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“IL FOGLIO” SI È INTRUFOLATO AL MATRIMONIO DI ITALO BOCCHINO E DI GIUSEPPINA RICCI, DOVE IL NUOVO POTERE IN SALSA MELONIANA HA FATTO SFOGGIO DI SÉ

FINI OFFICIA LA CERIMONIA, GASPARRI IN PRIMA FILA CON ALEMANNO. PER FDI, PRESENZIA LA COPPIA DONZELLI-BIGNAMI. TRA I PRESENTI IL GENERALE DELLA FINANZA, FRANCESCO GRECO, E IL NUOVO CORTEGGIATISSIMO DIRETTORE DELLE DOGANE, ROBERTO ALESSE… VISSANI CON SCARPE DI PELLE ROSSA. CESARE PREVITI IN T-SHIRT BIANCA

Il Royal wedding è stato una patacca. Il matrimonio dei Ferragnez una robetta. L’unico vero grande matrimonio è l’Italo Bocchino wedding, 10 giugno 2023, Villa Lina, Ronciglione. In nome della legge vi dichiariamo che Italo ci ha detto sì: “Vi invito al mio matrimonio con Giusi”.
Giusi è Giuseppina Ricci ed è bella come Grace Kelly. Gli toglie pure le rughette sul viso ogni tre settimane. E’ chirurga estetica. Lui è il principe della destra, l’allievo di Pinuccio Tatarella, il fratellino di Gianfranco Fini, il solo che tiene testa ad Andrea Scanzi a Otto e mezzo.
Giorgia Meloni ogni volta che lo vede in video sbarluccica: “Con dieci Italo, io mi prendo pure l’Europa”. La storia della repubblica è solo una lancetta del suo amore.
Le sue prime nozze sigillavano la stagione politica di Silvio Berlusconi. Era il 1995. Le sue seconde, oggi, sono chiaramente la promessa dell’età Meloni. Il giornale: “Ci dobbiamo essere”. Non si può. Come annunciato nei più importanti siti di gossip: “Il matrimonio di Italo e Giusi è a porte chiuse nella graziosa Ronciglione, in provincia di Viterbo”.
Carabinieri, servizio d’ordine. Assicurata anche la presenza di uomini di governo, oltre alla partecipazione garantita di Fini, celebrante del matrimonio civile.
Telefoniamo a Italo, che è anche direttore editoriale del Secolo d’Italia. “Direttore, portiamo il pranzo da casa. Italo, facci entrare. Italo, per noi il tuo matrimonio vale più di dieci feste al Quirinale, quelle del 2 giugno. Urbano Cairo rilegge, ogni mezz’ora, l’intervista che tu e Giuseppina avete rilasciato, e che gli ha fatto fare il botto di clic”.
Tra gli invitati veniamo a sapere che ci sarà pure il ministro Genny Sangiuliano, ma Genny Sangiuliano, per un favore del genere, chiederebbe come minimo il monografico del lunedì del Foglio, a sua firma. Oltre ventottomila battute su Benedetto Croce. Non si può fare. La resa non esiste. Il vicedirettore non vuole saperne.
La destra di Italo è inclusiva: “Un tavolo lo troviamo”. Italo è cuore napoletano. Italo, sei il nostro futuro e la libertà. Italo, grazie. Italo ci gira il prezioso link che vale più di un Btp valore. E’ il link con tutte le comunicazioni per accedere all’Italo wedding. Non lo possiamo comunicare a nessuno.
Finiamo in coda sulla Cassia, dietro una Lancia Musa del 2004 che fa tanto destra. Ci ferma pure la polizia a cui diciamo che siamo diretti a un matrimonio. L’agente fa notare che non abbiamo messo il fiocco. Come invitati siamo una cippa.
Per strada, tra la Roma-Viterbo, numerosi annunci sulle patate novelle a buon prezzo. Questo racconto sta diventando un purè. E’ l’emozione. Il navigatore, che è stato chiaramente sabotato da Andrea Scanzi, impazzisce. Non si sa come, ma prendiamo un tragitto che ci fa allungare di trenta minuti.
Il count down adesso ci fa paura. Entriamo a Ronciglione e ci perdiamo in pieno centro. Il vigile urbano capisce subito: “Siete per il matrimonio di Italo. L’Italo wedding. E’ festa nazionale. Siete quasi arrivati. Si trova a pochi metri da qui”.
Italo e Giuseppina non sposatevi, intendiamo dire, attendeteci. Ecco la villa, le automobili dei carabinieri. Siamo a un passo dall’Italo wedding. Ci fermano perché non somigliamo per nulla a Lucia Annunziata. Il carabiniere guarda un giovane riccioluto con una lista gold. Si guardano a loro volta. Butta male. “Signore, lei non c’è”. Italo, vieni a salvarci! “Si accosti”.
Il carabiniere, cortesissimo: “Sa, ci sono quelli che cercano di entrare all’ultimo minuto. Chiamano gli sposi e ovviamente gli sposi, che sono felici, non riescono a dire di no. Finisce sempre che si trovano a dover aggiungere posti per persone che neppure conoscono. Questi invitati dell’ultimo minuto, mi creda, sono i peggiori”.
Vediamo entrare Carmelo Briguglio, ex deputato di An e oggi al fianco del ministro Nello Musumeci, con papillon e gli occhialini rotondetti. Ricorda il grandissimo Philippe Daverio. Sfreccia una Porsche Cayenne. Sarà forse dell’Annunziata? Vai a sapere.
A seguire le auto di Maurizio Gasparri e di Gianni Alemanno. Sembra Fiuggi, trent’anni dopo. C’è pure l’avvocato Peppino Valentino, che è il più amato dagli ex missini. Il carabiniere ci dice che quello, sì, quello, a cui ha fatto gli onori, è addirittura il generale della Gdf, Francesco Greco, un giorno sicuramente futuro comandante generale della Gdf. Hai capito. Restiamo sempre accostati. Il count down scorre. Il giovane riccioluto si scioglie in un sorriso: “Italo ha detto sì. Entrate”.
Italo tu sei meglio del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, che, per il sito Dagospia, sarebbe addirittura presente, invitato. Siamo finalmente dentro Villa Lina. Parcheggio, a destra. Come non detto. Villa Lina è la villa dove ha pernottato D’Annunzio, il Vate. Ma si sa che il Vate è come Garibaldi, l’eroe che ha dormito in una casa in ogni angolo d’Italia.
Una dolcissima signora ci avvisa che Villa Lina è però davvero speciale perché è la prima villa italiana con piscina olimpionica e che qui vengono a sposarsi perfino dal Libano. “Prosegua, avanti. Gli invitati sono già dentro”. Ci sono statue, ruscelletti, e c’è pure il fieno. E’ bucolico, da sogno. Italico, Italo.
All’ingresso vengono consegnati gli ombrellini di carta per proteggersi dal sole e il bigliettino fatato, la mappa per il tavolo. Ovviamente del tavolo se ne parla dopo. Pochi metri e poi lui. Lo sposo. Italo. C’è Italo! E’ vestito meglio del Windsor. E sapete perché? La scuola. Italo non si nasce, ma si diventa.
Dicevamo della fortuna di Italo. Quando si cresce con Tatarella, si combatte politicamente con Gianfranco Fini, si ragiona con Pietrangelo Buttafuoco (hanno vissuto a Roma nella stessa casa i loro anni più belli) è naturale che si diventa Italo.
Il presidente come avrebbe potuto mancare? Il presidente è solo un presidente. In realtà, alle nozze di Italo, doveva esserci pure quello del Senato, Ignazio La Russa, ma, purtroppo, un inderogabile impegno istituzionale, un passaggio storico, la finale di Champions League dell’Inter, ha impedito a La Russa di unirsi.
Che comunità, quella degli ex An. Ma, come dicevamo, per questa comunità c’è solo un presidente. Il rosa, in Italia, lo ha sdoganato lui. Chi, prima del presidente, aveva il coraggio di indossare le cravatte color rosa? Chi? Chi, prima del presidente, portava gli abiti a quadrettoni, sartoria ischitana? Lo vediamo seduto su una piccola sedia a dondolo mentre studia il codice civile che reciterà con il suo italiano superbo.
E’ il presidentissimo Fini, l’ex presidente della Camera, il segretario di An, lo zio della destra italiana, lo zio di Meloni, di Galeazzo Bignami, di Giovanni Donzelli (che poi vedremo arrivare in compagnia delle loro mogli).
La svolta di Fiuggi l’ha voluta lui. “Che fai? Mi cacci” è la frase che l’italiano offeso dalla vita, e dal capo, sogna tutte le notti di urlare a squarciagola, così come Fini la urlò a Silvio Berlusconi. Eroe. Furono i migliori anni della loro vita. E’ Fini che ha tolto il grasso della destra e infatti, Fini, è sempre magro e profumato come un albero di limone. Ci avviciniamo pure noi come l’urologo Mirone, invitato a nozze: “Presidente si ricorda? Ero militante di Futuro e Libertà”. Sentite che risposta: “Non si preoccupi, caro professore, un reato prescritto”.
Ci presentiamo. Italo è troppo preso, comprensibilmente. Ha pensieri solo per la sua Giusi che, dopo la preziosa intervista di Candida Morvillo, sul Corriere, sappiamo essere la luna di Italo.
Chiediamo aneddoti sugli sposi, sui matrimoni aennini. Lo zio: “Ho perso il conto dei matrimoni che ho celebrato. A Roma, durante la sindacatura Rutelli, tutti i romani di destra, che mi volevano sindaco, mi chiedevano di celebrare i loro matrimoni. Ma sono stato consigliere comunale anche ad Aprilia, Reggio Calabria, Marino e Brescia. E quindi anche quelli. Quanti chicchi di riso nella mia vita. Non ha idea. Ma parliamo d’altro. Devo dire la verità. Ho rimproverato Italo. Sono quasi le 11,50 e non è stato versato neppure un goccio di spumante. Così non va bene”.
Concordiamo con il presidente. Ora capite perché Fini era davvero “il compagno Fini”? Insieme allo zio seguiamo con gli occhi lo sposo. Italo ha appena salutato il nuovo direttore delle Dogane, Roberto Alesse, corteggiatissimo, già capo di gabinetto di Fini e tante altre cariche che servirebbe un paragrafo per elencarle. Indossa un abito modello Fini, perché la classe è sempre classe.
Quello che fa marameo con la barba, alla Russel Crowe, è invece Mario Orfeo, il direttore del Tg3, l’ultima casa in collina del Pd in Rai, ma anche “fratello di Italo, non d’Italia”, e con la calza da vero Gallo.
Lo zio Fini ha capito che abbiamo bisogno della sua guida. Ci indica un invitato che dice corrispondere al triestino Roberto Menia, mentre, a destra, quello è il super editore Pippo Marra dell’Adnkronos.
Era invitato pure l’editore del Riformista e Unità, Alfredo Romeo, ma non ce l’ha fatta, così come non ce l’ha fatta Piero Sansonetti. Ma qui l’editoria fa da testimone in ogni senso. Quello di Italo (il testimone) è il supermanager Francesco Dini, vent’anni a Mediaset e altri venti nel gruppo Espresso di Carlo De Benedetti.
La testimone di Giuseppina è invece la sorella. Non lasciamo Fini, almeno fino a quando non ci caccia. Tutti vogliono il selfie con lo zio e chiunque si avvicini gli chiede: “Presidente, lei ci manca. Presidente, torni”. Lui: “Vivo sereno. La vita è cambiata. E’ più lenta. Ho giocato la Champions, il resto mi sembra campionato”.
I Ray Ban, che erano gli occhiali dello zio, sono gli occhiali da sole più esibiti all’Italo wedding. Mentre lo zio Fini accende il toscanello, con il nostro accendino, si presenta una damigella. Sembra la sposa. Ed è come se lo fosse. Tiene per mano un ragazzo e lo presenta con tenerezza allo zio Fini.
Dice al fidanzatino: “Lo sai che lui mi ha cresciuto, mi teneva in braccio?”. Lo zio sta quasi per commuoversi: “Sei uguale a tua madre”. E’ Antonia, la figlia di Italo, avuta dal suo primo matrimonio. L’altra, vestita come la sorella, è Eugenia. Ma ci sono anche le due figlie di Giuseppina.
La famiglia Ricci-Bocchino è allegra, come Allegra è la moglie di Luca Josi, l’ultimo dei socialisti, presente pure lui per Italo. Quanti ricordi, ma anche quanti affetti sacrificati. Lo testimonia ancora lo zio: “Alla fine resta solo l’amore, e chi meglio di me lo può dire?”.
Lo zio: “Dovete sapere che Italo si è formato con Luciano Laffranco, uomo di intelligenza unica. Era il capo dei Grifoni. Si tratta del movimento goliardico degli studenti perugini. A quel tempo, la goliardia era sul serio qualcosa di intelligente. Laffranco era titolare di una libreria. Italo ha avuto come maestri Tatarella e Laffranco. E’ stato Laffranco a teorizzare la svolta di Fiuggi”.
Lo zio e Italo hanno almeno cinque librerie nella loro testa. Quanto leggevano. Lo zio, anticipa, ha preparato una serie di aforismi sul matrimonio che intende declamare. E noi ci allontaniamo perché è venuto a salutarlo forse l’ospite simbolo dell’Italo wedding. E’ un italiano, un chirurgo, che ha il record di trapianti riusciti.
Militante del partito Fratelli di Italo. Si chiama Cataldo Doria. Ha preso un volo dall’America, insieme a tutta la famiglia, perché non voleva mancare alle nozze. Dirige la divisione trapianti della Jefferson University. Ci sono fratelli di Italo nel mondo e ci sono pure già cinquanta sedie allestite che attendono. Cerchiamo un amico della sposa e lo troviamo. Dice di chiamarsi Giovanni e, come Briguglio, porta il papillon. Che chic.
Chiediamo a Giovanni se sarebbe disposto a cedere il codice del telefono alla sua compagna, così come hanno fatto Italo e Giusi. Sarà il vero tormentone del matrimonio. Giusi e Italo hanno dichiarato di possedere entrambi il codice segreto del loro rispettivo telefono perché il loro amore non ha opacità.
Fini garantisce dopo: “Sono due piccioncini. Si amano, si vede”. L’amico di Giuseppina dice che lui “non ce la fa a dare il codice” e che non vuole avere il codice della sua compagna, fedele al motto “occhio che non vede, cuore che non duole”.
Il cuore quanto bene e male può fare. Giovanni Donzelli, vicino a sua moglie, dovreste vederlo. Non le lascia mai la mano. Si è tagliato pure i capelli e sorride anche a noi che gliene abbiamo combinate.
Vicino a lui c’è Galeazzo Bignami, figlio di Marcello, colonna della destra bolognese. E’ ritenuto da tutti gli invitati il più preparato Fratello d’Italia. Italo chiede alla figlia Antonia: “Ma quando arriva Giusi. Quando, quando?”. Da Napoli (anche la bomboniera è campana, del maestro Ferrigno, un cornetto) è intanto sbarcato Stefano Caldoro, ex governatore socialista, e sempre dalla Campania, con moglie, è arrivato anche Maurizio Pietrantonio, direttore generale del Festival di Ravello, già sovrintendente al Teatro Lirico di Cagliari.
Segnatevi questo nome. I napoletani, Vincenzo De Luca, gli orchestrali, lo vogliono alla guida del San Carlo di Napoli, teatro dove il fantasma dell’Opera è sempre Carlo Fuortes. Genny Sangiuliano cosa farà a questo punto? La Rai è l’ovunque nazionale.
Partecipa all’Italo wedding pure il parlamentare di FdI Luca Sbardella, membro della Vigilanza Rai, che, giustamente, fa notare agli amici: “Ma perché fare una commissione di Vigilanza alle 8 di mattina, sempre alle 8 di mattina? Ma che modo è?”.
Parlando di Rai, non si può che fare menzione di Gasparri, che in Rai è sempre il leader del partito Gasparri. Racconta che lui è sposato da quarant’anni. Urge un documentario sulla coppia Gasparri. Se troviamo la moglie, vi spergiuriamo che le faremo l’intervista del secolo. Mancano davvero pochi minuti, ma qualcuno ha già procurato dello spumante Franciacorta Mille dei Fratelli Muratori che si accompagnerà, come leggiamo sull’invito (acquerello su carta, a firma di Eugenia Bocchino) al “vino Grecante di Arnaldo Caprai, al Merlot Lapone e al Florus Banfi”.
Caffè quanti ne volete. Sul prato di Villa Lina, di fronte a manufatti di roccia antica, e quasi esoterica, una donna si interroga: “Ma io quello lo ricordo. Il nome ce l’ho sulla lingua”. E’ una figura celebre degli anni berlusconiani. Sulla lingua, sulla lingua. E’ un uomo dal fisico asciutto, uno straordinario ottantottenne e sbalordisce tutti perché, sotto la giacca, come fa Armani, porta una t-shirt di colore bianco. Magnifica.
Ma chi è? Non c’è dubbio è proprio Cesare Previti, l’ex ministro della Difesa, berlusconiano, ed è accompagnato dalla moglie, attrice teatrale, capello corto biondo. Donna di gusto.
E’ lei a rivelarci che la t-shirt di Cesare è della casa di moda Kiton. Cesare si diverte un mondo. Ottantotto anni e non sentirli. Ci consente di dargli del tu e ci annuncia che questa estate se ne va in barca a vela, alla faccia di tutti i magistrati che nella sua vita ha combattuto, con la freccia e con il manoscritto. Anm, birignao!
Ma chiediamo lumi. Ci siamo dimenticati di dire che, dopo il primo calice Mille, che abbiamo visto, anche noi Mille e ancora Mille, come la canzone di Orietta Berti. Parliamo con Previti, come se fossimo al bar di piazza di Pietra a Roma. Domandiamo a Cesare se ha votato Meloni e lui: “Me piace. Certo, l’ho votata. Giorgia è gajarda. Ha dieci anni di governo garantito. La sua squadra di governo deve solo compiere il salto di qualità. Meloni era finora un mistero. Io dico un mistero necessario. Oramai è la certezza. Evviva”.
Gianni Alemanno cerca le polpette con la paprika e il piattino con la cozza spumantosa. Orfeo che è direttore, se leggesse questo pezzo, ci farebbe notare che non abbiamo ancora detto nulla sull’abito della sposa. Ma, per fortuna, noi gli stiamo lontano. Servono indiscrezioni sull’abbigliamento. Giuseppina dove ha comprato l’abito che toglierà il fiato? Aiutati dalla moglie di Previti andiamo a chiedere a Susette, l’amica di Giusi che lavora con lei. “Non ricordo, ma vedrete. Rimarrete a bocca aperta”.
La band Baraonna ci avvisa. La sposa, la sposa. La sposa arriva. Italo è già con le mani sull’anello. Lo zio Fini afferra i documenti, aiutato dal delegato comunale. Andiamo. Vediamo Giuseppina incedere e ora si capisce perché Italo tritura Scanzi ogni sera, in televisione. Il paragone con Grace Kelly lo fa un’amica. Diadema, capelli, portati dietro. Il velo è lunghissimo. Viene voglia di sposarsi, salvo pensare che, se come Italo dovessimo dare il codice a nostra moglie, finiremmo all’ergastolo. Facciamo sposare Italo e Giuseppina.
Lo zio meglio di un prete recita la formula delle formule: “Lei è il signor Italo Bocchino? Lo dica forte e chiaro. Lei è la signora Giuseppina Ricci? Lo dica forte e chiaro. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà…”. Non ci crederete, ma mentre lo zio è impegnato nella sua funzione civile, si alzano in cielo dei droni per catturare questi momenti di felicità. Sono paparazzi tecnologici.
Premette lo zio Fini: “Ero indeciso se dirlo, ma confido nella vostra generosità e nella loro (rivolto a Giuseppina e Italo) ironica intelligenza”. Ecco l’ultimo aforisma: “L’amore disinteressato della sposa toglie le rughe dal cuore del suo uomo. Auguri!”.
Orfeo, che vuole sempre arrivare primo sulle notizie, è pure il primo a lanciare il riso. Giuseppina prende la parola e piange dalla gioia. Ringrazia gli amici che sono stati vicino. Sangiuliano, che ogni giorno si fa comunicare le vendite dei libri dell’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini e che li confronta ai suoi per dire: “Io ho venduto più di Franceschini”, ha l’occhialetto lucido. Ripone infatti l’occhiale da vista nel taschino e mette quelli da sole. Sono color argento. Li avrà rubati ai Depeche Mode?
Lo raggiungiamo e ci spiega che con Italo l’amicizia è lunga, dai tempi del Fuan . Ma Sangiuliano dice che lui non è uomo d’interviste e che lui fa solo editoriali in prima pagina. E’ un metodo: “I direttori mi chiedono l’intervista e io rilancio sempre. Ti faccio un editoriale. Funziona”.
Il maestro Vissani, che è amico di Italo, scarpe di pelle rossa, concorda che i matrimoni di Italo sono il solo cronometro della politica italiana. Ma gli invitati replicano che l’unica vera leadership è quella di Vissani che ha sbancato l’uninominale Ronciglione-Viterbo, con il suo riso carnaroli, cucinato con “uva e olio di rosmarino, pallotte cacio e ova”.
Sangiuliano, che ormai ci teme, chiede al cameriere di tenerci a debita distanza, ma noi siamo ormai amici di Italo che ci chiama direttamente al telefono per assicurarsi che siamo ben alimentati. Ve la vedete una come Elly Schlein che telefona solo per chiedere all’invitato elettore: “Stai mangiando?”. Il cameriere non fa altro che ripianare il calice sotto il pergolato del tavolo Gerusalemme.
Ci indicano che al tavolo c’è un campione della comunicazione come Luca Ferlaino, figlio di Corrado, e che la donna, che si è appena alzata, con il cappello più scintillante della festa, è Donna Tatarella, la professoressa Tatarella.
Sulle note di “Malafemmena”, che Italo e Giuseppina cantano in coro con Luigi Carbone, presidente di sezione del Consiglio di stato, ed ex capo di gabinetto di Roberto Gualtieri al Mef, decidiamo di inseguire Donna Tatarella per afferrare i suoi pensieri. Previti ci schiaccia l’occhio. Andate. Raggiungiamo la professoressa Tatarella Filipponio che è una fan di Giorgia Meloni.
C’era chi ha perfino ipotizzato la presenza della premier. Ma la nostra premier, dicono qui a Villa Lina, da Palazzo Chigi avrebbe benedetto Giuseppina e Italo. Ed è naturale. Non può che benedire questa bella comunità che, alla fine, l’ha fatta crescere patriota e forte.
E’ vero che lei ha ricominciato da sola, con l’altro zio Ignazio, e che si è inventata FdI, ma Bocchino e Fini sono l’eleganza della destra: gemelli d’oro, libri antiquari, quotidiani di carta, galanteria. Cercano ancora le cose belle, le poesie, come fa Donna Tatarella.
A Italo consegna questo foglio. E’ una poesia di Erich Fried: “E’ assurdo dice la ragione / e quel che è, dice l’amore. E’ ridicolo dice l’orgoglio / E’ avventato dice la prudenza / E’ impossibile dice l’esperienza / E’ quel che è dice l’amore”. Dopo tutto questo sapere confessiamo alla professoressa Tatarella che ci sentiamo travolti d’amore. E lei: “E’ la condizione più felice. Il resto cosa volete che sia?”.
E’ questo il vero inno della comunità. Giuseppina dirige, Italo accompagna: “Staje luntana da stu core / a te volo cu ‘o penziero, ca tenerte sempre a fianco a me!”. Donzelli, Bignami, anche loro: “Si’ sicura ‘e chist’ammore / comm’i’, so’sicuro ‘e te…”.
Lo zio Fini si allontana proprio quando arriva la strofa, o forse siamo noi che non lo troviamo più.§
Diceva prima: “Si amano, si amano. Guardi. Guardi come è bello vederli. Io lo so cosa significa amore. Se c’è qualcuno che lo ha conosciuto, e sofferto per amore, quello sono io”.
E’ la strofa che lui mastica di nascosto, quando nessuno lo vede, è quella la strofa dell’amore, la strofa che Giuseppina si scambia con Italo: “Oje vita, oje vita mia / Oje core ‘e chistu core / si’ stata ‘o primmo ammore/ e ‘o primmo e ll’urdemo sarraje pe’ me”.
(da Il Foglio)

This entry was posted on lunedì, Giugno 12th, 2023 at 20:42 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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