CASO QUARTO: IMBARAZZO M5S E NESSUNO CI METTE LA FACCIA
I GRILLINI SI DIFENDONO DALLE ACCUSE, MA NON METTONO LA MANO SUL FUOCO SUL LORO SINDACO
Sembra una difesa d’ufficio più attenta al contrattacco che a fare muro a protezione del sindaco di Quarto. Sindaco che, nel comunicato del Movimento 5 Stelle, non viene neanche nominato.
Sarà lei, Rosa Capuozzo, interpellata dall’Ansa, a dire che dalle intercettazione pubblicate “emerge solo una visione distorta dei fatti”.
Per tutto il giorno i telefonini squillano ma nessuno risponde.
Ai parlamentari 5 Stelle e al Direttorio pentastellato è stato detto di non parlare con i giornalisti. Sono ore convulse e di tormenti.
Si studia una strategia per uscire dall’imbarazzo dopo la pubblicazione di alcune telefonate in cui Alfonso Cesarano, imprenditore legato al clan camorrista dei Polverino, dà indicazioni per appoggiare al ballottaggio, nel giugno scorso, il candidato sindaco dei 5Stelle a Quarto.
I grillini, che hanno sempre avuto il primato della purezza e che hanno fatto dell’onestà il loro distintivo, sono rimasti colpiti o perlomeno scossi da questa indagine.
Bisognerà infatti aspettare le sette di sera per leggere la nota ufficiale, affidata alle agenzie di stampa, in cui il Movimento scrive: “A Quarto, il M5S ha espulso De Robbio prima ancora che fosse indagato ed oggi è parte lesa”.
Giovanni De Robbio — scrive La Stampa — è la ‘pecora nera’ dei Cinque Stelle, l’uomo del presunto patto inconfessabile con la camorra “ed è stato cacciato quando ormai l’inchiesta del pm John Henry Woodcook cominciava ad essere stringente”.
Tempistica a parte, il comunicato firmato genericamente dal Movimento 5 Stelle, non chiarisce i dettagli della vicenda.
Vicenda in cui nessuno dei pentastellati ci mette la faccia, eppure quattro dei cinque componenti del Direttorio (Di Maio, Fico, Ruocco e Sibilia) sono campani.
La nota si dedica principalmente (a parte una riga) ad attaccare Forza Italia e il Partito democratico. Quest’ultimo, in particolare, per tutto il pomeriggio, ha incalzato i grillini. Da Luigi Zanda (“Il silenzio di Fico e Di Maio è gravissimo”) a Stefano Esposito (“Rosa Capuozzo venga in commissione Antimafia”).
Così i 5 Stelle, dopo aver appreso del fuoco incrociato contro di loro, hanno deciso di intervenire passando al contrattacco: “Fa francamente ridere che sia il Pd a ergersi a cattedra morale della politica, un partito che con la mafia ci è andato a braccetto finora, che è persino stato in grado di sostenere un condannato come De Luca alla presidenza della Regione Campania in una lista-ammucchiata sostenuta da Ciriaco De Mita. Fa ridere sì, che sia il Pd, che oggi ha fatto della questione morale una reliquia, ad avanzare lezioni di trasparenza nei confronti dell’unica forza politica onesta e pulita, qual è il M5S”.
Intanto sul web circolano con insistenza, sono quasi virali, le foto e i video che ritraggono Luigi Di Maio e Roberto Fico mentre festeggiano e abbracciano Rosa Capuozzo la sera della vittoria elettorale a Quarto.
Ma per lei, in suo difesa, nessuno fino ad ora ha speso una parola.
L’unico ad aver risposto al telefono è Carlo Sibilia intorno alle sei del pomeriggio: “Su questa vicenda conviene sentire Fico o Di Maio, ma credo che oggi nessuno risponderà . Sono giorni di festa”.
Un’ora dopo, invece, viene pubblicato il comunicato. Ce ne è per tutti i partiti.
Viene attaccato anche il commissario del Pd romano Matteo Orfini “colpevole non solo di aver trascinato Roma nel fosso, ma soprattutto di aver difeso fino all’ultimo l’ex presidente Pd di Ostia Andrea Tassone nonostante, come lui stesso dichiarò, avesse avuto contezza ben prima della magistratura dei suoi legami con i clan mafiosi del litorale. Dal 91 ad oggi – prosegue il Movimento 5 Stelle – circa un centinaio di Comuni, se non di più, sotto l’amministrazione di centrosinistra sono stati sciolti e commissariati per infiltrazioni mafiose ed hanno anche il coraggio di parlare, di dispensare lezioni di democrazia”.
“La verità — concludono i 5 Stelle – è che sono decenni che la mafia prova a infiltrarsi nella politica e quando ha incontrato Forza Italia e il Pd ci ha fatto affari, piazzando anche i suoi uomini in Parlamento. Quando ha provato ad avvicinarsi al M5S è stata messa alla porta. Questa è la grande differenza tra una forza di cittadini onesti e puliti come il 5 Stelle e la vecchia classe politica: noi camminiamo a testa alta, loro dovrebbero avere almeno la decenza di restare in silenzio”.
Conclusa la vicenda di Gela con l’espulsione del sindaco Messinese, adesso i 5 Stelle devono fare i conti con questa inchiesta nelle mani del pm Woodcock e nei prossimi giorni si attendono nuovi sviluppi.
(da “Huffingtonpost”)
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