AFFARE LA7, ULTIMO TENTATIVO PER FERMARE IL REGALO A CAIRO, L’AMICO DI BERLUSCONI
IL FONDO CLESSIDRA MIGLIORA L’OFFERTA
La storia di La7 è piena di giorni decisivi.
Quello di ieri è stato l’ennesimo di una lunga serie: scadeva il termine per presentare miglioramenti alle offerte vincolanti in vista del consiglio di amministrazione di Telecom, la controllante, che dovrà esaminarle il 7 febbraio.
Il fondo Clessidra di Claudio Sposito, di cui è consulente Marco Bassetti, ha ritoccato l’offerta.
Così da rimanere in corsa contro Urbano Cairo, il concessionario di pubblicità del canale pronto a comprarselo.
Chi si aspetta che il cda di giovedì prossimo segni la fine della storia si metta l’animo in pace.
Franco Bernabè, il presidente di Telecom, che controlla Telecom Italia Media di cui La7 è il pezzo più importante, non ha nessuna fretta.
In tutte le occasioni ha ribadito che lui vende solo al giusto prezzo, tanto le sorti di un colosso come Telecom non dipendono certo da una provincia dell’impero quale è la piccola tv.
La situazione è la seguente.
Telecom Italia Media è composta da due tronconi: La7, Mtv e Mtv Pubblicità da una parte e Telecom Italia Broadcasting, cioè antenne e frequenze, dall’altra.
La7 e Mtv bruciano cassa, l’infrastruttura guadagna.
Nei primi nove mesi del 2012 l’Ebitda, cioè il risultato della gestione prima di interessi sul debito e tasse, era negativo di 47,9 milioni per La7, di 6,5 milioni per Mtv mentre invece era positivo di 32,5 milioni per l’operatore di rete, Telecom Italia Broadcasting (soprattutto grazie all’affitto ad altri soggetti delle piattaforme di trasmissione). Clessidra vuole comprare tutto, la tv e l’infrastruttura, Cairo punta soltanto a La7 e Mtv.
E prendendosi quindi la parte meno redditizia, si aspetta che Telecom gli dia un incentivo, una sorta di dote da un centinaio di milioni di euro. In pratica che Bernabè lo paghi per togliere dal perimetro Telecom una fonte di perdite.
I giornalisti di La7 cominciano a essere preoccupati: sono noti i legami di Cairo con Silvio Berlusconi.
E con l’imprenditore torinese — suo è anche il Torino calcio — non c’è alcuna garanzia sulla linea editoriale e l’autonomia della televisione, diventata ormai quasi una all news (sono i programmi di informazione a dare identità alla rete).
Per il budget 2013 è già previsto un taglio del 30 per cento ai costi.
Chi conosce bene il dossier spiega che Cairo non ha alcun interesse a smontare il “modello La7”: il suo obiettivo, anche da editore, sarà comunque trovare pubblicità . Che arriva soltanto con gli ascolti (e fare una tv commerciale di innocuo intrattenimento è più costoso di una imperniata sull’informazione).
Con Cairo, comunque, il legame con Telecom non sarebbe rescisso, visto che l’infrastruttura di trasmissione resterebbe del gruppo telefonico.
Ma è chiaro che in tanti, dentro La7, si sentirebbero più tranquilli con Clessidra, a cominciare dai protagonisti dell’informazione dell’emittente che sperano di trovare un editore puro che garantisca loro un controllo forte sui contenuti.
Un accordo che magari si potrebbe sancire versando anche una fiche nella nuova società , secondo un’ipotesi circolata nei mesi scorsi.
In borsa gli investitori si divertono a trasformare ogni minima indiscrezione in uno spunto per muovere il titolo: ieri le azioni di Telecom Italia Media hanno chiuso in rialzo di quasi il 6 per cento.
Ma la verità è che Bernabè non avrebbe alcuna fretta (e probabilmente alcuna voglia) di liberarsi di La7.
Solo che anche lui ha datori di lavoro cui rispondere, cioè i soci di Telco, la holding che controlla Telecom Italia.
Sia Mediobanca che le Generali gradirebbero una vendita in tempi rapidi.
Ma la burocrazia dell’operazione è abbastanza complessa da permettere al presidente di Telecom di prendere tempo senza mai togliere formalmente dal mercato la televisione.
Non è scontato, però, che il cda si schieri tutto con il presidente, visto l’attivismo di Cairo (e l’offerta concreta di Clessidra, si parla di 350 milioni di euro).
C’è ancora una settimana, poi si arriverà all’ennesima giornata decisiva.
Anche Cairo, tutto sommato, ha come obiettivo minimo che lo share regga: se supera i 120 milioni di euro di raccolta pubblicitaria la sua provvigione si impenna.
E anche l’infinito dibattito sulla cessione del canale aiuta. Bene o male, purchè se ne parli.
Stefano Feltri
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