AL SUD I PREZZI AUMENTANO MOLTO PIU’ CHE AL NORD: Il 27,8% IN 10 ANNI, IL 4,7% IN PIU’ CHE AL NORD
ANCHE SE IL LIVELLO DEI PREZZI IN MERIDIONE RIMANE ANCORA INFERIORE AL NORD, IL REDDITO AL SUD E’ DEL 36% IN MENO RISPETTO A UN LAVORATORE SETTENTRIONALE… SU ALIMENTI E BEVANDE I PREZZI AL SUD SONO CRESCIUTI DEL 39,2%, SUI CAPI DI ABBIGLIAMENTO DEL 36,6% E SUI TRASPORTI DEL 36,4%… ALTRO CHE GABBIE SALARIALI
Se è vero che chi si lamenta di più in Italia trova spesso più credito di chi tace, la regola ha trovato recentemente applicazione nel campo sociale.
Non è un caso che esistano disoccupati di serie A e altri di serie B, lavoratori che godono della cassa integrazione a altri no, precari mai stabilizzati che non hanno diritto mai a nulla, nonostante le promesse “non lasceremo indietro nessuno”.
Ci sono italiani che più che essere indietro, ormai sono finiti nel fossato e non li vede più nessuno. Sono stati calcolati in oltre 6 milioni i lavoratori che non godono di alcun ammortizzatore sociale. In compenso vi sono forze politiche che, prive di una visione globale, pensano solo a tutelare categorie limitate e locali, auspicando la reintroduzione delle gabbie salariali.
Invece che pagare di più che lavora meglio e produce di più, si dovrebbe pagare di più in base all’appartenenza regionale.
Sulla base dell’equazione “costo della vita più alto = salario più elevato”.
Ma spesso i ragionamenti si fanno ( in malafede) senza avere i dati reali sotto mano.
Vediamo qualche dato.
Negli ultimi 10 anni i prezzi al Sud hanno subito un aumento superiore alla media nazionale e ad altre zone del Paese.
Anche se nel Mezzogiorno il livello generale dei prezzi rimane inferiore ancora rispetto al Nord, determinando un costo della vita inferiore.
Ma ci si dimentica di un piccolo dettaglio: che al Sud il reddito disponibile è del 26% inferiore rispetto alla media nazionale e addirittura del 36% in meno nel confronto con le regioni settentrionali.
Se un lavoratore al Sud deve vivere con un reddito di più di un terzo in inferiore rispetto a uno del Nord, ha ben poco da gioire se recupera qualcosa grazie ai prezzi al consumo inferiori.
I dati sono del Centro Studi di Fipe-Confcommercio: in 10 anni i prezzi al Sud sono aumentati del 27,8%, 3 punti in più della media nazionale, 4,7 punti in più rispetto al ritmo registrato al nord. Sono state 8 le regioni ad avanzare a una velocità più sostenuta rispetto alla media italiana, di queste ben 5 si trovano in Meridione: Calabria + 31,3%, Campania + 28,8%, Puglia +26,9%, guidano la classifica.
I prezzi corrono di più nel ramo degli acquisti di alimentari, abbigliamento e spese per la casa (acqua, elettricità e combustibile), determinando una perdita del potere di acquisto.
Su alimentari e bevande al Sud i prezzi sono cresciuti del 39,2%, 9 punti in più della media nazionale, 14 in più rispetto al Nord Ovest.
In Campania gli alimentari segnano in 10 anni un trend di aumento del 43,7%, segue la Calabria con un + 41,9% ( media nazionale + 30%) .
Nel campo dell’abbigliamento e calzature, il Meridione riscontra aumenti del 36,6% rispetto a una media nazionale del 22,6% nel campo dei trasporti un aumento del 36,4% contro una media nazionale del 29,4%, nella ristorazione e alberghi il Sud segna un + 42,2% contro una media del 34,2%.
Un raffronto tra due città rende ancora più evidente la differenza: i rincari degli alimentari sono stati a Napoli in 10 anni del 54%, a Milano solo del 19,6%.
Un elemento calmieratore al nord è per esempio l’alto tasso di concentrazione della grande distribuzione organizzata che stimola la concorrenza sui prezzi, cosa che al Sud è ancora da vedersi. Un altro elemento riguarda la distribuzione e la consegna, con relativa mancanza al Sud di adeguate infrastrutture.
In ogni caso questi sono i dati reali che avvicinano sempre più pericolosamente il costo della vita nel meridione ai livelli del Nord, ma continuando i lavoratori meridionali a percepire un reddito da lavoro inferiore del 36% rispetto a chi lavora al nord.
Forse più che di gabbie salariali per favorire i lavoratori del Nord, prima bisognerebbe pensare a dare dignità ed equità ai lavoratori del meridione.
Leave a Reply