ATTACCO AL MODELLO RIACE, IL SINDACO INDAGATO PER CONCUSSIONE E TRUFFA SOLO PERCHE’ UTILIZZA I FONDI PER CREARE BORSE LAVORO PER INSEGNARE UN MESTIERE AI PROFUGHI
IL SISTEMA RIACE E’ UN MODELLO IN TUTTA EUROPA, IN ITALIA CHI FA INTEGRAZIONE VERA DA’ FASTIDIO E VIENE COLPITO CON CAVILLI BUROCRATICI
I ‘bonus e le ‘borse lavoro’ alla base del ‘sistema Riace’, il modello di accoglienza e integrazione diventato un punto di riferimento in Europa, si baserebbero su procedure illecite.
Per questo motivo la procura di Locri ha iscritto sul registro degli indagati il sindaco di Riace, Domenico Lucano, inserito da Fortune fra i cinquanta uomini più influenti al mondo, e Fernando Antonio Capone, presidente di ‘Città futura’, la prima associazione nata nel paesino, che oggi coordina tutti i progetti in corso.
Contro di loro, le accuse sono pesanti: truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio, in concorso.
Tutte contestazioni sollevate mesi fa da una squadra di ispettori prefettizi e inviate alla procura di Locri che non ha potuto fare altro che aprire un fascicolo per verificare l’eventuale fondatezza delle accuse.
Per questo ieri è stato eseguito anche un decreto di perquisizione e sequestro per acquisire tutta la documentazione riguardante i progetti.
In discussione c’è la legittimità dei ‘bonus’ e delle ‘borse lavoro’, gli strumenti rivoluzionari congegnati a Riace per utilizzare in modo diverso i 35 euro giornalieri concessi dallo Stato per la gestione dei richiedenti asilo e ovviare ai ritardi strutturali con cui i fondi vengono trasferiti.
Attualmente, nella maggior parte dei casi, poco o nulla di quel denaro finisce effettivamente in mano ai profughi, perchè si disperde per l’affitto di case o sedi, il pagamento del personale preposto all’assistenza, alimenti comprati in stock.
Insomma, il più delle volte finisce per sostenere la struttura delle associazioni che portano avanti i progetti.
A Riace funziona diversamente.
I migranti sono ospitati nelle case disabitate del paese, concesse loro in comodato d’uso gratuito, e i soldi stanziati dal ministero vengono girati a cooperative che danno la possibilità ai migranti di imparare un mestiere tramite ‘borse lavoro’, che assicurano loro un piccolo stipendio.
I ‘bonus’ — una sorta di buoni che possono essere usati negli esercizi commerciali convenzionati — servono invece per consentire ai richiedenti asilo di fare acquisti e provvedere personalmente alla gestione dell’economia domestica.
“È un modo di responsabilizzare queste persone e farle sentire esseri umani adulti, una strada diversa da un modello puramente assistenziale” ha sempre spiegato Mimmo Lucano, che già nei mesi scorsi aveva parlato di vero e proprio “attacco al modello Riace”.
In più, ha chiarito più volte il sindaco “con i bonus evitiamo di sovvenzionare le banche. Molte amministrazioni sono costrette a contrarre prestiti per anticipare i fondi che vengono erogati con molto ritardo. Spesso sono a tassi agevolati, ma non ritengo giusto usare i fondi pubblici per pagare le banche. Con i buoni, noi permettiamo ai profughi di fare acquisti, aiutando anche le piccole realtà locali a restare in vita, e quando i soldi arrivano ripianiamo i debiti”.
Convinto della correttezza degli strumenti utilizzati, Lucano dopo la prima ispezione — i cui risultati negativi sono stati ampiamente diffusi – non solo ha presentato accurate controdeduzioni, ma ha sollecitato ulteriori controlli, puntualmente effettuati, dei quali tuttavia non è mai riuscito a conoscere l’esito, nonostante le innumerevoli richieste.
Per questo, qualche mese fa, quando dalla Prefettura è stato paventato il blocco dei fondi, il sindaco ha chiesto e ottenuto un’ispezione ministeriale completa sul ‘sistema Riace’.
Gli esperti del Viminale sono arrivati a Riace nei primi giorni di settembre, ma le conclusioni di quell’accurato controllo non sono ancora note.
Almeno ufficialmente. Nei giorni scorsi però il sindaco è stato convocato a Roma per una riunione al dipartimento immigrazione del Ministero, al termine della quale ha annunciato di essere stato rassicurato sull’erogazione del milione di euro arretrato. Anzi, ha detto, i funzionari del Viminale gli avrebbero anche promesso l’arrivo di ulteriori fondi per incrementare i servizi di accoglienza.
Ma il sollievo per essere riuscito a “difendere il modello Riace” è durato poco, perchè pochi giorni dopo gli è stato notificato l’avviso di garanzia.
(da “La Repubblica”)
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