BONINO: “NESSUNO SI SENTA VERO EREDE DI PANNELLA”
L’EX MINISTRO SI SCHIERA NELLA LITE INTERNA… UNA PARTE DEI RADICALI RIVENDICA LA CONTINUITA’
Da quel giorno, da quando ha osservato la sua bara entrare in un loculo a Teramo, non ha più detto una parola in pubblico su di lui.
Troppo dolorosa la rottura degli ultimi anni, troppo fresca la crepa nei loro rapporti umani e politici.
E troppo intenso l’affetto e il dolore per la perdita di una persona al cui fianco ha vissuto quasi tutta la vita.
Ha scelto il congresso dei Radicali italiani, Emma Bonino, per pronunciare il nome di «Marco». E per avvertire i compagni radicali di un rischio: «Stiamo ben lontani dall’esibire, come altri fanno, la placca degli eredi veri. Sottintendendo che gli altri sarebbero falsi».
La presenza di Pannella, viva e ingombrante
Marco Pannella non ha eredi. O nessuno si senta tale, avverte la Bonino. Eppure la sua presenza è più viva e ingombrante che mai.
Una parte dei radicali, quella che fa capo al Partito e che gli è stata vicino negli ultimi mesi, nella sua casa di via della Panetteria, rivendica la continuità .
Nega, in una lettera al Corriere, «di aver rinchiuso Pannella in un cerchio magico: se di cerchio si trattava, la circonferenza era molto più larga dei nomi indicati».
Al congresso di Rebibbia, il Partito ha deciso di sospendere lo Statuto e le altre associazioni che facevano parte della galassia radicale, come i Radicali italiani. Maurizio Turco, due giorni fa, ha scritto che sarà tolto qualunque aiuto economico ai «furbetti del partitino».
Sergio D’Elia si è spinto fino a dire che si «evoca Pannella dopo averlo umiliato, negato, deriso e ucciso».
La scelta
La Bonino ha scelto i Radicali italiani. E contesta Rita Bernardini, Maurizio Turco, Sergio D’Elia e Antonella Casu: «Quando riceviamo le lettere dei quadrumviri, o dell’unumviro (Turco, ndr), molti di noi si offendono. Io ho la reazione opposta: mi viene ancora più voglia di iscrivermi al Partito radicale, perchè io so di vivere nella storia radicale. Non ci sono idee che appartengono a qualcuno: ci appartengono. Mi iscriverò al partito, ai Radicali italiani, alla Luca Coscioni e persino a Nessuno Tocchi Caino. Anche se la vita cambia e non sono più in grado di versare 2.500 euro al mese».
Bonino replica a Turco, che le contesta di essere entrata nel board della Fondazione Soros sostenendo che questa «non ha mai finanziato un’iniziativa del Partito»: «Non ho niente da nascondere, la fondazione Soros è una delle migliori. Dev’essere saltato un paragrafo all’unumviro: contributi finanziari sono in corso per due campagne ».
E ancora: «Non si fa politica per sentimenti o per risentimenti. Non bisogna scendere a queste meschinità ».
La Bonino è amareggiata, ma decisa. Parlando di «Marco», spiega che «la memoria è selettiva»: «Ognuno di noi ha imparato tanto, forse cose diverse. Ma trovo stucchevole dire: “Marco avrebbe detto o fatto questo”. Non ci mettiamo sullo stesso piano dei quadrumviri».
Il referendum act
La Bonino poi si rivolge al «signor premier Renzi» e rivendica il «referendum act», l’atto con il quale i radicali chiedono di semplificare le procedure di raccolta delle firme dei referendum: regole da «Medioevo troglodita».
«Mandi qualcuno», dice la Bonino, riferendosi al ministro Boschi, attesa al congresso. Poi il referendum: «Non sarà lo spartiacque tra Medioevo e future sorti progressive». Ma tra i due, meglio il Sì: «Non ho l’impressione che per i nostri temi avremo più ascolto, se vincesse il no, da Salvini, Brunetta o Grillo. Non è così drammatico, in politica, dire che si sceglie il meno peggio».
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)
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