ALL’AGENZIA PER LA CYBERSECURITY “ASSUNTI SENZA CONCORSO 2 SU 3” : DAL PRIMO MAGGIO I LAVORATORI SONO IN STATO DI AGITAZIONE PER PROTESTARE CONTRO LA “SCARSA TRASPARENZA SUL RECLUTAMENTO”
“POCHI CONCORSI, TROPPI ENTRANO PER MOTIVI POLITICI” (C’E’ L’EX ASSESSORE DI PADOVA VICINA A FDI, LA MOGLIE DEL SENATORE MELONIANO ANDREA DE PRIAMO E LA EX COLLABORATRICE DI MANTOVANO) … SENZA CONTARE I RICCHI PREMI E L’INCREMENTO DI STIPENDIO PER I MANAGER: IL DIRETTORE DELL’AGENZIA E’ IL PREFETTO BRUNO FRATTASI, CHE FU SCELTO DA MELONI
Scenario: un’infrastruttura cruciale del paese, per esempio un ospedale, è sotto attacco hacker. I terminali sono inaccessibili, la rete sta per crollare. Da Roma le operatrici e gli operatori del Csirt, la centrale operativa dell’Agenzia per la cybersecurity, vengono chiamati per fare quello che più volte hanno già fatto in questi mesi: e cioè intervenire su quei server, salvare un pezzo del Paese.
Questa volta potrebbero però non rispondere. Perché in protesta sindacale con quello che doveva essere il fiore all’occhiello dell’amministrazione pubblica italiana e che, invece, denunciano i lavoratori che dal primo maggio sono in stato di agitazione, ha preso subito i vizi della peggiore amministrazione pubblica: «Scarsa trasparenza nei processi di reclutamento del personale e progressione di carriera del personale», «modalità di ingresso e selezione da altre amministrazioni né pubblico né chiaro». A finire, come ha raccontato Repubblica , nel mirino del Cisa-Sibc-Acn, il primo sindacato che si è creato all’interno dell’Agenzia, «il ricorso massiccio di comandi delle altre amministrazioni», dice il segretario Valerio Marone.
Troppi pochi i concorsi, dicono. E troppe persone arrivate, senza esperienza necessaria per un ruolo così delicato, da altre amministrazioni dello Stato. Acn è infatti un posto che fa gola: il contratto è lo stesso di Banca d’Italia — seppur proprio i sindacati denunciano da tempo che non tutti gli istituti sono stati mutuati — e soprattutto c’è un altissimo numero di dirigenti con stipendi assai importanti. Qualche numero: a oggi Acn ha 363 persone in servizio, di cui 288 a tempo indeterminato. La metà sono le 140 che hanno fondato l’Agenzia arrivando per lo più da altri enti. Il nucleo maggiore è arrivato dai Servizi. E poi tanti anche i militari. «Solo 123 quelli assunti con il concorso», dice il sindacato. Che segnala anche il punto dei ruoli.
Al 31 gennaio del 2024, quando in pianta organica c’erano 309 persone, 212 erano inquadrati come «manager e alta professionalità» mentre gli operativi erano soltanto gli altri 97. C’è poi il tema di chi sono le persone arrivate in Agenzia sui quali in questi mesi si sono sollevate diverse polemiche.
Qualche esempio: l’ex assessore di Padova, Marina Buffoni, vicina a FdI, Alessandra Ruggiero, moglie del senatore di Fdi Andrea de Priamo, o Eliana Pezzuto, già tra le più strette collaboratrici del sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano.
Di contro da Acn hanno risposto rivendicando sempre la massima trasparenza e spiegando che i comandi, soprattutto nella fase della start up dell’Agenzia, sono stati inevitabili perché appunto c’era da creare la base su cui lavorare.
Non a caso oltre che dal Dis, tanto sono i militari arrivati dalle varie forze armate. «E ci sono — spiegano a Repubblica fonti dell’Agenzia — a fronte di
soltanto 36 persone in comando non a tempo indeterminato concorsi banditi per più di 150 persone ».
E ancora: di alcune settimane fa la notizia di un incremento ulteriore di stipendio (che può arrivare fino al 7 per cento) che si sono riconosciuti i manager attraverso l’ «indennità di funzione ampliata».
Ma al di là del merito della questione, tutto questo certamente sta mettendo in difficoltà il direttore dell’Agenzia, il prefetto Bruno Frattasi, che fu scelto da Giorgia Meloni (e in particolare dal sottosegretario Mantovano) per prendere il posto di un maxi esperto di cyber, qual è Roberto Baldoni, e che da tempo non ha però soltanto supporters all’interno della maggioranza: prima la vicenda Equalize (anche se è stato provato che nessun server è stato bucato), poi la vicenda dei numeri di telefono delle massime cariche dello stato finiti in siti privati online (cosa, in realtà, successa anche in altri paesi), ora le polemiche sindacali, sono stati tutti elementi che hanno indebolito una gestione che viene accusata da destra di essere poco operativa. In questi mesi si sono fatti i nomi di diversi possibili successori. Ma Frattasi resiste. Almeno per il momento.
(da agenzie)
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