Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
SI PROFILA UN AUMENTO DEL PRESTITO STATALE DI ALTRI 50 MILIONI
Per Alitalia si profila un aumento dell’ennesimo prestito da parte dello Stato: da 400 a 450
milioni di euro per il vettore nazionale dopo che la trattativa per la cordata con Ferrovie dello Stato, Atlantia e un partner tra Delta e Lufthansa è saltata.
Racconta oggi Il Messaggero:
Al Mef e al Mise stanno valutando se portare a 450 milioni di euro l’iniezione di liquidità per il vettore, che a breve resterà senza risorse. Oggi alla Camera è atteso una modifica al decreto fiscale, perchè l’articolo 54 parla di un finanziamAlitaliaome svelato dal Messaggero — il ceo Carsten Spohr per riaprire il tavolo.
Per uscire dall’impasse il governo starebbe studiando una formula più generica e fumosa, che prevede di garantire con soldi pubblici l’operatività alle società in amministrazione straordinaria «per le loro indilazionabili esigenze gestionali».
Anche se questo schema potrebbe non passare in Europa, dove è già aperta un’indagine per aiuti di Stato legato al vecchio prestito ponte da 900 milioni di euro. Ma il titolare del Mise continua a ripetere che «non ci saranno problemi».
Questo, così come l’accordo con il vettore tedesco, è soltanto un pezzo del mosaico per provare a salvare l’ex compagnia di bandiera.
Al di là degli esuberi — i sindacati danno per certo una riduzione del personale fino a 4 mila unità — la futura Alitalia per essere appetibile deve avere un nuovo perimetro aziendale e risultare più profittevole.
In quest’ottica andrebbe letto un piano allo studio dei tre commissari, che metterebbe assieme la nascita di tre società ad hoc per le tre mission (volo, catering/handling e manutenzione) e una riduzione del costo del lavoro del 20 per cento da ottenere parametrandolo ai costi standard del settore e ottimizzando le performance.
Oggi il vettore spende all’anno per i suoi dipendenti 600 milioni di euro (150 per i piloti, 150 per gli assistenti di volo, 300 per quelli di terra) contro i 900 milioni del 2007.
Questa riduzione è stata realizzata soltanto grazie a una riduzione dell’attività , alla quale non è seguito un aumento della redditività .
Da qui il timore dei sindacati che, sotto un altro ombrello societario, si rivedano i contratti esistenti come già avvenuto in passato.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
SARA’ PRESENTATO DAL GOVERNO
Un emendamento salva-Alitalia è allo studio da parte del governo. 
L’esecutivo si muove attorno ai 400 milioni che doveva garantire al vettore nazionale per la sua sopravvivenza in attesa delle mosse della cordata che doveva salvarlo.
Nel frattempo la cordata si è sciolta ma il problema rimane.
Scrive il Sole 24 Ore:
La compagnia dovrebbe esaurire la liquidità entro poche settimane e rischierebbe di mettere gli aerei a terra. Come capitò il 2 ottobre 2001 a Swissair, che poi fu comprata da Lufthansa. I 400 milioni sono già stanziati nel decreto fiscale. Ma la norma (articolo 54) è finalizzata a concedere un finanziamento di sei mesi «per consentire di pervenire al trasferimento dei complessi aziendali» di Alitalia e della controllata Alitalia Cityliner. Poichè è caduta l’unica offerta, quella della cordata Fs-Delta-Mef, in seguito al ritiro di Atlantia, la cessione è tramontata.
Il governo intende modificare la «finalità » dei 400 milioni con un’altra formula. Secondo il decreto il finanziamento «è concesso, nell’anno 2019, in favore delle stesse società in amministrazione straordinaria, per le loro indilazionabili esigenze gestionali». Uno dei relatori, Gian Maria Fragomeli (Pd), ieri ha fatto riferimento a un emedamento per i 400 milioni di Alitalia da presentare domani sera, alla ripresa dell’esame del decreto in commissione Finanze.
Su cosa fare di Alitalia le idee restano confuse.
Ad alcuni Cinquestelle ed esponenti del Pd piace Lufthansa come partner. I tedeschi avevano proposto un piano già nell’aprile 2018 con 5-6.000 esuberi, poi ripresentato e già definito «inaccettabile» dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Lufthansa, che in agosto è entrata in contatto con Atlantia e con l’ex a.d. Giovanni Castelluci per un piano alternativo a quello Fs-Delta, ha continuato a fare pressing con il nuovo governo, trovando orecchie più attente.
I tedeschi hanno anche l’appoggio dei piloti Anpac e Anp, hanno promesso di reimpiegare nelle loro compagnie i piloti in esubero.
Patuanelli due giorni fa ha ricevuto l’a.d. di Lufthansa, Carsten Spohr. «Ieri ho incontrato l’a.d. di Lufthansa. C’è un interesse commerciale ma al momento non per l’equity», ha detto Patuanelli ieri a Brescia. Il ministro ha aggiunto che «continua ad esserci un interesse di Delta».
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
NEGLI ULTIMI 11 ANNI SPUTTANATI 5,3 MILIARDI DI SOLDI PUBBLICI E NON E’ FINITA QUA, ORA IL M5S PARLA PURE DI NAZIONALIZZAZIONE
«Io credo che una grande compagnia di bandiera come Alitalia noi la dobbiamo riavere tra
le mani dello Stato quindi è chiaro che se servirà una nazionalizzazione dell’azienda si dovrà vedere», ha le idee chiarissime il vice-ministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri (M5S) oggi ad Agorà .
In una situazione in cui il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli ha detto che il consorzio di Atlantia e Delta non esiste più il fantastico piano del Governo è quello di nazionalizzare la compagnia aerea nella speranza di poterla vendere, forse, in futuro.
Il salvataggio di Alitalia lo pagheranno quindi gli italiani. I quali senza dubbio saranno talmente felici di aver appena risparmiato una cinquantina di milioni di euro dal taglio dei parlamentari, fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle e votato da Lega e Partito Democratico, da non accorgersi del costo dell’idea di chi oggi chiede di salvare Alitalia coi soldi pubblici.
Si parte con il prestito ponte da 400 milioni di euro stanziato dal Governo. Dovevano essere 350 milioni, ma evidentemente si è deciso di arrotondare, tanto se ne sono appena risparmiati 50 dal taglio di deputati e senatori.
Soldi che in realtà si risparmieranno a partire dalla prossima legislatura e che quindi per ora sono un minore aggravio solo sulla carta.
Il viceministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni fa sapere che «lo spacchettamento dei servizi ha senso», il famoso spezzatino in cui si prova a vendere la parte della compagnia che è più appetibile sul mercato (le rotte e il comparto volo) mentre allo Stato rimarrebbero quelle meno redditizie e più onerose.
Un’altro regalo per i cittadini. Ma Patuanelli va oltre e non esclude nemmeno in ritorno dell’IRI, la grande panacea di tutti i mali per le ex grandi aziende di Stato (da Alitalia all’Ilva ma non si esclude nemmeno Autostrade nell’eventualità della famosa revoca delle concessioni.
Ma nessuno ha il coraggio di affrontare il fatto che in 30 anni di salvataggi pubblici Alitalia è ancora lì, sull’orlo del crack e del fallimento. Anzi: ogni governo che è passato ci ha messo qualche centinaio di milioni di euro, andati invariabilmente bruciati senza risolvere nulla.
Quello di Alitalia è il salvataggio infinito, prima dei 400 milioni promessi dal Conte 2 ci sono stati i 900 milioni di euro del prestito concesso dal governo Gentiloni (al MISE c’era Carlo Calenda che qualche tempo fa ha detto che la farebbe fallire).
Quei soldi sarebbero dovuti servire per vendere Alitalia in Lufthansa, ma come al solito non se ne è fatto nulla. Un prestito poi solo per modo di dire visto che quei soldi — che avrebbero dovuto essere restituiti a fine giugno — non li rivedremo mai.
Dopo tre proroghe il governo gialloverde aveva infatti deciso di cancellare il termine per la restituzione. E con il Decreto Crescita Lega e M5S hanno anche deciso che Alitalia non avrebbe dovuto nemmeno pagare gli interessi sul debito: circa 10% all’anno, altri 145 milioni di euro regalati.
E di soldi gli italiani ad Alitalia ne hanno dati tanti. Dal 2017 calcolatrice alla mano sono un miliardo e quattrocento milioni.
Il Sole 24 Ore ha calcolato che Alitalia è costata ai cittadini 5 miliardi e 278 milioni negli ultimi undici anni.
Dal 2008, quando si parlava di una vendita ad Air France bloccata da Berlusconi, ad oggi. Ben 9 miliardi e 200 milioni se si estende lo sguardo più in là nel passato. Il tutto per ottenere cosa? Un’azienda che perde un milione di euro al giorno ma che si permette di premiare i dirigenti.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO IL PASSO INDIETRO DI ATLANTIA IL CONSORZIO NON C’E’ PIU’…PERSI ALTRO TEMPO E MILIONI PER NULLA
Anche il governo si arrende: per Alitalia è naufragata l’ipotesi di un salvataggio privato. “Al
momento un soluzione di mercato non c’è”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economia Stefano Patuanelli intervenendo al Senato. “Stiamo valutando diverse opzioni con attenzione”, “non è una proroga al consorzio che si stava costituendo, perchè quella strada lì non c’è più”, ha detto. “E’ dieci anni che si tenta di privatizzare” la compagnia, dice. Ma, sottolinea il ministro, “ha una dimensione che il mercato fa difficoltà ad accettare”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il vice ministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni. “Alitalia è stata messa sul mercato con una gara. Le aziende che hanno partecipato non sono riuscite a fare un’offerta sostenibile. Siamo di fronte a un bivio: o la si fa andare nella direzione che prevede la norma o si trovano strade alternative per valorizzare gli asset”, ha detto sottolineando che “è arrivato il momento di prendere decisioni difficili e ragionare per creare valore, ma anche perchè siano appetibili sul mercato”.
Visione sintetizzata anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha ammesso: “Ora non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano”. Pur restando la via d’uscita preferita dalla crisi della compagnia aerea, “valutiamo alternative”.
“Dobbiamo garantire il servizio, i posti di lavoro, gli asset, ma non possiamo continuare a permettere che sia un buco nero delle casse dello Stato”, ha proseguito di nuovo Buffagni. Secondo il vice ministro “Non si deve fare carne da macello di un’azienda come invece fanno altre realtà ma non si può neanche continuare a perpetrare un versamento di soldi che diventa un buco nero”.
Lo stop alla soluzione di mercato è arrivato di fatto già la scorsa settimana quando Atlantia si era sfilata dal consorzio costituito per rilanciare l’ex compagnia di bandiera. Preso atto dal passo indietro di Atlantia, anche Ferrovie dello Stato, pivot pubblico dell’operazione, aveva quindi dovuto dare forfait come regista del consorzio.
(da agenzie)
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Novembre 19th, 2019 Riccardo Fucile
LA SOLUZIONE PEGGIORE PER I CONTRIBUENTI, ALTRI 12 MESI DI SOLDI PUBBLICI PER MANTENERLA IN VITA CON LA RESPIRAZIONE ARTIFICIALE
A due giorni dal termine per la presentazione dell’offerta vincolante da parte del consorzio guidato da Fs, la situazione sulla composizione della cordata che dovrà rilanciare Alitalia è sostanzialmente in stallo.
In attesa di capire le mosse di Lufthansa, soprattutto un possibile ingresso nel capitale della società , finora sempre negato, continuano le trattative tra le parti. Proprio per la complessità delle trattative, appare sempre più probabile un ulteriore slittamento del termine. L’ennesimo.
Ma c’è di più. Perchè il governo, scrive oggi Lucio Cillis su Repubblica, sta pensando a un piano B: se nessun partner industriale dovesse concretizzare l’offerta potrebbe farsi strada l’ipotesi di una nazionalizzazione temporanea.
I tempi sono ormai strettissimi: il consiglio di amministrazione fiume di Lufthansa, dopo il primo passo di ieri sera, prosegue stamattina con l’analisi del piano industriale della Nuova Alitalia. Oggi toccherà anche ad Atlantia affrontare il tema. Mercoledì o giovedì mattina, infine, sarà il cda di Ferrovie dello Stato a pronunciarsi sul dossier.
Ma se tutto dovesse andare storto — nessuna offerta dalla Germania e niente semaforo verde per Delta dai partner italiani — allora al ministero dello Sviluppo si passerà ad un possibile piano B. Ovvero una nazionalizzazione a tempo prima di cedere il pacchetto ripulito ai tedeschi.
Attualmente, a due giorni dalla deadline, le strade percorribili sono queste: i soci italiani, Fs, Atlantia e ministero dell’Economia, potrebbero scegliere come partner industriale gli americani di Delta, che fino ad oggi hanno messo sul piatto 100 milioni di euro e un piano industriale non molto convincente. Un piano che non piace ad Atlantia e ai piloti per i “buchi” sul lungo raggio, la mancanza di rotte aggiuntive a favore di Alitalia e i 2800 esuberi.
Altrimenti c’è l’ipotesi Lufthansa che deve portare a termine un lungo e tortuoso percorso interno al consiglio di amministrazione, prima di scoprire le carte e alzare l’offerta da puramente commerciale (com’è oggi) a partnership industriale.
Il punto è che a Lufthansa si chiede un esborso tra i 120 e i 180 milioni ma nel CdA c’è chi non si fida della possibilità di acquistare Alitalia in questo momento e con la confusione politica che regna nel paese.
Questo mix potrebbe portare all’ennesimo rinvio dei tempi spiazzando tutti i protagonisti di una pièce drammatica durata per ben 30 mesi: un’eternità costata un miliardo di euro di prestito ponte, al netto della prossima elargizione da 400 milioni vincolata alla presentazione di un consorzio.
Il ministero dello Sviluppo, però, starebbe valutando un’idea alternativa: quella di una nazionalizzazione a tempo, di circa dodici mesi. Una fase necessaria per sistemare il personale in eccesso senza traumi, mettendo a punto rotte e flotta. Una società più agile di quella odierna, guidata da esperti del settore aeronautico, da cedere successivamente ai tedeschi.
I soldi di Delta potrebbero finire per non salvare Alitalia, il piano di Lufthansa potrebbe non arrivare mai.
In queste condizioni di partenza rimandare tutto potrebbe costituire, secondo alcuni nel governo, l’idea migliore. Che è però la peggiore per i contribuenti italiani.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
NOMINATI 48 NUOVI DIRIGENTI… LA MEDIA MONDIALE DI STIPENDI DEL SETTORE E’ DI 120.000 EURO, AD ALITALIA ARRIVANO A 300.000 EURO, UNA FOLLIA
Alitalia aumenta e premia i dirigenti mentre perde un milione di euro al giorno. Daniele Martini
sul Fatto Quotidiano racconta oggi che un milione di euro gentilmente elargito a fine 2018 per i “buoni risultati” di gestione.
I commissari Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo (subentrato quest’ultimo a Luigi Gubitosi nel frattempo diventato amministratore di Tim), hanno nominato in questi mesi 48 dirigenti: 43 presi dall’esterno, 5 promossi da quadri a dirigenti.
Ad essi hanno concesso stipendi tarati non sulle miserrime condizioni della compagnia di Fiumicino, ma facendo finta che Alitalia sia un modello di gestione. Ce n’è uno tra questi dirigenti gratificato con 300 mila euro lordi l’anno, a un altro gli hanno dato 270 mila euro, più l’auto di servizio, più un paracadute di 12 mensilità pagate nel caso in cui le circostanze gli avessero imposto di lasciare il lavoro.
Sono livelli spropositati se confrontati con quelli di dirigenti di primo livello di aereolinee che scoppiano di salute; la media mondiale è sui 120 mila euro circa.
Tra gli assunti ce ne sono alcuni a cui Alitalia paga perfino la retta della scuola per i figli e pure l’alloggio, da un minimo di 2 mila euro a un massimo di 2.500 al mese.
Un bengodi per tutti, compresi i commissari che hanno già incassato circa 10 milioni di euro tra remunerazioni e percentuale (7 per cento) sulle somme recuperate dal fallimento, nonostante ci sia un limite di legge di 240 mila euro annui valido per “chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni”.
Il tutto accade mentre la società vola in profondo rosso e brucia sul fronte operativo 330 mila euro al giorno, che sommati ad ammortamenti e interessi sul prestito ponte garantito dallo Stato portano le perdite quotidiane a quota 1,1 milioni: nel dettaglio 1.150.196 euro ogni 24 ore.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
I SOLDI IN CASSA FINIRANNO A DICEMBRE, BRUCIATI ALTRI 900 MILIONI E NON PAGANO NEPPURE GLI INTERESSI
Mentre l’europarlamentare della Lega Antonio Maria Rinaldi sorseggiava il suo limoncello gentilmente offerto da Alitalia ai clienti business, la compagnia bruciava circa 837 milioni di euro di liquidità da quando è nella gestione commissariale.
Al giro di boa dei due anni e mezzo di gestione commissariale — cominciata il 2 maggio 2017- i calcoli elaborati dal Sole 24 Ore e presentati oggi da Gianni Dragoni sulla base dei dati disponibili.
Secondo stime, la cassa, depurata dagli anticipi già incassati, a fine settembre sarebbe ridotta a 160 milioni. La previsione è che si esaurirà in dicembre.
Non è indicato in quale giorno del mese, ma Alitalia rischia di rimanere senza carburante e senza soldi per pagare gli stipendi.
La gestione commissariale, nominata durante il governo di Paolo Gentiloni dall’allora ministro Carlo Calenda, ha scelto di fare un programma di cessione dell’attività e ha ottenuto un prestito statale di 900 milioni, a un tasso di circa il 10% annuo. Con una simile dote i commissari avrebbero anche potuto tentare di fare un programma di ristrutturazione dell’azienda.
La legge lo consente in alternativa alla vendita dei beni. Sta di fatto che la cessione non c’è ancora stata nè è sicuro che ci sarà , mai soldi sono finiti
Alitalia non è in grado di restituire i 900 milioni, non ha versato al Mef neppure gli interessi per 145 milioni maturati fino al 31 maggio scorso, poi cancellati per il periodo successivo dal «decreto Crescita» del precedente governo, che ha anche abolito il termine per il rimborso dei 900 milioni (era il 30 giugno).
L’ultimo dato ufficiale comunicato dai commissari è che a fine settembre rimanevano 310 milioni in cassa. Ma questa somma è gonfiata, come in un «doping amministrativo», dagli anticipi per i biglietti prepagati peri voli futuri.
Questi soldi sono un debito della compagnia verso i clienti. A quanto ammontino questi anticipi non si sa, ma si tratta di 4-5 milioni di biglietti. Del resto, se non ci fosse un’emergenza di liquidità per Alitalia il governo non avrebbe inserito nel decreto legge fiscale un nuovo finanziamento statale ad Alitalia.
Nella bozza originaria il «prestito» era di 350 milioni. Nel testo finale è salito a 400 milioni. Il decreto dice che questo «finanziamento a titolo oneroso» (al tasso di quasi il 10%) è concesso per sei mesi ad Alitalia e alle altre società del gruppo «per le loro indilazionabili esigenze gestionali». L’obiettivo è «consentire di pervenire al trasferimento dei complessi aziendali».
Intanto il costosissimo (in tema di soldi pubblici) limoncello che l’europarlamentare Rinaldi sorseggia a bordo del vettore nazionale è a carico dei cittadini e Alitalia deve scegliere tra due partner per ricominciare l’attività : Delta e Lufthansa.
Il Corriere della Sera fa sapere che ci sono ben tre bozze di rilancio. La prima, di Fs e Delta, prevede una newco con 103 aerei e 2.500 esuberi.
La seconda, di Atlantia, ipotizza 97 velivoli e 2.800 esuberi.
La terza, di Lufthansa, propone 75 velivoli e 5-6.000 esuberi. I commissari Daniele Discepolo, Enrico
Laghi e Stefano Paleari – scrive il quotidiano in un articolo a firma di Leonard Berberi – privilegiano il progetto Fs-Delta perchè da un lato i 100 milioni arriverebbero subito, dall’altro i sacrifici occupazionali sarebbero inferiori.
L’investimento è il vero rebus delle trattative con Lufthansa. I tedeschi a parole hanno ipotizzato un equity «di circa 150 milioni» nella nuova Alitalia, ma non c’è ancora un impegno preciso.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2019 Riccardo Fucile
LA COMPAGNIA PERDE OGNI GIORNO UN MILIONE DI EURO DEI CONTRIBUENTI ITALIANI, MA IL LIMONCELLO E’ BUONO
Ieri l’europarlamentare della Lega Antonio Rinaldi ringraziava Alitalia per l’ottimo limoncello che aveva servito a bordo di un volo.
Non sfuggirà ai più che quel limoncello è attualmente offerto da una compagnia aerea che perde un milione di euro al giorno di soldi pubblici (cioè di soldi nostri) e non si riesce a chiudere il piano di salvataggio.
Oggi infatti è scaduto il termine per la presentazione dell’offerta vincolante di acquisto delle attività di Alitalia ai commissari della compagnia. Non ci sarà alcuna offerta perchè manca un accordo tra Fs-Delta e Atlantia.
Spiega Il Sole 24 Ore:
I cda di Atlantia e Delta si riuniscono oggi in contemporanea. Si profila un compromesso in vista della richiesta che il capocordata, Fs, dovrà presentare ai commissari e al Mise per chiedere una nuova proroga per l’offerta, di almeno due-tre settimane (sarebbe la settima).
Atlantia oggi dovrebbe deliberare l’impegno a partecipare alla costituzione del consorzio con Fs che dovrebbe fare l’offerta se si realizzeranno tre condizioni: un miglioramento della proposta di Delta, sia alzando la quota di capitale rispetto al 10%(che vale ioo milioni), sia nell’accesso di Alitalia alle rotte Nord Americane; un intervento del governo per dare liquidità ad Alitalia con altro denaro pubblico (si stima 300 milioni); gli ammortizzatori sociali per i 2.000 esuberi previsti.
Con questo «impegno» di Atlantia, comunque non vincolante, le Fs potranno motivare la richiesta di proroga. La senatrice del M5S Giulia Lupo, che nei giorni scorsi ha detto di aver sollecitato la mossa dei tedeschi, ieri ha incontrato Hohmeistere ha detto: «La partnership commerciale proposta da Lufthansa per Alitalia dà più risultati di quelli che possono dare i milioni di Delta senza alleanza: si creerebbe un network più nuovo e più ampio». E questo aumenta la confusione. Perchè per Fs se i tedeschi non entrano nel capitale non potranno giocare la partita.
Verso la proroga.
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2019 Riccardo Fucile
350 MILIONI PER L’ULTIMA RATA DEL PRESTITO PONTE, 550 MILIONI PER FINANZIARE LA CASSA INTEGRAZIONE
Per Alitalia servono altri 900 milioni. In attesa della definizione dell’alleanza e con la scadenza del 15 ottobre ancora sul tavolo, la compagnia di bandiera necessita di altri soldi: oltre ai 350 milioni dell’ultima rata del prestito ponte, servono 550 milioni per finanziare la cassa integrazione.
Il tutto mentre la querelle con Atlantia non sembra trovare una soluzione a breve. Spiega oggi MF:
Solo una norma ad hoc potrebbe evitare alle casse pubbliche l’esborso di altri 350 milioni di euro sotto forma di prestito ponte per tenere in volo l’Alitalia. Si tratterebbe, cioè, di abbuonare alla compagnia il versamento dell’ultima tranche di interessi sui precedenti prestiti di 900 milioni di euro, che al momento l’amministrazione straordinaria potrebbe onorare solo svuotando la cassa residua. La situazione critica autorizza lo studio di ogni ipotesi alternativa, tanto più che il Mef dovrebbe utilizzare gli interessi dovuti da Alitalia per convertirli in una partecipazione del 15% nella newco Atlantia-Fs-Delta.
Ma se tutto restasse come è oggi, non ci sarebbe altra soluzione se non quella di garantire la continuità aziendale rimettendo mano ai soldi pubblici, per gestire la fase transitoria in attesa che si completi il passaggio a una nuova proprietà . All’eventuale terzo prestito si aggiungerebbero gli oneri per fronteggiare gli ammortizzatori sociali, ovvero la cassa integrazione per circa 2mila dipendenti, Fonti sindacali li stimano in altri 550 milioni di euro, che porterebbero così a 900 milioni di euro l’intervento a carico dello Stato.
Intanto, spiega il Messaggero, le divergenze tra Atlantia e FS bloccano la definizione dell’accordo:
Dopo questo confronto-scontro sarà ora necessario individuare una linea mediana che consenta di appianare il rapporto fra i due soci, dopo che la call convocata per ieri pomeriggio è stata cancellata. Si sono però interfacciati i legali che si risentiranno presto per promuovere una ricucitura. Che probabilmente avverrà dopo l’incontro Atlantia-Conte. Intanto Patuanelli ha convocato oggi all’ora di pranzo i commissari Enrico Laghi, Daniele Discepolo, Stefano Paleari: si farà il punto a ridosso dell’ora X e probabilmente il ministro chiederà ai commissari quali risparmi sono possibili per non intaccare più che tanto la cassa ed evitare che, dalla firma al closing, sia necessario un altro prestito-ponte.
(da agenzie)
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