreno che potrebbe usare per far ballare il governo.
Poi un accordo dettagliato sui provvedimenti economici e sulle riforme non rinviabili: legge elettorale, politica e istituzioni.
Quando saliranno al Colle per le consultazioni i civici diranno a Napolitano che per loro l’incarico dovrebbe andare a Bersani.
Poi se il segretario pd fallirà , si cercherà un altro nome (non Monti, giurano a Chigi) «in grado di mettere insieme tutti» per un governo che negli auspici del premier dovrebbe durare almeno fino a ottobre, anche se l’ideale per non correre rischi sui mercati sarebbe giugno 2014.
Ma i numeri di una possibile alleanza Pd-Monti-Lega (163 senatori, solo 5 in più della maggioranza) non sarebbero in grado di dare sicurezze.
Per questo, per evitare uno scenario “alla Prodi”, il premier e i suoi cercano l’idea per coinvolgere il Pdl o quanto meno per incassare una sua non ostilità .
La strada – racconta un big montiano – sarebbe quella di trovare «una figura per il successore di Napolitano non del Pdl ma che non crei ansia a Berlusconi».
Intanto tra divisioni interne che stanno lacerando Scelta Civica, ieri sera i senatori montiani all’unanimità hanno eletto Mario Mauro capogruppo, con Linda Lanzillotta che si sarebbe tirata indietro perchè i civici la vorrebbero spendere per la vicepresidenza del Senato o per la presidenza di una commissione di peso (Bilancio). Alla Camera resta la spaccatura tra montezemoliani e cattolici: tra Romano e Balduzzi potrebbe così spuntarla una terza figura di sintesi.
Oggi il voto.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)
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