AUMENTARE L’IVA PER TAGLIARE L’IRPEF? LA PROPOSTA DI TRIA NON PIACE A LEGA E M5S
SI RECUPEREBBE QUALCHE MILIARDO MA POI VALLO A RACCONTARE AGLI ITALIANI CHE HANNO VOTATO PER I DUE MILLANTATORI
Non che lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria – come raccontano fonti vicine al dossier – ne stia facendo la panacea di tutti i mali della manovra, ma è pur sempre un modo per smuovere le acque di una caccia alle coperture che ad oggi ha raccolto pochissimo a fronte delle richieste onerose di Lega e 5 Stelle.
Non solo: l’ipotesi di alzare l’Iva in modo selettivo per tagliare l’Irpef andrebbe incontro all’esigenza, più volte sollecitata da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, di dare un segnale concreto sul fronte della riduzione delle tasse.
Ma ai due leader poco importano questi ragionamenti: la rotta proposta è sbagliata. Chiusura totale nei confronti del Tesoro e un nuovo segnale politico di peso che si inserisce nei già tormentati rapporti interni al governo gialloverde.
La proposta di Tria non è nuova. Il Tesoro è al lavoro da settimane per mettere a punto un piano che punta a ridurre l’imposta sulle persone fisiche.
È in questo contesto che si inserisce il favore di Tria, esternato negli scorsi giorni, verso l’idea che fa parte del piano e che per qualche giorno aveva quantomeno stuzzicato anche Di Maio e Salvini, cioè abbassare di un punto percentuale l’aliquota del primo scaglione, portandola dal 23 al 22 per cento.
Secondo quanto apprende Huffpost, questa proposta doveva arrivare sul tavolo del supervertice che si è tenuto lunedì a palazzo Chigi, ma era ancora in fase di elaborazione e soprattutto si voleva sondare prima il clima interno.
È rispuntata fuori subito dopo, quando dentro il governo si è preso consapevolezza del fatto che di soldi ce ne sono pochi e soprattutto con Tria che si è trovato messo all’angolo.
Nello specifico, come spiega Repubblica, la proposta prevederrebbe di far scattare l’aumento dell’Iva, previsto dal primo gennaio 2019, per alcuni beni, quelli tassati attualmente al 4% o al 10%, calmierando invece l’imposta che grava su luce, acqua e gas.
L’impatto sull’Irpef sarebbe quello di un recupero di 6-8 miliardi con l’obiettivo di tagliare la prima aliquota e accorpare due aliquote intermedie.
Tutto ancora in fase di studio, ma l’orientamento politico è chiaro. Tra l’altro, riavvolgendo il nastro a prima dell’uscita del Contratto di governo, dove c’è scritto che l’aumento dell’Iva va fermato, e prima ancora che potesse essere in lizza per diventare ministro, lo stesso Tria aveva ragionato pubblicamente sulla possibilità di far scattare l’aumento dell’Iva in cambio di benefici sul fronte Irpef. Le idee sono rimaste le stesse e il dossier sullo scambio Iva-Irpef lo attesta in modo inequivocabile.
La reazione di Di Maio e Salvini è perentoria. L’aumento dell’Iva “è una fake news, non è assolutamente vero perchè in questo governo non si permetterà ai soldi di uscire dalla porta e entrare dalla finestra, non vogliamo fare il gioco delle tre carte”, ha assicurato Di Maio dalla Cina.
“L’Iva non aumenta, certamente”, ha aggiunto a stretto giro il leader del Carroccio.
Al di là delle dichiarazioni di natura politica, la questione che solleva l’ipotesi di Tria impatta su ragioni che per Lega e 5 Stelle sono irrinunciabili.
Sondando gli umori tra chi sta lavorando alla manovra in casa Lega viene fuori una convinzione: le perplessità sono legate al fatto che alzare l’Iva, seppure solo per alcuni prodotti, sarebbe comunque un autogol visto che nel Contratto di governo l’indicazione è nettamente opposta.
C’è poi un universo di riferimento da tutelare, cioè quello dei commercianti e degli artigiani, ma soprattutto c’è un grande timore ovvero l’allontamento della flat tax strutturale
(da “Huffingtonpost”)
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