CALENDA VS RENZI: ARMAGEDDON TERZO POLO: I RENZIANI HANNO I NUMERI PER FARE UN GRUPPO A SÉ AL SENATO E MANDARE I CALENDIANI NEL MISTO, CON CONSEGUENZE PESANTI ANCHE IN TERMINI DI FINANZIAMENTI PER “AZIONE”
IL “CHURCHILL DEI PARIOLI” È A CACCIA DI UN SENATORE CHE ACCETTI DI ENTRARE E GLI SALVI IL GRUPPO. OCCHI PUNTATI SU DAFNE MUSOLINO E I SICULI DI CATENO DE LUCA
Le famose «praterie» (quelle che si aprirebbero ad un terzo polo centrista e riformista grazie al neo-bipolarismo tra destra meloniana e sinistra schleiniana) possono attendere.
Del resto tutti coloro che conoscono da vicino i dioscuri terzopolisti, Matteo Renzi e Carlo Calenda, avevano previsto che i due sarebbero presto finiti come i duellanti di «Highlander», al grido di «Ne resterà soltanto uno».
Ci sono due Calenda, uno che mi attacca con le stesse argomentazioni dei grillini e l’altro che dice che sono stato il miglior presidente del Consiglio: mi pare un problema suo più che mio». Il redde rationem avrebbe dovuto svolgersi domani, nell’assemblea dei senatori terzopolisti (cui appartengono sia Renzi che Calenda) convocata dalla presidente Raffaella Paita: una pistola carica messa sul tavolo dai renziani, che hanno i numeri per fare gruppo a sé e mandare i calendiani nel Misto, con conseguenze pesanti in termini sia di peso politico che di finanziamenti.
Ma alla fine la riunione è stata rinviata a lunedì, perché Calenda ha fatto sapere che lui e altri parlamentari non ci sarebbero stati, causa emergenza in Emilia Romagna: «Si facciano la riunione tra loro, in questo momento di emergenza abbiamo altro cui pensare».
Ovvio, c’è la tragedia nazionale dell’alluvione, e proprio dall’Emilia Romagna provengono parlamentari importanti del Terzo Polo, a cominciare dal capogruppo alla Camera Matteo Richetti. Ma c’è anche il fattore tempo a pesare: Calenda, raccontano a Palazzo Madama, «è a caccia di un senatore che accetti di entrare e gli salvi il gruppo», per disinnescare l’arma-fine-di-mondo di Matteo.
E l’operazione non può essere fatta in 24 ore. Per ora i potenziali salvatori della patria calendiana smentiscono di essere disponibili: «È solo un gossip che si commenta da solo», taglia corto la centrista in orbita Pd Beatrice Lorenzin. Negano offesi anche gli «autonomisti» siciliani del folkloristico Cateno De Luca, che spiega con sussiego: «Leggo che Calenda sarebbe alla ricerca di senatori per fare il suo gruppo al Senato e starebbe corteggiando la nostra senatrice Dafne Musolino.
Voglio essere molto chiaro: non siamo dei “tappabuchi”. Dialoghiamo solo con chi ha in mente progetti politici seri che ci consentano di valorizzare il nostro brand». Bisogna vedere se da qui a lunedì Calenda sarà in grado di convincere Cateno di poter «valorizzare» il suo «brand», dando a Dafne (che certo non può essere considerata una «tappabuchi») il rilievo che merita. Ma da Azione negano spazientiti che sia in corso uno scouting tra i siculi di Cateno. Di certo però il leader di Azione vuol evitare a ogni costo lo smacco di finire nel gruppo Misto, e al Senato la caccia è in corso.
(da il Giornale)
Leave a Reply