BUFERA SU VALDITARA., IL COORDINATORE DEL SUO GRUPPO SULLA VIOLENZA DI GENERE HA SCRITTO UN LIBRO AMBIGUO SULLE DONNE: “IL DIAVOLO E’ ANCHE DONNA”
ALESSANDRO AMADORI E’ STATO MESSO DAL MINISTRO ALLA GUIDA DI UN POOL DI PSICOLOGI E GIURISTI
Già dopo gli stupri di Caivano e Palermo, il tema dell’educazione affettiva nelle scuole è saltato al centro dell’agenda del governo. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, poi, la questione della violenza idi genere ha rivelato ancora una volta la sua urgenza. È in questo solco che è stato ideato il piano “Educare alle relazioni“, che sarà presentato domani, mercoledì 22 novembre: un’ora di incontri a settimana, per tre mesi l’anno, con un totale di dodici sessioni. A coordinare il pool di psicologi e giuristi che ha elaborato il progetto in seno al ministero dell’Istruzione è stato chiamato Alessandro Amadori. Docente di Psicologia alla Cattolifca di Milano, con un compenso di 80 mila euro l’anno pagatogli dal ministero, Amadori fa parte dello stesso think tank del ministro Giuseppe Valditara, Lettera 150, e con lui ha anche pubblicato un libro dal titolo È l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese.
La Guerra dei sessi
La prefazione è firmata da Matteo Salvini. Ma non è questo il volume che il quotidiano Domani analizza per tracciare un quadro delle tesi di Amadori. Nel 2020, il professore ha scritto con una sua studentessa, Cinzia Corvaglia, un testo intitolato La Guerra dei sessi. Piccolo saggio sulla cattiveria di genere. Con il libro del generale Vannacci, sottolinea Christian Raimo, condivide lo stesso servizio di self-publishing, «uno stile vagamente cospirazionista e l’insofferenza per il politicamente corretto». Per Amadori, infatti, il politicamente corretto corrisponderebbe con l’idea che la violenza di genere sia solo quella perpetrata dagli uomini. L’autore «derubrica la violenza di genere all’espressione della “cattiveria, rimandando la questione all’individualità e non considerandone il carattere sistemico». Nei diversi capitoli, Amadori alterna forme di cattiveria maschile a peculiarità della cattiveria femminile. Si legge: «Ma allora, parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è sì, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo».
«Il diavolo è anche donna»
A dimostrazione di ciò, nel capitolo intitolato «Il diavolo è anche donna», Amadori parte da un articolo pubblicato su un blog amatoriale, Soverato Web, a firma di Andrea Pirillo. Per Domani, si tratta di «uno sconosciuto che Amadori considera per lunghe pagine un maître à penser».
Tra le tesi riprese da Pirillo, «questo spiazzante ritratto, molto poco politically correct, del comportamento femminile, con provocatorio riferimento alla ricorrenza della festa della donna. Come a dire che ci sarebbe poco da festeggiare e da celebrare una presunta “differenza morale” della donna rispetto all’uomo, perché la prima si comporta spesso come, o persino peggio, del secondo».
Per Pirillo, ispiratore del capitolo di Amadori, le donne sono sempre state cattive, dalle figure bibliche fino a quelle attuali passate alla storia. Dopo aver scandagliato le analisi di tale Pirillo, Amadori si dice convinto che «i raptus omicidiari, sostanzialmente, non esistono in quanto tali, e che bisogna piuttosto iniziare a parlare di cattiveria, aggressività e consapevolezza».
«Gli uomini o sono carnefici o sono vittime»
Insomma, riassume Raimo, per Amadori «la violenza maschile, tra cui il femminicidio, va letto come cattiveria. La cattiveria è una categoria spirituale transtorica. Ed esiste una speculare, parimenti feroce, cattiveria femminile». Poi riporta letteralmente le parole del libro pubblicato 2020: «Eravamo partiti dalla cattiveria maschile, indagando in particolare il femminicidio, e strada facendo ci siamo accorti che questo crimine, nella sua inaccettabile brutalità, è in qualche modo il contraltare di una sostanziale fragilità psichica maschile […]. L’intensità con cui tanti maschi cercano, nelle pieghe della società post-moderna, la sottomissione al femminile, ci sembra davvero una conferma di questa tesi». Amadori mescola frasi di Freud a sentenze pescate su siti amatoriali, fino a dare questa spiegazione dei femminicidi: «Dietro la punta dell’iceberg dei femminicidi, sembra esserci il grande corpo dell’iceberg, costituito dal bisogno di sottomissione maschile. È come se gli uomini facessero davvero fatica ad avere un rapporto equilibrato con il femminile: o sono carnefici, o sono vittime».
La Ginarchia
E ancora: «C’è una piccola popolazione di donne che approfitta di questa tendenza maschile alla sottomissione e ne fa una vera e propria fonte di business». A questo punto, Amadori tira fuori dal cilindro il presunto movimento femminista radicale chiamato Ginarchia. Secondo l’autore, queste attiviste sarebbero animate dall’invidia del pene, «un concetto tanto provocatorio quanto controverso e, oggi, non politicamente corretto». Le donne cattive aderenti alla Ginarchia, tra le quali, secondo Amadori, si annoverano sadiche, umiliatrici e necrofile, «agiscono come delle amazzoni giustiziere che vendicano l’intero genere femminile attraverso una totale svalutazione del maschile e, a tendere, la sua riduzione in schiavitù. Con tanto di strumenti di contenimento sessuale e di castità forzata, uno dei cardini della rieducazione maschile nella prospettiva ginarchica, insieme al rovesciamento dei ruoli nel rapporto sessuale». Tra strap on e altre pratiche, la Guerra dei sessi imbocca una strada sempre più complottista: «La più nota teorizzatrice della Ginarchia è la scrittrice Aline D’Arbrant, il cui testo viene considerato dalle adepte come un vero e proprio libro sapienzale». Peccato che il libro di D’Arbrant, fa notare Raimo, non è altro che una specie di romanzo auto-pubblicato e con una diffusione risibile.
«30 mila adepti in Italia»
Fatto che non viene ritenuto importante da Amadori, che invece denota come «in Italia esistono realmente delle Ginarche e noi ne abbiamo conosciute di persona. Da loro promana un bisogno profondo di sopraffazione e di umiliazione del maschile come categoria […]. La Ginarchia si basa sulla superiorità femminile sul maschio e del conseguente diritto delle donne a spodestarlo e a porlo sotto il controllo femminile. Il tutto nella prospettiva di arrivare a instaurare un utopico governo mondiale delle donne, appunto una sorta di ideologia socio-politica. Molto di nicchia, ma con un certo numero di seguaci anche in Italia: la nostra stima è di 30 mila persone che, forse paradossalmente, sono in maggioranza uomini». Il libro, conclude Raimo, arriva a rasentare l’apocalittico, «ma non è facile selezionare citazioni significative, il complottismo sta proprio nell’assoluta mancanza di razionalità». Il pezzo di Domani si chiude con una domanda: «Fa fatica pensare come mettere insieme questo genere di considerazioni con il ruolo che il governo ha affidato ad Amadori. Di fronte alla violenza maschile, che ancora una volta il femminicidio Cecchettin conferma, come è possibile che sia stato scelto come consulente e coordinatore del progetto sull’educazione relazionale per le scuole Amadori?».
(da Open)
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