ANTONIO TAJANI OSPITA IL PRESIDENTE DEL PPE, MANFRED WEBER, A ROMA, PER APRIRE LA STRADA ALL’ALLEANZA POPOLARI-CONSERVATORI, E STRONCA IL “CAPITONE”
“NON È POSSIBILE ALLEARSI CON IL GRUPPO IDENTITÀ E DEMOCRAZIA”… E DAL CARROCCIO SI INCAZZANO: “I POPOLARI, QUELLI CHE DA DECENNI MAL GOVERNANO CON SOCIALISTI E SINISTRA? NO, GRAZIE”
I nostri comuni valori cristiani sono alla base dell’identità europea: Antonio Tajani e Manfred Weber usano le stesse parole per sancire la definitiva ricucitura tra il Ppe e Forza Italia, archiviando lo strappo di febbraio frutto delle critiche di Berlusconi a Zelensky.
Tuttavia, tra Fi e Lega, scoppiano scintille. Al voto europeo manca un anno, ma nel centrodestra è già clima di campagna elettorale. Tajani è netto nel segnare i confini politici dell’intera operazione: «La possibile alleanza può essere fatta tra conservatori, liberali e popolari. Non è possibile – chiarisce il coordinatore azzurro – fare un’alleanza con il gruppo di ID (il gruppo a cui è iscritto il partito di Salvini)
La Lega è molto diversa da Afd e deciderà cosa fare, se rimanere in quella famiglia politica o meno. Rispetto la volontà di quel partito e toccherà a loro decidere cosa fare. Siamo alleati in Italia, e le questioni europee riguardano le famiglie europee».
Immediata arriva la replica piccata del partito di Matteo Salvini: «I Popolari, quelli che da decenni mal governano in Ue a braccetto con socialisti e sinistra? No, grazie», dichiarano gli europarlamentari della Lega Marco Zanni, presidente gruppo Id, e Marco Campomenosi, capo delegazione Lega.
C’era uno strappo, doloroso, da ricucire. Manfred Weber, il presidente dei popolari europei, a metà febbraio aveva clamorosamente annullato una due giorni a Napoli a causa delle scomposte dichiarazioni di Silvio Berlusconi sul «signor Zelensky».
Quasi quattro mesi dopo Weber è tornato a Roma per dire che «Forza Italia è il pilastro del Ppe in Italia» e per lanciare una lunga campagna elettorale verso il rinnovo dell’Europarlamento che riserva già scintille.
L’obiettivo lo spiega Tajani, senza remore: «Forza Italia è centrale all’interno della famiglia del Ppe, in prospettiva anche delle elezioni europee. Faremo di tutto perché possa esserci un cambio di maggioranza, con una maggioranza formata da Popolari, Conservatori e liberali».
Faremo di tutto, sottolinea. Mai il coordinatore di FI era stato così netto: ogni sforzo sarà profuso per mettere all’angolo i socialisti e ribaltare l’asse che in questo momento sostiene Ursula von der Leyen.
L’abbraccio con i conservatori è un traguardo al quale Weber e Tajani lavorano da tempo, con la sponda istituzionale di Giorgia Meloni. È l’argomento che fa da sfondo alla visita di Weber a Roma: in mattinata, davanti a una platea di almeno un centinaio di europarlamentari del Ppe nella sala dei gruppi della Camera. Di pomeriggio, nel prosieguo dei lavori – a porte chiuse – a Villa Magistrale
Il cantiere della nuova alleanza è aperto. E Weber pone un solo paletto. Ma significativo: «Il Ppe combatte per un’Europa più forte. Chiunque sarà nostro alleato in futuro dev’essere convinto di voler partecipare a un progetto comune di rafforzamento dell’Europa». No a estremisti e a euroscettici, insomma.
Ma il muro di sbarramento diventa ancora più alto nelle parole di Tajani che aprono lo scontro in un centrodestra che si vorrebbe esportare in Europa ma che comincia a litigare all’ombra del Cupolone: Salvini non risponde solo per cortesia istituzionale all’altro vicepremier Tajani. Ma lascia un commento ufficiale ai suoi luogotenenti Marco Zanni e Marco Campomenosi: « Dobbiamo prendere atto, forse, che il Ppe preferisce continuare il cammino con Macron e le sinistre e la maggioranza Ursula. La Lega è al lavoro per cambiare questa Ue che non funziona, partendo proprio da quelle regole che colpiscono l’Italia che socialisti e popolari hanno promosso e votato in questi anni».
Dito puntato sulla contraddizione di un partito che oggi, e per un anno ancora, sta in una maggioranza coi socialisti ma opera per costriuire una coalizione alternativa. In realtà, la strada non è semplice: Weber ha resistenze nella Cdu/Csu tedesca, in Polonia il rapporto fra Ppe e Conservatori è logorato da una durissima campagna elettorale fra il presidente Morawiecki e il suo predecessore (popolare) Donald Tusk.
(da agenzie)
Leave a Reply