AGGRESSIONE CASAPOUND, IL PROCURATORE CAPO DI GENOVA: “SI INDAGA PER TENTATO OMICIDIO, NESSUNA INDULGENZA PER CHI GIRA CON COLTELLI”
ASCOLTATO IL GIOVANE DI SINISTRA ACCOLTELLATO… SI STRINGE IL CERCHIO: “ERANO GIOVANISSIMI”
È stato identificato l’uomo che ha subito una coltellata alla schiena da un gruppo che gravita intorno alla sede genovese di CasaPound. Incensurato, ha 35 anni e chiare simpatie di sinistra, ma non è particolarmente attivo. Non è ancora chiaro perchè non abbia presentato denuncia, ma chi gli ha parlato, anche tra il personale ospedaliero, riferisce che dopo l’aggressione subita era molto scosso e spaventato.
L’uomo, che per fortuna se l’è cavata con 7 giorni di prognosi, sarà convocato dagli investigatori della Digos nelle prossime ore.
E’ stato identificato grazie al referto del pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Sette giorni di prognosi, dice il referto, ma per la Digos e la Procura di Genova se il fendente, che ha lacerato maglia e giubbotto prima di arrivare nella parte bassa della schiena, avesse colpito un po’ più in alto avrebbe anche potuto essere mortale.
Per questo gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per tentato omicidio.
Per sopperire alla mancanza di una denuncia formale, oltre al ferito convocheranno a breve anche gli altri attivisti che hanno partecipato al volantinaggio.
Solo in un secondo momento saranno convocati i militanti di Casapound che si trovavano in sede quella sera e che sono stati tutti identificati: sono quasi tutti genovesi e molto giovani. Alcuni farebbero parte dell’associazione giovanile di CasaPound Blocco Studentesco.
Questo elemento viene confermato anche da uno degli attivisti che ha partecipato al volantinaggio culminato nell’aggressione: «Quelli che ci sono venuti addosso erano tutti giovanissimi e tutti uomini – racconta l’attivista che chiede di rimanere anonimo per timore di ritorsioni – al contrario di quello che hanno scritto nel comunicato di Casapound di donne quella sera non ne abbiamo viste. Brandivano cinghie e bottiglie che hanno continuato a lanciarci fino in corso Buenos Aires».
L’attivista racconta che il volantinaggio era cominciato intorno alle 23 in piazza Alimonda.
«A un certo punto abbiamo sentito urlare `Daje, prendilo’ e abbiamo visto venir giù di corsa dalla sede un primo gruppo. Siamo scappati verso corso Buenos Aires ma un gruppetto di 3-4 di noi è rimasto indietro ed è stato raggiunto. Non avevamo alcuna intenzione bellicosa, per questo ci siamo tenuti lontani dalla sede, volevamo solo fare controinformazione come già avevamo fatto in quella zona. L’azione è stata veloce, poi ho visto che il mio amico perdeva sangue dalla schiena».
IL PROCURATORE CAPO
«Bisogna evitare in tutti i modi che questo episodio abbia conseguenze e spirali varie. Dall’ altro lato sicuramente l’autorità giudiziaria non avrà nessuna indulgenza o arrendevolezza su episodi di violenza fisica o verbale». Così il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi interviene sull’accoltellamento ad un militante antifascista avvenuto venerdì sera mentre attaccava manifesti nei pressi della sede di Casapound, vicino via Tommaseo. «Voglio avvisare tutti gli interessati – prosegue Cozzi – afffinchè riportino tutto nell’alveo della dialettica e del confronto».
«Le indagini – continua il capo della procura genovese – mirano anche a capire se non vi siano state contaminazioni, nell’episodio in questione, con altri ambienti, come quello dello stadio. Le modalità del gesto infatti non sono solo quelle di tipo «politico». Comunque, tutti quanti devono sapere che non ci sarà nessun trattamento benevolo per chi gira armato e prova a fare valere le proprie idee con i coltelli».
«Da parte nostra – conclude Cozzi – bisogna stare attenti a eventuali proliferazioni di fatti del genere che vanno repressi e soffocati sul nascere. Non si può assistere e aspettare che succedano fatti gravi. A chi c’era quella sera dico che se sa qualcosa ha il dovere di parlare per aiutare le indagini».
(da “il Secolo XIX”)
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