ACQUE AGITATE NEL PDL PER BRANCHER NUOVO MINISTRO AL “LEGITTIMO IMPEDIMENTO”
ACCUSATO DI APPROPRIAZIONE INDEBITA, EVITERA’ COSI’ DI PRESENTARSI IN TRIBUNALE: LE CENTO VITE DELL’EX SEMINARISTA… NON SI SA DI COSA DOVRA’ OCCUPARSI, CERTAMENTE NON DI DIFENDERSI IN AULA…E BOSSI NON SI FIDA PIU’ DEI SUOI
Un politico Pdl di Belluno, Dario Bond, come il nome dell’agente segreto, è stato l’unico a gioire alla notizia che Aldo Brancher era stato nominato in gran segreto ministro per l’Attuazione del federalismo: “finalmente possiamo ritenere di avere anche noi il nostro De Gasperi”.
Il paragone tra uno dei padri della Repubblica (sicuramente uomo probo) e Aldo Brancher, noto finora soprattutto per le disavventure che lo portarono in carcere ai tempi di Tangentopoli e anche in questi tempi sotto processo per appropriazione indebita, forse dimostra solo la pochezza di certa classe dirigente piediellina.
Ma sono stati in molti a storcere il naso, all’interno del partito, sia per il modo in cui è stato nominato, sia per la mancanza di un motivo politico apparente.
Al federalismo si dedicano già tre ministri (Bossi, Calderoli e Fitto), semmai era necessario nominare quello allo Sviluppo economico, vedovo di Scajola.
E poi nessuno ne sapeva nulla, cosa abbastanza atipica: quando il premier in Consiglio dei ministri lo ha annunciato, tutti si sono guardati in viso, temendo uno scherzo.
Il più seccato era Bossi che si è visto apparentemente commissariato dalla nomina, anche se Brancher è metà leghista e metà pidiellino.
Per diversi giorni il senatur ha dovuto ribadire alle sue truppe che il ministro al federalismo rimane lui, ma il sospetto che cova che è la trappola sia stata concordata tra il premier e un leghista che sapeva e non ha detto nulla al capo (un nome a caso, Calderoli).
Ma vediamo il curriculum dell’erede di De Gasperi.
Una gioventù da seminarista, nel 1993 Brancher passa alle cronache come il primo uomo Fininvest a finire a San Vittore.
Ex manager di Publitalia, divenuto assistente personale di Fedele Confalonieri, si occupa dei rapporti istituzionali con i partiti.
I giudici di MIlano, durante l’interrogatorio del ministro alla salute De Lorenzo raccolgono testimonianze sugli spot anti-Aids.
Realizzato dallo Stato, durava 40 secondi e venne trasmesso a profusione dal Biscione, ovviamente a pagamento.
Per ringraziare ilministro dei tanti spazi pubblicitari acquistati, Brancher, secondo l’accusa, allunga al ministro due bustarelle di 150 milioni l’una.
Brancher a quel punto si costituisce e si fa 3 mesi di carcerazione preventiva, ma non parla.
E’ un duro e la sera Berlusconi e Confalonieri, per farlo sentire meno solo in carcere, scorrevano in Mercedes luongo il perimetro di San Vittore, per fargli sentire il loro sostegno morale (lo ha raccontato il premier stesso).
Brancher viene condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi, la prescrizione e la depenalizzazione in seguito lo salveranno.
Da quel momento diventa l’uomo di raccordo tra Berlusconi e Bossi, sempre presente alla riunioni più riservate tra i due.
Finisce in qualche altra inchiesta e lascia anche qualche traccia: come in quella in cui il banchiere Fiorani rivela che era Brancher a indicargli i nomi dei politici da finanziare e in cui ricorda anche di aver dato 200 mila euro a lui e a Calderoli per la campagna elettorale.
E’ proprio questo il processo che non lo vedrà partecipe, in quanto ha chiesto di avvalersi del legittimo impedimento, approvato dal governo nei mesi scorsi.
Una strana coincidenza: nominato ministro appena in tempo per evitare il processo.
Senza ancora una delega precisa messa per iscritto.
Un dicastero in più per un erede di De Gasperi?
O solo una furbata vergognosa per aiutare un sodale a sottrarsi alla giustizia?
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