BERLUSCONI AL G20 A MANI VUOTE:TANTO RUMORE PER IL NULLA
IL QUIRINALE BOCCIA IL DECRETO LEGGE, IL CONSIGLIO DEI MINISTRI PARTORISCE SOLO UN EMENDAMENTO ALLA LEGGE DI STABILITA’ CHE RICALCA LA LETTERA ALLA UE
La giornata si alterna tra ambizioni modeste: decreto o maxi-emendamento, maxi-emendamento o decreto.
Una cosa qualunque da portare al G20, al vertice di questa mattina a Cannes.
Alla fine, nel vertice notturno, che si è concluso alle 22.30, prevale la linea più minimalista: niente decreto, soltanto un emendamento alla legge di Stabilità che si discuterà in Parlamento entro il 15 novembre.
Le misure anticirisi, stando a quello che risultava ieri sera, saranno rinviate a un disegno di legge, dalle scadenze imprevedibili.
Durante la giornata il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha lasciato trasparire con chiarezza la sua preferenza: meglio che le riforme passino in Parlamento, possibilmente con le “larghe intese” auspicate dal Colle martedì.
Troppo alto il rischio che in un decreto legge notturno qualche ministro bellicoso come Maurizio Sacconi infilasse per esempio la cancellazione dell’articolo 18 sui licenziamenti. L’unica cosa peggiore della situazione attuale è quella del Quirinale che deve respingere un decreto impresentabile.
Anche il ministro del Tesoro Giulio Tremonti è salito al Quirinale, “per parlare del G20 e della situazione economica”, dicono fonti vicine al Tesoro.
Per discutere il ruolo di freno a mano dentro il governo del superministro, malignano tutti gli altri.
A cominciare da Giuliano Ferrara. Il direttore del Foglio, in un editoriale, oggi ricostruisce: “Berlusconi aveva deciso il decreto-Europa, dopo incertezze superate ieri mattina. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini ci aveva spiegato all’una del pomeriggio il dettaglio della decisione riformatrice e liberalizzatrice, Berlusconi ce l’aveva confermata”.
Peccato che “il suo ministro dell’Economia è contro il decreto. Il capo dello Stato è contro il decreto. Le motivazioni di Tremonti sono ciniche e politiciste. Quelle di Napolitano risentono del suo ruolo arbitrale”.
Chi vuole l’emendamento, sostiene Ferrara, punta in realtà a prendere tempo per smontare quel che resta del blocco berlusconiano in defatiganti negoziati, così da trovarsi piazzato al meglio per un cambio a Palazzo Chigi che quasi tutti danno per scontato.
Tremonti ieri ha fatto di tutto per dimostrare che lui, e solo lui, la sua parte l’ha fatta: prima ha riunito il Comitato per la stabilità finanziaria, con Consob, Isvap e Bankitalia.
E il Comitato ha sancito che “La tendenza all’equilibrio dei conti pubblici prosegue”. Ministro promosso.
Poi la Banca d’Italia, con il nuovo governatore Ignazio Visco, spiega che finchè il rendimento dei Btp, i titoli di Stato a 10 anni, non arriva all’8 per cento sul mercato possiamo sperare di sopravvivere, e oggi siamo al 6,24.
Il terzo applauso Tremonti se lo fa da solo, comunicando i dati sul fabbisogno, cioè sui soldi che al ministero serve avere in cassa da qui a fine anno, con un miglioramento di 12 miliardi .
Ma le posizioni di Tremonti, che al vertice del Pdl arriva in ritardo, complicano lo stallo.
Il governo non sembra in grado di trovare il colpo a effetto per bloccare la crisi. Un conto è lo scadenzario concordato con l’Europa, altro le misure per reagire al panico sui mercati che ha fatto sprofondare del 7 per cento la Borsa martedì.
“Non ci saranno interventi sui patrimoni”, dice il sottosegretario al Tesoro Luigi Casero, escludendo in un colpo solo la patrimoniale, il ritorno dell’Ici chiesto dalla Banca d’Italia con Mario Draghi e il prelievo sui conti correnti.
Quanto a un nuovo intervento sulle pensioni, non previsto neppure dalla lettera alla Ue, manco a parlarne, con il leader leghista Umberto Bossi che minaccia: “Facciamo scoppiare la rivoluzione”.
L’unica altra leva a disposizione è l’ennesimo aumento dell’Iva, che potrebbe portare circa 6 miliardi molto in fretta, se poi si volesse tappare il buco di 20 miliardi circa nella manovra di agosto l’aumento potrebbe essere anche di più punti.
Non restano molte alternative e comunque la via rapida dei decreti legge sembra ormai preclusa, vista la posizione del Quirinale.
E venerdì, al ritorno dal G20, Berlusconi potrebbe trovare i mercati delusi dal summit di Cannes, preoccupati per i pessimi numeri sull’economia Usa diffusi ieri, logorati dall’incertezza sulla Grecia.
Pronti a sfogare le loro frustrazioni sull’Italia e su Berlusconi.
Sempre che sia ancora a Palazzo Chigi.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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