BERLUSCONI BALLA SUL TITANIC: BOSSI, MILANO E LA TENTAZIONE DELLA “CAROGNATA FINALE”
I COLONNELLI LEGHISTI SPINGONO PER IL TRADIMENTO DOPO LE ELEZIONI AMMNISTRATIVE…LOTTA INTERNA TRA MARONI E CALDEROLI DA UNA PARTE E “CERCHIO MAGICO” DALL’ALTRA… RISPETTO AL 1996, QUANDO ANDO’ DA SOLA, LA LEGA HA PERSO UN MILIONE DI VOTI…E SI PROFILA UN DISIMPEGNO SU MILANO
Secondo giorno, ieri, di bombardamento leghista sul Cavaliere.
Altro titolo celodurista della Padania, house organ del Senatur mai compulsato come in questi giorni: “Bombe uguale più clandestini. Il Carroccio non arretra”. La crisi libica, col passare delle ore, rischia di non essere più il solito giochino delle parti tra il premier e Umberto Bossi.
Anzi, se prima questo era un sospetto rassicurante nell’inner circle di Palazzo Grazioli, adesso inizia a diventare una speranza.
Di qui la reazione del Giornale di famiglia che ha sparato contro “Tremonti che aizza la Lega”, avvisaglia di un possibile trattamento Boffo per il ministro dell’Economia e anche estremo tentativo di offrire una sponda al Senatur, visto che il “cattivo” viene individuato nel divo Giulio della Seconda Repubblica.
A questo punto, infatti, quella che potrebbe essere la partita finale del governo, tra le bombe su Tripoli e le elezioni di Milano, ruota interamente al patto umano e anche notarile (ne fu testimone l’eurodeputato leghista Speroni) tra B. & B., Berlusconi e Bossi, sottoscritto un decennio fa.
È stato lo stesso premier a dirlo nella cena dell’altra sera a casa di Melania Rizzoli, deputata del Pdl e moglie dell’editore Angelo: “Io e Umberto ormai ci conosciamo da vent’anni, il nostro rapporto è solido, lui non mi farebbe mai scorrettezze”.
A detta sempre del premier la colpa sono le “fibrillazioni del Carroccio” che finiscono per alimentare le ambizioni tremontiane, che ci sono eccome.
Non a caso, il correntismo che scuote la Lega è stato denunciato anche dal direttore del Giornale nel suo editoriale di ieri: “Nella Lega c’è chi getta acqua sul fuoco. Sfasciare tutto per cosa?”.
Una paura che corrisponde alla fotografia consegnata alle otto di ieri sera da un alto esponente della Lega a microfoni spenti: “Il Capo è incazzatissimo con Berlusconi e ancora non gli risponde al telefono. Vuole votargli contro in Parlamento e Maroni e Calderoli lo sobillano in nome di Tremonti”.
Nel Carroccio la tentazione di rompere è forte e questo spaventa molto il cerchio magico che da qualche anno protegge e circonda il Senatur anziano e malato, che beve litri di Coca Cola e fuma sigari fino a notte fonda.
Quel cerchio magico composto dalla moglie Manuela Marrone, dalla vicepresidente del Senato Rosi Mauro, dai capigruppo parlamentari Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, dal sottosegretario Belsito.
La loro pressione per ricucire con il Cavaliere è forte, ma stavolta Bossi sta pensando davvero alla rottura.
Per un motivo molto semplice: nonostante i postumi dell’ictus e un cuore malandato da novantenne, il Capo ha intuito che il tasso di antiberlusconismo della base leghista è salito oltre il livello di guardia.
Lo confermano le telefonate dei militanti arrivate anche ieri a Radio Padania, senza filtro: “Sono deluso da Berlusconi. Sono molto, molto deluso soprattutto per le scelte sulla Libia” (Giacomo da Varese); “Secondo me Berlusconi è cambiato da quando si è separato dalla moglie. Poi io dico che un ricco non può capire chi tira la cinghia per arrivare a fine mese” (Rosetta da Varese); “Chi è il nostro alleato lo scopriamo adesso?” (sms); “Meglio che Berlusconi si dimetta, non se ne può più” (sms).
Per quanto incline a seguire i consigli della moglie e del cerchio magico, il Capo sa perfettamente che “la nostra gente” è decisiva per la sopravvivenza della Lega.
Anche perchè il Carroccio guadagna sì in percentuali elettorali ma continua a perdere voti in termini assoluti.
Rispetto al 1996, quando andò da solo, manca all’appello un milione di voti.
Nei dubbi del Senatur si sono infilati i due colonnelli Maroni e Calderoli, rivali ma uniti contro il cerchio magico.
Il ministro dell’Interno, mercoledì scorso, ha sconfessato Reguzzoni, che potrebbe perdere il posto di capogruppo e fare il sottosegretario (la rosa comprende anche Brigandì e Sgarbi in quota Lega).
Nello stesso giorno, ai funerali di Ferrero ad Alba, Calderoli è stato gelido con Berlusconi.
Maroni lavora per una Lega autonoma da Berlusconi.
Calderoli ha un asse con Tremonti e ha commentato così l’inizio dei raid: “Solo quattro parole: di male in peggio”.
La nottata per Berlusconi sarà lunga.
Perchè dopo la Libia, ci sono le elezioni a Milano e il Capo potrebbe optare per l’effetto Brunetta, ossia il disimpegno leghista che ha fatto perdere il ministro della Funzione pubblica a Venezia.
Un modo per salvare il rapporto umano e scaricare la caduta del governo sulla “nostra gente che non ne può più”.
In pratica, una “carognata”.
L’ultima di Bossi a Berlusconi
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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