ALLA SILICON VALLEY RENZI HA SNOBBATO L’UNIVERSITA’ PUBBLICA DI BERKELEY PER ANDARE IN QUELLA DEI RICCONI
E NELL’ESCLUSIVA SINGULARITY UNIVERSITY CHI C’ERA TRA GLI ORATORI? LA FIGLIA DEL LOBBISTA BISIGNANI
Un paio di amici che lavorano in una delle famose start-up della Silicon Valley — peraltro non molto sospettabili di essere gufi, rosiconi o anziani dalemiani — mi hanno fatto notare un po’ incazzati due cosette sulla recente visita di Renzi in zona che, in effetti, mi erano sfuggite e che forse vale la pena di condividere.
La prima è che il premier — a San Francisco per parlare alla comunità dei geek e per portare investimenti in Italia — ha snobbato centri come l’Università della Californa di San Francisco e Berkeley (andando a Stanford solo per una cena esclusiva).
In particolare ha stupito il bidone a Berkeley, un’università pubblica, da sempre nelle primissime posizioni del ranking mondiale, che forse avrebbe reso bene il messaggio di un ateneo non privato che funziona.
Renzi ha scelto invece di incontrare i ricercatori alla Singularity University, una piccola università privata, molto costosa e che non rappresenta granchè la realtà della ricerca.
Insomma, un’ovattata bomboniera per ricchi.
Poi Renzi ha fatto sapere dagli Stati Uniti che vorrebbe “importare il modello universitario americano”: anche qui, non esattamente un esempio e un messaggio d’amore per le pari opportunità per chi proviene dai gradini più bassi della piramide sociale, ecco.
By the way, alla Singularity, tra gli oratori selezionati, c’era un’allieva d’eccezione, Lucrezia Bisignani, figlia del potente lobbista Luigi: cosa di cui la ragazza non ha ovviamente alcuna responsabilità — ci mancherebbe — ma anche questa scelta non è stata esattamente un messaggio di chi ci tiene far emergere i ‘venuti dal nulla’ sui ‘nati bene’, ecco.
E lasciamo stare che il giorno dopo Luigi sia scagliato contro Della Valle e per Renzi, nella nota rissa dei salotti nostrani, che naturalmente non c’entra niente, almeno si spera.
(“da gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it”)
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