A BAKHMUT SI LOTTA FINO ALL’ULTIMO UOMO: I SOLDATI UCRAINI AMMETTONO CHE I RUSSI AVANZANO MA KIEV HA ORDINATO DI RESISTERE A OLTRANZA FINO ALLA CONTROFFENSIVA
LO SCONTRO IN UCRAINA STA CAMBIANDO LO STUDIO DELLA LOTTA SUL CAMPO: È LA GUERRA DEL FUTURO, FATTA DI DRONI E COMUNICAZIONI SATELLITARI, E NON DALLA LENTEZZA DELLE TRINCEE
Yura Damianek ha 27 anni e dalla fine del febbraio 2022 comanda uno dei vecchi T-72 russi che ancora costituiscono il grosso delle unità corazzate ucraine, tra cui la sua Decima Brigata carristi. [Bakhmut […] è diventata il simbolo del braccio di ferro per il Donbass sembra in procinto di cadere.
«È vero ciò che affermano i media citando i servizi d’intelligence della Nato, i russi sono avanzati parecchio negli ultimi giorni nel centro di Bakhmut e le nostre vie di rifornimento si sono fatte più fragili. Ma lo Stato maggiore sa il fatto suo. Crediamo che continuerà a chiedere ai soldati di resistere nella zona urbana occidentale per eliminare il massimo numero di soldati russi e tenere concentrata la loro attenzione, mentre noi stiamo preparando la nostra prossima offensiva. Quando però diventerà troppo oneroso, e i nostri rischieranno l’accerchiamento, riceveranno l’ordine di ripiegare».
«Questa è già la guerra del futuro, fatta di droni e comunicazioni satellitari, marcata dalla velocità dell’innovazione e certo non dalla lentezza delle trincee. Un secolo fa gli eserciti si muovevano come giganti vecchi, qui invece tutto è rapido, in perenne evoluzione, come fosse un laboratorio a cielo aperto. Le due parti si esaminano a vicenda e continuano a riadattare e reinventare le rispettive strategie. Sino a poco fa le nostre accademie militari Nato studiavano ancora sui modelli della guerra del Kippur combattuta da arabi e israeliani nel 1973. D’ora in poi sarà invece quella russo-ucraina e dettare legge», sosteneva tra gli altri Hew Strachan della Saint Andrews University.
E infatti i carristi della Decima Brigata non muovono cingolo senza che i loro droni, guidati dai collegamenti satellitari garantiti da Starlink, non segnalino le unità nemiche e i loro spostamenti. «Abbiamo i carri armati, però quasi mai ci siamo impegnati in scontri diretti con i tank avversari. I russi in genere usano i loro carri come fossero cannoni semoventi, li interrano, oppure li proteggono con tronchi e cemento. Le armi più efficaci che usiamo in entrambi gli eserciti sono i droni muniti di razzi e i missili anticarro in dotazione alle fanterie»
La speranza di questi carristi sarebbe ricevere i nuovi super-tank tedeschi Leopard 2 o i britannici Challenger 2S, i pochi sofisticati Abrams americani non sono ancora arrivati e restano una chimera.
«Però di questi si parla tanto e si vede molto poco. Qui nel settore di Bakhmut noi non ne abbiamo mai incontrato neppure uno. Sappiamo solo che lo Stato maggiore sta cercando di risparmiare il meglio delle armi occidentali per poi scatenarle massicciamente nella prossima offensiva», dice a sua volta Serhii Jidkot, che a 41 anni comanda la brigata corazzata e soppesa con attenzione ogni parola.
I russi posseggono circa 2.000 tank, gli ucraini più o meno la metà e però la qualità dei loro arsenali sta rapidamente migliorando grazie agli aiuti Nato.
E quando scatterà l’offensiva ucraina? «Non lo vengono a dire certo a me. Osservando dal campo, credo che saranno necessarie ancora almeno tra le due e quattro settimane, o forse più. Il meteo è cattivo, pioverà ancora. Il fango è troppo fresco, in queste condizioni appena escono dalle strade asfaltate i nostri mezzi non riescono a procedere oltre i 30 km all’ora».
(da il Corriere della Sera)
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