BERLUSCONI: “COSI SALVO MATTEO”
SàŒ AL SUPER-PORCELLUM SOLO PER LA CAMERA, BERLUSCONI ALLA FINE CEDE AL FIORENTINO: ”PER AIUTARLO, PERCHà‰ NON TIENE I SUOI”… MA PER I FALCHI “STA FACENDO IL FURBO CON TUTTI”
La grande fregatura. Nel Transatlantico dei nominati che resistono, senza se e senza ma. Un falco berlusconiano, nemmeno tanto abbacchiato, sbotta: “Di questo passo voteremo nel 2019”.
Una battuta amara per chiarire che il senso di tutta questa operazione dell’Italicum dimezzato è uno solo. Portare legislatura e governicchio Renzi alla scadenza naturale del 2018.
Un deputato del Pd, distaccato dalle faide interne, fa un riassunto perfetto del caos nel giorno di Renzi l’Africano: “Dovevamo dividere la Camera dal Senato e ci ritroviamo con due Camere e due leggi elettorali diverse, mai successo. Al governo abbiamo fatto dimettere Gentile e ci teniamo quattro indagati. Così i grillini possono arrivare anche al 30 per cento alle Europee”.
Il vertice a Palazzo Grazioli
Caos torbido, non calmo, che prende forma in una mattinata decisiva a Palazzo Grazioli, la residenza di B. nella Capitale. Il Cavaliere ha sentito puzza di fregatura da giorni e ha già mandato avanti i fedelissimi contro Renzi.
Il patto del Nazareno tra “Matteo” e “Silvio” si infrange contro il muro della minoranza Pd, ancora prevalente nei gruppi parlamentari a formazione bersaniana, e del Nuovo centrodestra. Ma è sui problemi democratici che si concentra l’ultima telefonata tra Denis Verdini, lo sherpa berlusconiano sulle riforme, e il premier. “Denis sulla versione che volete voi io non posso garantire nulla, mi dispiace”. È la ripetizione del film visto il giorno prima sul caso Gentile, il sottosegretario censore di Ncd. Anche qui un ultimatum a Renzi dal capogruppo alla Camera del Pd, Speranza: “Sulle mozioni di sfiducia rischiamo di spaccarci”.
Di qui il pressing su Alfano, con le dimissioni di Gentile. Idem, ieri. Costringendo Berlusconi a un cedimento sul fronte delle elezioni anticipate.
Obiettivo: buttare la croce sul Pd
A Palazzo Grazioli, nonostante i tamburi di guerra rullati dai vari Brunetta, Berlusconi ha imposto ai suoi la linea del grande gesto: “Renzi non tiene i suoi, intestiamoci noi la sua salvezza”. Una mossa che fa i conti anche con il realismo un po’ disperato di Berlusconi. La rottura del patto con il premier implicherebbe un nuovo isolamento e rimanere fuori dai giochi della nuova legge elettorale. Meglio cedere adesso e buttare tutta la croce sul Pd e le sue guerre interne.
Il sacrificio viene messo nero su bianco in nota del Cavaliere: “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”.
La doppia maggioranza resta in piedi
È il riferimento al vecchio patto del Nazareno. E B. tenta anche di non enfatizzare la vittoria di Alfano, addossando tutte le colpe alla minoranza plurale del Pd: “Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera”.
Teoricamente, la doppia maggioranza resta in piedi e il premier gode. In due giorni ha disinnescato due bombe: lo scandalo Gentile e il pasticcio dell’Italicum.
Al “disappunto” berlusconiano corrisponde ovviamente la soddisfazione di Alfano, che dice anche di non credere a “un patto segreto tra Renzi e Berlusconi”.
“Arriverà il momento che Matteo pagherà dazio”
Dopo le dimissioni di Antonio Gentile, il Nuovo centrodestra si è subito accucciato, senza sbraitare e agitarsi per i quattro indagati di sottogoverno in quota Pd. Schifani ha fatto solo ammuina: “Perchè di fronte agli altri indagati che sono nel governo non si è scatenato lo stesso fuoco mediatico?”. Tutto qui.
Dal Pd, invece, solo silenzio. Si va avanti così, in una settimana che consegnerà al Paese due leggi elettorali per due Camere e che allontana la prospettiva del voto anticipato, sotto lo sguardo sempre vigile e attento del sovrano del Napolitanistan .
Da quando è al governo il renzismo sta mostrando il suo volto peggiore. Un altro falco di B. annota: “Renzi sta facendo il furbo con tutti, da Alfano a Berlusconi, ma verrà il momento che pagherà dazio”.
Adesso, però, è stato il Cavaliere a pagare dazio.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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