OPERAI DI TUTTO IL MONDO FATEVI CONCORRENZA: LA FIAT CERCA UNA FINALE MONDIALE ITALIA-POLONIA
IL LINGOTTO FA SOLO I SUOI INTERESSI, COME SEMPRE: NON E’ CERTO PER PATRIOTTISMO CHE HA PROPOSTO INVESTIMENTI A POMIGLIANO…I POLACCHI COMINCIAVANO AD AVANZARE PRETESE E ALLORA CHE C’E’ DI MEGLIO CHE GIOCARE LA PARTITA SU DUE TAVOLI, TIRANDO IL COLLO AI LAVORATORI ?
Dopo il risultato del referendum fra i lavoratori Fiat di Pomigliano che ha visto mobilitati azienda, sindacati, governo e sindaci su fronti contrapposti, è tutto un fiorire di ipotesi tra piani a, b, c che sembra di essere all’Aquila, a parlare di case parzialmente o totalmente disastrate.
In realtà il referendum ha messo in luce solo qualche elemento: in primo luogo che i sindacati contano sempre meno, in proporzione a un difetto crescente di rappresentanza reale dellle istanze dei lavoratori.
Ormai la categoria sindacale è divisa in due componenti: quella che dice sempre sì a governo e imprenditori, a prescindere dalle offerte, percorrendo la strada minimalista “dell’accontentarsi oggi per non ottenere nulla domani”, dall’altra quella che fa finta di dire di no, salvo poi ritagliarsi un ruolo nella gestione successiva della vittoria dei collaborazionisti.
Non a caso, alla fine, a Pomigliano, nonostante marce e marcette, i no hanno abbondantemente superato, con il 36% di consensi, le previsioni.
Qualcuno a destra ha parlato di veterosindacalismo, in parte può anche esere vero se si avesse l’onestà di qualificare la controparte di altrettanto veterocapitalismo.
In ballo c’è sicuramente la necessità di assicurare un lavoro a 50.000 campani, se calcoliamo anche l’indotto, dall’altro l’esigenza di difendere anche dei diritti reali.
Significativo il commento di un operaio di sinistra al clima che aveva creato Fiat prima del voto: “Un atteggiamento peggio che nel fascismo, Mussolini almeno era sociale”.
Quello che vorremmo sottolineare è che, come sempre, quando si tifa per uno o l’altro, si rischia di perdere di vista una visione generale.
In questo caso nessuno ha rimarcato il gioco duplice della casa del Lingotto. Nessuno si è chiesto perchè mai Fiat, che a suo dire non avrebbe alcuna convenienza a trasferire la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano, andrebbe incontro a un investimento a perdere.
In soldoni: se Fiat sta cosi bene in Polonia, perchè non c’è rimasta?
E perchè , dopo aver promesso ai polacchi, anni fa, di mantenere la produzione nel loro Paese, adesso vorrebbero abbandonarla?
Qualcuno crede ancora al richiamo patriottico, alla base della scelta di Marchionne?
In realtà anche i polacchi cominciavano ad avere qualche “pretesa di troppo”, stanno avanzando richieste sindacali, mettendo a rischio un certo livello di produttività .
Come un arbitro di calcio sventola il cartellino giallo dell’ammonizione come deterrente ai falli, ecco Marchionne sventolare, di fronte ai 22 indisciplinati in campo, 700 milioni di investimenti nei prossimi anni e 280.000 Panda.
In modo che i giocatori-operai, in cerca dell’ingaggio di sopravvivenza, si accontentino sempre di più (del meno).
Fiat ammette solo rilanci al ribasso e la partita mundial Italia-Polonia ha avuto solo inizio.
Un trappolone in cui sono tutti vittime, sia quelli che si sono opposti dichiarandosi poi però subito pronti a trattare, sia quelli che hanno fatto da lacchè e ora pretendono “il rispetto degli accordi”.
In mezzo che se la ride è la Fiat, come sempre, in attesa che vinca chi rinuncerà anche alla dignità .
Ne frattempo qualcuno si tramuterà in finanziare.
Il governo? Quello deve pensare alla giustizia.
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