Destra di Popolo.net

L’ALLENATORE A PORTE CHIUSE: INIBITI AD ACCEDERE AL CAMPO PER AVER ESPRESSO CRITICHE AL MODULO DI GIOCO

Dicembre 2nd, 2014 Riccardo Fucile

E’ UNA DESTRA “LIBERA” DI NOME MA NON DI FATTO QUELLA CHE NON ACCETTA RILIEVI SU FORMAZIONI SBALLATE… SE POI IL PUBBLICO DISERTA GLI SPALTI PER LA SCARSA QUALITA’ DEL GIOCO SAREBBE MEGLIO PORVI RIMEDIO CON UNA SERENA AUTOCRITICA PIUTTOSTO CHE CASSARE CHI SI ERA PERMESSO DI ANTICIPARE LA DEBACLE

Una delle qualità  riconosciute a un buon allenatore è quella di dividere i meriti di una vittoria con i propri atleti e di addossarsi interamente la responsabilità  di una sconfitta, analizzandone poi le cause con i propri giocatori nel chiuso dello spogliatoio.
Capita ogni tanto che qualche “mister” preferisca prendersela con i giornalisti che hanno magari evidenziato le lacune tecniche del regista mandato in campo e la scarsa attitudine a “vedere la rete” del presunto bomber.
Non appartenendo alla categoria dei menagramo nè a quella dei “critici del giorno dopo”, bensì a quella di coloro che, al momento della presentazione del nuovo allenatore, avevamo ben memorizzato il metodo di gioco annunciato e a come avrebbe dovuto muoversi in campo la squadra, ci siamo limitati a rilevare che da un gioco che avrebbe dovuto coinvolgere tutti gli uomini messi in campo (concetto di squadra corta) si è passati a lanci lunghi (stile “viva il parroco”) operati per lo più da registi dai piedi sbilenchi o quantomeno a scarpe invertite e spesso a favore di punte che soffrono di artrosi.
Lo abbiamo fatto notare all’allenatore ben prima dell’inizio del campionato e ci saremmo aspettati i relativi aggiustamenti tattici che rendessero la squadra competitiva: spesso il gioco di squadra e il sacrifico di tutti compensa la caratura tecnica inferiore o l’inesperienza dei giovani.
Così non è stato e ora che i nostri rilievi si sono mostrati fondati e il pubblico amareggiato dal “non gioco” sta disertando gli spalti, non crediamo che la soluzione sia vietare, per ritorsione da asilo Mariuccia, l’accesso al campo di allenamento dei giornalisti scomodi, cancellando dai follower i “cattivi” che hanno solo espresso motivate e costruttive critiche nell’interesse della squadra.
Sono le stesse operazioni di “epurazione” di cui qualcuno è rimasto vittima in altre squadre e di cui si è giustamente lamentato alzando il dito per protesta, fino a raccogliere il cartellino rosso di espulsione.
Confidiamo che il buon senso prevalga anche perchè, a forza di estromettere senza mai confrontarsi, si rischia di giocare a spalti deserti.
Neanche in campo neutro per squalifica causa invasione di campo, perchè questo comporterebbe ancora un minimo di vitalità  di un mondo che ha perso persino la voglia di scavalcare una rete per contestare.
Delle critiche un allenatore può fare tesoro o fare spallucce, ma del buon senso, come dice Crozza-Razzi, “non credo”.

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LUCI E OMBRE NEL RITORNO DI FINI A NAPOLI: CONCETTI DI BUON SENSO, QUALCHE LAMPO, TROPPA PRUDENZA, PESSIMA ORGANIZZAZIONE, SCARSO PUBBLICO

Novembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

L’EX LEADER DI AN IN SURPLACE COME I CICLISTI IN PISTA, MA PER VINCERE OCCORRE RITROVARE   LO SCATTO… E PER SCALDARE I MUSCOLI (E I CUORI) OCCORRONO IDEE NUOVE E INTELLIGENZE MODERNE, NON CAPORALI INTERESSATI A PORTARLO IN PROCESSIONE COME UNA RELIQUIA

I peggiori nemici di un uomo politico sono notoriamente gli adulatori, i presunti amici che non osano mai tirarti per la giacchetta prima che tu commetta errori, coloro che si mettono sulla tua scia e pensano di sfruttarla.
Nel ritorno di Fini sulla scena politica con il tour di Liberadestra non sappiamo quanto pesi la sua reale volontà  di andare oltre il ruolo di allenatore (personalmente gli consiglieremmo di creare piuttosto una “università  delle idee” in cui mettere al servizo di nuove leve la sua esperienza) e quanto invece incida la spinta (più o meno interessata) degli amici che ha intorno.
Il politico di razza è spesso colui che ascolta più volentieri i critici che i portastrascico, perchè è dalla prima categoria che raccoglie spesso le sensazioni giuste e in sintonia con la sua reale base.
Con largo anticipo avevamo scritto che l’organizzazione dell’assemblea di Liberadestra a Napoli era nata male e rischiava di finire peggio, in quanto affidata a personaggi divisivi.
Non siamo più tornati sull’argomento per correttezza, pronti a essere smentiti dai fatti.
Purtroppo così non è stato: la presenza di una sala semivuota mentre Fini tiene il suo discorso (pubblichiamo foto, onde evitare di essere addidati come bugiardi) è il sigillo di una tangibile incapacità  organizzativa che non ha saputo veicolare alcun messaggio innovativo.
Non sappiamo se il centinaio di persone presente a Napoli convincerà  Fini a soprassedere al tour o a mutare metodi di allenamento.
Personalmente gli consiglieremmo di rinnovare lo staff tecnico che ha intorno: con questo persino Mourinho rischierebbe la sconfitta con la seconda squadra dell’Entella.
Ma, al di là  di queste doverose note, nel discorso di Fini a Napoli sono emerse considerazioni di buon senso, qualche lampo e anche qualche luogo comune.
Secondo Fini e’ fondamentale, prima di prendere qualsiasi decisione, ”partire sempre dall’eventuale condivisione dei programmi. E’ illusorio – ha aggiunto – pensare di ridare al popolo di centrodestra una prospettiva partendo dalla coda. Se non si identifica un minimo comune denominatore – ha proseguito – la gente non ci crede più alle alleanze contro, ma servono alleanze per qualcosa”.
Secondo l’ex presidente di Alleanza nazionale ”serve una destra in sintonia con i tempi in cui viviamo e che non commetta gli errori che stanno commettendo quelle forze che in modo diretto e indiretto si collegano all’idea di destra”.
Fini ha evidenziato che Renzi ”ricorda, in certi momenti, Berlusconi. Entrambi fanno ricadere la responsabilita’ delle cose non fatte sugli altri, facendo sempre rimbalzare la palla in tribuna”.
“Il problema del centrodestra si chiama Forza Italia”, dice Fini: “In quel partito il condottiere ha perso la strada e alterna continuamente le posizioni. E l’amarezza maggiore per me si chiama Fratelli d’Italia: ovvero i presunti eredi di An, diventata pallida fotocopia della Lega”.
L’ex presidente della Camera nel futuro vorrebbe “continuare ad andare in giro per l’Italia a riflettere sulla politica”, poi aggiunge che “gli spazi vuoti vanno riempiti. E’ evidente che in questo momento c’e’ una destra piatta che ripropone solo vecchie parole d’ordine”.
Sulla possibilità  di creare un partito, Fini intende rimanere in surplace: «L’Italia non ha bisogno di un’ennesima sigla. Questo non vuol dire che Libera Destra non faccia politica. Il compito della politica è indicare una prospettiva. È la sostanza di quello che intendiamo fare nei prossimi mesi».
L’associazione che ha fondato intende «individuare le energie che bisogna mettere in campo». E individuarle «partendo dal basso». Occorre il «censimento delle esperienze e delle intelligenze».
Ma forse non è così che riuscirà  a visionare molti talenti, è il caso che qualcuno glielo faccia presente.
Arriviamo ad alcuni punti deboli del suo discorso.
Fini dice che «non possiamo urlare, come se fossimo stati sempre all’opposizione». Bisogna ricordare che «abbiamo governato». Questo significa che una «destra con cultura di governo deve saper fornire controproposte».
Concordiamo con le controproposte, ma il limite del ragionamento di Fini sta nel fatto che se vuole realmente costruire una nuova squadra non può penalizzarla con il richiamo ad un “abbiamo governato”: sia perchè avrà  governato lui, ma molti altri no, sia perchè non è detto che chi “ha governato” lo abbia fatto bene e l’opinione pubblica ne abbia un buon ricordo.
O si azzera il passato o si corre il rischio della Meloni che non riesce a far dimenticare il suo ruolo trascorso con responsabilità  di governo.
Sarebbe auspicabile piuttosto che Fini dicesse anche chiaramente che per aspirare a “governare un domani” occorre anche “saper fare opposizione oggi”, cosa che molti hanno ormai dimenticato tra i maggiorenti, ma che invece è argomento sentito dalla base di centrodestra.
Magari creando una rete mediatica che veicoli sia critiche mirate che proposte concrete e facilmente recepibili, unita ad una presenza sul territorio e “sulla strada”   ormai dimenticata.
Un po’ di fantasia e creatività  sopperisce spesso anche alla mancanza di mezzi, ma occorre saper usare anche la scimitarra, non solo i metodi consigliati dal galateo.
E’ necessario più coraggio e scelte di campo, non bastano analisi letterarie.
Fini, a proposito degli 80 euro di Renzi, ha detto che “9 miliardi di costo di tale operazione potrebbero essere meglio utilizzati per la riduzione delle tasse sulla casa, per il quoziente familiare e per l’Irap».
Sembra che il tempo si sia fermato, sempre le stesse cose del Pdl: perchè non dire che era meglio se le avesse destinate a costruire 100.000 case popolari o ad aumentare le pensioni minime di 480 euro o a creare occupazione per i giovani, vincolando gli aiuti alle aziende a nuove assunzioni?
Perchè non destinarli ai due milioni di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà ?
Un ultimo appunto su un tema dove Fini forse non è informato e finisce per appiattirsi sulle posizioni di Alfano, Brunetta e Meloni.
“Occorre denunciare il Trattato di Dublino III» – dice Fini- quello che prevede di mantenere il migrante sul territorio del Paese in cui egli approda. Troppo comodo per Paesi come la Danimarca o l’Olanda. I rifugiati li dobbiamo invece dividere nell’ambito dell’Unione europea».
I rifugiati in Italia alla fine del 2012 erano 64.779, questa cifra colloca l’Italia al 6° posto tra i Paesi europei, dopo Germania (589.737), Francia (217.865), Regno Unito (149.765), Svezia (92.872), e Olanda (74.598).
A questi vanno aggiunti quelli arrivati nel 2013: la Svezia ha accordato protezione politica a 26.400 persone, il maggior numero in Ue.
Seguono Germania (26.100), Francia (16.200), Italia (14.500) e Regno unito (13.400).
E’ evidente che richiedere una “rimodulazione” dei rifugiati sarebbe autolesionistico in quanto dovremmo prendercene in carico altri, più che essere noi a trasferirne all’estero.
Non sarebbe più intelligente e civile accogliere queste poche migliaia di esseri umani che fuggono da genocidi (considerando che poi molti vanno in altri Paesi dove hanno parenti e amici) senza fare tanto gli isterici?
Un po’ di coraggio per vincere una partita ci vuole, anche quello di virare dal vecchio modulo montiano e centrista che ha generato più autogol che bel gioco.
Non è attaccando sempre dalla fascia destra che si creano automaticamenti spazi, ma non rinunciando a occupare tutto il campo.
E’ così che nascono gli assist e si scoprono i goleador.
E’ (quasi) tutto: dallo stadio San Paolo a voi la linea.

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SE E’ QUESTO “IL QUALCOSA CHE A DESTRA SI MUOVE” ALLORA EVVIVA LA PARALISI

Novembre 15th, 2014 Riccardo Fucile

TWEET TRA FINI E STORACE: “RICOMINCIAMO INSIEME”. LA REPLICA: “HO MILLE DUBBI”… FIGURIAMOCI NOI

Prove tecniche di riavvicinamento? E’ presto per dirlo, ma a destra qualcosa si muove.
A sera inoltrata, nel silenzio, su twitter Francesco Storace e Gianfranco Fini dialogano, parlano, sondano.
Loro che hanno partorito Alleanza Nazionale, nata dalle “ceneri” del Movimento Sociale Italiano, sul social network discutono di un possibile ritorno proprio ad An.
E’ una domanda di un follower all’ex presidente della Camera a far rinascere il feeling: ” L’errore più grave che ha commesso la destra negli ultimi anni e il suo errore più evidente?”.
“Il mio? Ne ho fatti tanti. Uno su tutti sciogliere Alleanza Nazionale”, risponde Fini.
E l’errore più grosso della destra? “Essere divisa”, sentenzia Fini.
E’ a questo punto che si inserisce Francesco Storace, ex portavoce proprio di Fini quando era segretario del Movimento Sociale: “Peccato avere ragione tanti anni dopo”, commenta da umorista a sua insaputa.
Ma la replica di Fini è di distensione: “Meglio tardi che mai”.
Storace apprezza: “Stai in forma stasera”. E Fini: “Sorrido”.
C’è intesa tra i due ex colleghi di partito, si vede.
Per questo la domanda sorge spontanea in un utente che chiede: “Ma che aspettate a rimettervi tutti insieme?”.
L’ex governatore del Lazio prova a smorzare l’entusiasmo: “Troppi veti e controveti”, replica, spegnendo sul nascere le aspettative.
E’ qui che Fini avanza la proposta: “Francesco, ricominciamo dalla Fondazione”.
Ma Storace è scettico: “Ho mille dubbi”, risponde laconico.
Sempre meno di quanti ne abbia la ex base su questa “ipotesi di lavoro”

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LIBERADESTRA: NON BASTAVANO I COLONNELLI, ORA SPUNTANO I CAPORALI DI GIORNATA

Novembre 12th, 2014 Riccardo Fucile

LA STRANA EVOLUZIONE DEL PROGRAMMA DELL’ASSEMBLEA REGIONALE DI NAPOLI DELL’ASSOCIAZIONE DI FINI

Che a destra lo spirito di servizio sia merce rara è concetto assodato quasi alla pari con la constatazione che tutti parlano di “meritocrazia” dopo aver ovviamente posto le condizioni   per evitare di porla in essere.
Salvo poi lamentarsi della mancata selezione del ceto politico, delle cordate di notabili che impediscono il ricambio generazionale della classe dirigente, del mancato coinvolgimento della “mitica base” nella fase decisionale.
Discorsi sentiti mille volte.
Se i partiti tradizionali di destra, vera o presunta, sono ormai perfettamente strutturati in modo verticistico al servizio di un leader più o meno bolso dove si fa carriera sulla base del tasso di conformismo e alle conoscenze giuste, le premesse di una iniziativa come quella avanzata da Ganfranco Fini nella veste di allenatore e di scopritore di talenti della “destra che verrà ” contengono degli elementi nuovi: assemblee partecipate di base, confronto, individuazione di ciò che unisce, nessuna struttura “pesante”, nessun colonnello, ma ampio spazio a idee e uomini nuovi.
Una iniziativa che Fini ha saputo affrontare con una   buona dose di autocritica e umiltà , si sia o meno d’accordo con questo tentativo.
Anche perchè, gli va dato atto, non glielo ha certo ordinato il medico di metterci la faccia.
Abituati a essere liberi e indipendenti nei giudizi, non possiamo quindi non restare stupiti che la seconda assemblea regionale di Liberadestra stia subendo una evoluzione sia grafica che sostanziale.
L’appuntamento di fine mese a Napoli, articolato su cinque relazioni tematiche “aperte” al contributo di tutti e “sintesi finale” di gruppi di lavoro, potevano rappresentare la giusta filosofia per un più ampio coinvolgimento “orizzontale”.
Peccato che nel primo manifesto che vedete qui a fianco non se ne facesse cenno, ma passi…
Ma che a stretto giro il primo testo venga sostituito da un secondo manifesto (in alto) dove si parla vagamente di relazioni programmatiche senza specificarne i temi, e che emerga improvvisa la inderogabile esigenza della presenza di un relatore introduttivo e di un moderatore che non hanno neanche partecipato alla fase di elaborazione delle tesi, ma che sono stati evidentemente assurti a tale ruolo da scelte di vertice, non depone a favore della coerenza e della affinità  al progetto originario.
Questione di metodo, non di nomi.
Ma nel processo di rinnovamento della destra italiana è necessario non dimenticare che spesso il metodo errato è stato la premessa e la causa di scelte politiche locali nefaste.
Finito il tempo dei colonnelli, non pare il caso di aprire la fase dei caporali di giornata.
Se qualcuno ha bisogno di accreditarsi per poi spendersi una medaglietta al tavolo di trattative politiche locali faccia come Fini: ci metta personalmente la faccia.
Senza prestanomi e soprattutto “senza secondi Fini”.

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DESTRA DI POPOLO INTERVISTA GIANFRANCO FINI: “LA MADRE DI TUTTI GLI ERRORI E’ STATA LA CONFLUENZA DI AN NEL PDL”

Novembre 4th, 2014 Riccardo Fucile

“MOLTE DELLE CRITICHE CHE MUOVEVO SI STANNO RIVELANDO ESATTE, MISI IN GUARDIA SUL PERDURARE DELLA CRISI ECONOMICA, ALTRO CHE RISTORANTI PIENI”… “I COLONNELLI COINVOLTI IN VICENDE GIUDIZIARIE? SONO CERTO CHE RISULTERANNO ESTRANEI…QUASI TUTTI”…”NON HO LASCIATO LA PRESIDENZA DELLA CAMERA SOLO PER IL TIMORE CHE VENISSE PIEGATA A UN INTERESSE DI PARTE”… “SUI DIRITTI CIVILI BERLUSCONI HA CAMBIATO IDEA? GLI AUGURO DI NON ESSERE DICHIARATO ‘INCOMPATIBILE’ COME E’ SUCCESSO A ME”…”LA DESTRA XENOFOBA? IGNORANTI O IN MALAFEDE”..”NESSUNA PROSPETTIVA DI UN GRANDE CENTRO, ALTRIMENTI ME NE STAREI A CASA”…”I SALOTTI BUONI LASCIAMOLI A RENZI, LA DESTRA DEVE RECUPERARE UNA DIMENSIONE POPOLARE E SOCIALE”… “AVETE RAGIONE, LA DESTRA HA SOTTOVALUTATO LA RETE COME STRUMENTO DI PARTECIPAZIONE: E’ PIU’ INCISIVA DI UNA PUNTATA DI PORTA A PORTA”… “RENZI CAMBIA VERSO? LA DESTRA CAMBI PASSO”… A FINE MESE IL TOUR DI “LIBERADESTRA” PORTERA’ FINI A NAPOLI

Presidente Fini, se ben ricordiamo, lei vanta un passato da portiere nella nazionale dei parlamentari…
Ricorda male, giocavo terzino o stopper….. all’epoca si giocava ancora”a uomo”
Diciamo allora un passato da difensore, poi una maglia da regista in An e di punta nel Pdl: ora, con il tour di Liberadestra, vuole tentare la carriera di allenatore? O conserva l’ambizione di ricoprire ancora altri ruoli?
Ha ragione se pensa che mi piacerebbe fare l’allenatore, ma solo di una nuova squadra da inventare.
Il suo percorso politico l’ha portata ad avere a fianco per molti anni quelli che sono stati definiti i suoi colonnelli. Rapporti quindi umani, non solo politici. Che sensazione le ha generato, al di là  delle legittime scelte politiche differenti, rilevare che quasi tutti si trovano coinvolti in vicende giudiziarie? Pensa sia l’effetto della frequentazione delle stanze del potere?
Ritengo sia giusto attendere che le vicende giudiziarie si concludano e sono certo, almeno per come li ho conosciuti, che i colonnelli risulteranno estranei agli addebiti che sono loro mossi. Almeno quasi tutti……
Lei ha recentemente fatto autocritica, ammettendo di aver commesso degli sbagli e invitando giustamente tutti gli altri a fare altrettanto. Se dovesse indicare i suoi tre più rilevanti errori quali citerebbe?
La madre di tutti gli errori è stata la confluenza di AN nel PdL perchè dovevo immaginare che Berlusconi l’avrebbe “comandata” (come faceva e fa ancora in Forza Italia) e non guidata, rispettando l’eventuale dissenso interno.
Futuro e Libertà  è stata non solo una iniziativa politica coraggiosa, ma anche di rottura di certi schemi. Una aggregazione che secondo i sondaggi dei primi mesi aveva raggiunto quasi il 9% dei consensi, percentuale che nessun movimento di area ha più raggiunto negli ultimi anni.   Non pensa che forse quella esperienza sia stata liquidata in maniera frettolosa? In fondo certe novità  a destra hanno bisogno di tempo per radicarsi nell’elettorato, non è detto che, uomini a parte, fossero da archiviare anche certe idee sulla legalità  e sui diritti civili, per esempio.
Il catastrofico risultato elettorale del 2013 l’ha sepolta e non può certo essere rimpianta. Diverso il discorso per i contenuti e i comportamenti che dovrebbero caratterizzare la Destra: non a caso oggi tutti constatano che una destra credibile come alternativa di governo non ci sia più e che il panorama sia avvilente
Contro di lei , occore riconoscerlo, è stata scatenata a suo tempo una possente macchina del fango mediatica: si è mai chiesto perchè quel tipo di destra facesse così paura?
Perchè era libera, cioè non accettava ordini immotivati o, meglio, perfettamente comprensibili, ma che nulla avevano a che fare con l’ interesse generale.
Molti le attribuiscono in quel frangente il presunto errore di non aver rinunciato alla presidenza della Camera, altri di non aver compreso che l’effetto devastante della campagna mediatica sulla casa di Montecarlo lo avrebbe messo fuori gioco per sempre. Con il senno di poi, un passo indietro avrebbe aiutato?
Forse, ma cosa sarebbe accaduto se anche la Presidenza della Camera fosse stata piegata ad un interesse di parte? Il rischio c’era ed era grosso……
Lei ama ripetere che “il tempo è galantuomo”. Da quelle vicende di tempo ne è passato: il suo accusatore Lavitola è finito in carcere, Berlusconi ai domiciliari e politicamente ridimensionato, inchieste sono in corso sulla compravendita di voti, anche Alfano è stato cacciato. Allora forse non era Fini la causa di tutti i mali?
Evidentemente….. ma va soprattutto ricordato che molte delle critiche che muovevo si sono rivelate esatte, specie per la grave crisi economica che qualcuno negava perchè “i ristoranti sono sempre pieni ed è solo disfattismo delle sinistre”.
Torniamo su tre battaglie qualificanti che Lei aveva indicato alla guida di Futuro e Libertà : la difesa della legalità , la cittadinanza alla “generazione Ballottelli” e il riconoscimento delle unioni di fatto. Ora anche Berlusconi pare averle fatte proprie: che effetto le fa questo riconoscimento postumo?
Forse Forza Italia lo dichiarerà  “incompatibile”, per usare l’espressione con cui, a seguito di quelle proposte, fu decretata la mia espulsione dal PdL.
E’ innegabile che vi sia anche una destra, o almeno sedicente tale, che continua a vivacchiare elettoralmente cavalcando se non l’odio razziale certamente una politica xenofoba. Nella sua squadra pensa di riservare una maglia da titolare anche per loro?
Certamente no, perchè sono ignoranti o in mala fede e rappresentano un immagine della destra che offende la cultura e la storia stessa dell’Italia.
Problema “mare nostrum”: Alfano sembra più interessato a qualche voto in più che a salvare vite umane. arretrare di 30 miglia la catena dei soccorsi vuol dire avere sulla coscienza la morte di centinaia di profughi. In Italia i   politici “cattolici” forse non ascoltano le parole di papa Francesco?
E’ già  accaduto tante altre volte nel passato, con altri “politici cattolici” e altri pontefici.
Si ha la sensazione che la destra italiana paghi il debito di essersi abituata a frequentare e gestire le stanze del potere. Una volta la destra sapeva fare opposizione, oggi è diventata monopolio dei grillini, la destra è svogliata e spesso superficiale, Da cosa deriva secondo lei questo atteggiamento soft ?
Una politica di destra credibile come opposizione è tale solo se la destra ricorda a se stessa di aver governato e quindi non urla, ma propone cose concrete e ragionevoli, fattibili. La demagogia si fa con la pancia, la politica con la testa.
Renzi sta coprendo, a detta di molti osservatori, uno spazio tradizionalmente monopolio della destra liberista. Ha finanzieri e Confindustria al seguito mentre la destra pare incapace di interpretare il disagio degli scontenti e di quel ceto medio ormai ridotto sotto o al limite della soglia di povertà . Eppure vi sarebbero spazi enormi di intervento..
Vale quanto ho già  detto. Un solo esempio: gli 80 euro di Renzi non hanno rilanciato i consumi, come promesso dal governo. Sono “costati” circa 9 miliardi di euro, non era meglio destinare quelle risorse per ridurre le tasse sulla casa o sul lavoro o sulle famiglie?
Nei suoi recenti interventi Lei ha invitato gli aderenti al suo progetto a ragionare sulla necessità  per una destra moderna di mediare tra esigenze diverse, distinguendo tra il concetto di destra liberale e quello di destra liberista. La destra in Italia ha tradizionalmente ricevuto consensi anche in aree sociali in difficoltà : sono ancora interlocutori validi o si va verso una destra che parla solo ai salotti buoni ?
Se la destra parla solo ai salotti buoni parla a…….Renzi, la destra deve recuperare quella dimensione popolare e sociale che ha sempre avuto e che è maggioritaria nel paese.
Pochi giorni fa la prima tappa del suo tour a Bari, a fine mese andrà  a Napoli. Che sensazioni ha raccolto in questa prima fase di allenatore di “una destra che non c’è”? Qualcuno teme alla fine di ritrovarsi in un “grande centro” , una prospettiva che non scalda certo i cuori…
Se la prospettiva fosse il grande centro starei a casa anch’io….. destra, centro, sinistra avevano un significato quando la politica era basata su ideologie o per lo meno su nette distinzioni programmatiche, ma oggi non è più così e si vede ogni giorno. Renzi in questo non ha uguali, sembra Berlusconi negli anni del successo. Forse è anche per questo che hanno siglato il cd patto del Nazareno…
Ci permetta un’ultima domanda che ci coinvolge da vicino. Siamo uno dei pochi punti di riferimento di area sul web, sappiamo che ci segue. Perchè la destra ha lasciato che i grillini monopolizzassero la diffusione di idee e progetti su internet senza comprendere l’importanza di questo mezzo di comunicazione e senza creare una rete organizzata di condivisione?
Non ha capito (anch’io per primo) che i tempi stavano cambiando molto in fretta, che la rete era un formidabile strumento di partecipazione del cittadino e quindi un mezzo per “fare politica” assai più incisivo di una puntata di Porta a Porta.
Renzi dice di voler cambiare verso…
La destra pensi a cambiare passo.

(intervista di Riccardo Fucile)

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“LA DESTRA DEVE RIPARTIRE DAGLI ELETTORI, NON DAGLI ELETTI”: FINI INIZIA DA BARI IL TOUR DI “LIBERADESTRA”

Ottobre 25th, 2014 Riccardo Fucile

“IL BIPOLARISMO E’ MORTO E IL CENTRODESTRA E’ SCOMPARSO”

“Il passato è passato, ora occorre pensare al futuro, guardare a quello che sarà “.
Un compito difficile per la destra italiana divisa tra partiti e sigle poco vicini tra loro.
Gianfranco Fini ha avviato un percorso di riflessione con Liberadestra (un pensatoio culturale, “non un partito”, precisa Fini) che ha un unico scopo: partecipare alla costruzione di una nuova destra.
Il giro d’Italia di Fini parte da Bari dopo il prologo romano di giugno e finirà  quando Liberadestra avrà  toccato diverse regioni.
In quel momento sarà  fatta sintesi. Il resto, si vedrà .
Per ora Gianfranco Fini, fatto ammenda dei suoi errori passati (“spero lo facciano anche altri”), chiede: “Cosa significa essere di destra?”.
“In poco tempo la società  è cambiata, si è globalizzata”, risponde Fini in un cinema barese. Questo l’approccio che fa da sfondo ad ogni risposta alla domanda cardine sulla natura della destra oggi
“Ripartiamo dagli elettori e non dagli eletti senza avere nostalgie del passato, di quello che è avvenuto. Rivolgiamoci a chi è preoccupato della destra che verrà , esorta l’ex presidente di Montecitorio.
A parere di Fini “Il bipolarismo è finito e anche da tempo. In Italia esistono almeno quattro poli. Oltre al centrosinistra e al centrodestra esiste uno schieramento antagonista che si riconosce nei Cinque Stelle e   un quarto che, da tempo, non partecipa alla vita politica, avendo voltato le spalle ad essa”.
In cima alle priorità  c’è l’interesse nazionale, delle imprese, dell’agricoltura, dei municipi.
“No a soluzione estreme come fuori dall’Euro – puntualizza Fini – sì invece ad una vera politica economica e fiscale”.
Poi: ritrovare la concordia tra capitale e lavoro, pensando alla produzione di ricchezza e cacciando la speculazione finanziaria; detassare la prima casa; pensare al quoziente familiare; cancellare quelle intese europee che impegnano solo gli stati confinanti ai paesi in guerra, all’accoglienza degli immigrati.
Sono tutte premesse di una costruzione di una casa comune a cui Fini ha detto di voler contribuire.
Esponendosi ma senza l’ambizione di voler ricoprire un ruolo di leader (“non ci sono leader per tutte le stagioni”, ha ripetuto).
E senza invocare un giovanilismo a tutti i costi: “Si può essere giovani anche ad ottant’anni. E bisogna esserlo non solo nelle immagini ma anche nei contenuti”
Fini coglie l’occasione anche per lanciare un paio di frecciatine a Matteo Renzi rivendicando la paternità  del termine “Partito della Nazione” utilizzato sei anni dopo dal premier e sottolienando come con gli 80 euro in busta paga non ci sia stato alcun beneficio all’economia del Paese mentre con lo stesso costo complessivo, circa 9mld, si sarebbe potuta abolire l’Irap per le piccole e medie imprese.

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CITTADINANZA IMMIGRATI: ORA BERLUSCONI DA’ RAGIONE A FINI

Ottobre 23rd, 2014 Riccardo Fucile

LO JUS SOLI TEMPERATO ALLA “GENERAZIONE BALOTTELLI” ERA STATO UNO DEI MOTIVI DELLA CACCIATA DEL “COMUNISTA” FINI… ORA ANCHE IL CAVALIERE DIVENTERA’ “ROSSO”?

Non conosciamo le reazioni della nomenklatura di centrodestra all’apertura di Berlusconi verso i diritti delle coppie gay e il jus soli temperato.
Per ora è pervenuto solo il dissenso di Fitto sul “metodo” (nessuna discussione negli organismi di partito, come se ci fossero mai stati…) e di Salvini nel merito (qualsiasi proposta che non sia ispirata alla deriva razzista al marito della neoassunta senza concorso in Regione Lombardia notoriamente non piace).
Pare che anche Gasparri si sia alterato, confidiamo che la sua agitazione non lo porti a perdersi in qualche viale alberato mal frequentato.
La svolta avviene nel corso della presentazione del dipartimento diritti civili di Forza Italia che sarà  guidato da Mara Carfagna.
“Siamo arrivati alla conclusione — scandisce Berlusconi – che la legge tedesca sulle unioni civili rappresenti un giusto compromesso, chi ha responsabilità  pubbliche non può non intervenire quando le esigenze della società  cambiano”.
Sembrano passati secoli da quando Berlusconi alla fiera di Rho andava dicendo “meglio puttaniere che gay”.
E’ innegabile che nella “conversione” di Silvio ci sia la mano di Francesca Pascale, ma anche la paura del voto anticipato.
L’adesione alla proposta di Renzi, che proprio dalla D’Urso è andato a parlare di unioni sul modello tedesco, “stabilizza il quadro” e allontana le elezioni.
Da qui la necessità  di evitare attriti e, come da imput dei vertici Mediaset, di tutelare l’azienda.
Da qui anche la svolta nei confronti del tema “diritti” degli immigrati.
“Riteniamo – dice Berlusconi – che dare la cittadinanza al figlio di stranieri che viva in Italia sia doveroso quando questa persona abbia frequentato un ciclo scolastico in modo da conoscere la nostra lingua, la nostra storia, e apprezzare i punti cardine della nostra civiltà ”.
È il cosiddetto “jus soli temperato”: non la cittadinanza indiscriminata, ma quando si maturano determinati requisiti.
Ma questo cambio di rotta diventa anche la vittoria postuma di Gianfranco Fini, alfiere di queste battaglie sui diritti all’interno del Pdl.
Come dimenticare la violenza verbale scatenata dai media dell’allora Cavaliere contro Fini di “sinistra” e “comunista”, quando invocava diritti per la generazione Balottelli.
Come dimenticare la sequela di improperi nei confronti di chi, come il nostro modesto ma diffuso blog, ancor prima della nascita di Futuro e Libertà , aveva il coraggio di definire “assassini” i mandanti degli affogamenti di profughi nel Canale di Sicilia e denunciava l’arretratezza culturale di certa becerodestra italiana sul tema dei diritti civili.
Siamo stati, come Fini è stato, anticipatori del mutamento dei tempi, in sintonia con il nascere di nuove sensibilità : non a caso allora il Pdl navigava intorno al 37% e oggi è ridotto al 13-14%.
E se occorre dare a Cesare quello che è di Cesare, non abbiamo problemi a riconoscere anche il merito della moglie di Cesare in questo cambio di rotta.
Ultima riflessione.
Qualche analista superficiale sosterrà  che Silvio ha fornito un assist alla Lega. Tipico errore di chi non capito che la “becerodestra” ha un bacino elettorale che non supera il 12%, oltre non va e non andrà  neanche se scendete e spingete il carroccio a mano.
Almeno il 30% di elettori di centrodestra sono invece su posizioni moderate: piuttosto stanno a casa che andare a votare per i nipotini di Belsito che ricevono i lobbisti delle slot machine, piazzano mogli in Regione e hanno decine di inquisiti in regione Piemonte e Lombardia per le spese pazze sui rimborsi.
Per una volta diamo atto al “compagno Berlusconi” di aver dato merito al “compagno Fini” di aver visto giusto con qualche anno di anticipo.
Hasta la victoria siempre, Silvio.

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FINI E ART. 18: “RENZI PRIGIONIERO DI UNA CULTURA ULTRALIBERISTA SECONDO CUI NON SI PUO’ CREARE OCCUPAZIONE STABILE A CAUSA DELLA RIGIDITA’ DELLE REGOLE”

Settembre 22nd, 2014 Riccardo Fucile

“IL MERCATO DEL LAVORO NON PUO’ ESSERE UNA PORTA GIREVOLE FONDATA SUL PRECARIATO E SENZA RACCORDO CON LA POLITICA ECONOMICA”…”IL JOB ACTS ILLUDE: GLI INVESTITORI ESTERI NON SONO CERTO FRENATI DALL’ART. 18, MA DALLA   INAFFIDABILITA’ DEL SISTEMA ITALIA”

Mesi fa, nel primo quaderno di Liberadestra “Verso il lavoro…con un piano” scrivemmo che il problema italiano non è creare occupazione e basta, ma creare, attraverso il lavoro, condizioni di sostenibilità  economica per lavoratori e famiglie — E’ infatti questa la condizione necessaria per stimolare la domanda interna, far ripartite i consumi e dare contenuti al concetto di “crescita”
Esempi di occupazione aumentata numericamente ma poi crollata con la crisi senza produrre alcun valore aggiunto al PIL e alla crescita del paese ne abbiamo sin dal ’97 — primi albori della flessibilizzazione del mercato del lavoro.
Se la riforma del mercato del lavoro deve essere “strutturale”, come viene annunciato da Renzi e come ci viene richiesto dall’UE, il governo deve quindi avere “memoria lunga” per non ripetere errori già  commessi da altri, ma anche “ sguardo lungo” perchè deve ragionare in prospettiva
Perciò non deve mirare solo ad aumentare i posti di lavoro; se l’obiettivo è la rincorsa all’indicatore numerico, allora basta “cinesizzare” il mercato del lavoro italiano, innalzando sempre più il tasso di precarietà  e trasformando il posto di lavoro in una porta girevole per più persone, o puntare su occupazioni saltuarie e poco remunerative come nel caso dei working poor tedeschi.
Se al contrario , l’obiettivo è quello di dare una spinta alla crescita reale del paese, ci deve essere qualcosa in più, qualcosa che vada oltre la rincorsa all’aumento formale del numero degli occupati
C’è bisogno che si espliciti un piano, ossia una strategia di crescita che sappia coniugare politiche del lavoro, politiche sociali, politiche di sviluppo all’interno di un recuperato ruolo di indirizzo dello Stato.
Perchè se è vero, come afferma sempre il Premier, che le riforme vanno fatte “ tutte insieme” a maggior ragione è vero che occorre inserire la riforma del mercato del lavoro in una più ampia strategia di crescita economica.
Oggi al contrario il dibattito è tutto sul piano formale, si ferma alla superficie del problema: come ridurre la tipologia dei contratti, come riformare le regole d’ingaggio, come riequilibrare il “peso” dei diritti del lavoratore con gli oneri delle imprese.
Tutti ambiti su cui si possono individuare sia aspetti positivi che elementi controversi ma si tratta di una discussione che prescinde completamente da qualsiasi riflessione circa il” dove “ e il “come” collocare le modifiche legislative.
Dal governo non è venuto nessun approfondimento su piani d’investimento, nuove linee di politica industriale, dimensionamento delle imprese, prospettive di internazionalizzazione, capacità  competitiva e di produzione di valore aggiunto delle PMI…
La totale assenza di raccordo tra mercato del lavoro e sviluppo economico è sconcertante.
Renzi sembra non comprendere che non basta intervenire sulle modalità  di accesso al lavoro per creare occupazione.
E’ miope concentrarsi solo sulla forma contrattuale che regola il primo impiego e non affrontare il nodo, assai più stretto, di come creare una filiera produttiva vincente, innovativa, e di qualità , capace di produrre più ricchezza e quindi nella necessità  di assumere.
In questo deserto di prospettive, il Job Act gratta il fondo del barile coltivando l’illusione di creare più posti di lavoro senza comprendere che le imprese cercano soprattutto, anche (ma non solo) per l’enorme pressione fiscale, di sopravvivere.
Il governo accusa i suoi critici di sinistra di essere “ideologici” ma è anch’esso prigioniero della convinzione ideologica , propria di una certa cultura ultra liberista, secondo cui in Italia è difficile creare occupazione stabile per la rigidità  del mercato del lavoro.
Per fare un solo esempio: come non riflettere sul fatto che la propensione degli investitori esteri a guardare all’Italia non è certo legata alla sorte dell’art. 18 bensì alla affidabilità  e alla capacità  di innovazione di tutto il sistema Italia?

Gianfranco Fini
(da “Liberadestra”)

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FINI A MIRABELLO RIUNISCE I FEDELISSIMI MA PRENDE TEMPO

Settembre 13th, 2014 Riccardo Fucile

CIRCA 300 PERSONE ALL’INCONTRO CON L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA: “INIZIA IL TOUR PER L’ITALIA, TRA UN ANNO TIREREMO LE SOMME”

Nel luogo storico della destra italiana, Fini sancisce il suo definitivo ritorno in politica. Alla 33esima edizione della Festa Tricolore di Mirabello l’ex presidente della Camera riunisce circa 300 fedelissimi, una base da cui ripartire con il progetto “Partecipa” che lo vedrà  protagonista di vari appuntamenti in tutta la penisola.
Fini ha parlato alle 18 per circa un’ora toccando vari aspetti della politica italiana e dello stato attuale della destra in Italia.
“Con Liberadestra vogliamo costruire un’alternativa al governo Renzi, che è Capitan Fracassa, non solo ha la sindrome dell’annuncite ma in quello che fa, poco, non dà  risposte agli interessi della gente e alle aspettative di chi lo ha votato”, spiega Fini, che però si dimostra cauto e non vuole accelerare i tempi.
Appuntamento tra un anno, quando si deciderà  se trasformare l’associazione Liberadestra in un partito.
“Non ci interessano le Regionali. Ci diamo appuntamento qui tra un anno, dopo aver girato l’Italia e tireremo le somme se trasformare, e io farò di tutto perchè sia così, quest’associazione di volontari, in un partito politico. Io ci credo e lo spero ardentemente”.
Per l’ex presidente della Camera, “il centrodestra oggi è profondamente diviso, credo che la cosa più urgente da fare sia cercare di capire dove abbiamo sbagliato e cosa occorre fare per riconquistare la fiducia degli elettori rimasti delusi. Il distacco non è solo tra i partiti, ma tra una fetta consistente della pubblica opinione”.
“Si può fare solo una cosa se si vuole ridare una speranza alla destra, bisogna ripartire dal basso”. E proprio in quest’ottica, spiega che “siamo ripartiti con l’autofinanziamento, come facevamo una volta e come si continua a fare qui”.
“Non ho la presunzione di dire qualcosa di importante, ma di continuare a ragionare su come ricostruire la destra italiana” ha concluso Fini.
Tre aspetti vanno a nostro parere per ora sottolineati.
Il primo è relativo all’atteggiamento della stampa berlusconiana che ha ripreso a vomitare contumelie contro Fini: strano atteggiamento verso chi viene considerato “finito”, visto che se così fosse non dovrebbe neanche costituire oggetto di interesse.
Certi attacchi somigliano agli avvertimenti usati, non a caso, dai pregiudicati.
Il secondo è la domanda che a destra molti si pongono e che non ha ricevuto risposta: che tipo di destra vorrebbe riproporre Fini. Il successo o meno dell’operazione dipende dal posizionamento che emergerà  col tempo: non sarà  certo una riproposizione del modello liberal-centrista a generare entusiasmi.
Il terzo aspetto riguarda l’inopportunità  di dare un ruolo, come è invece accaduto a Mirabello, a screditati personaggi in cerca d’autore, abituali frequentatori di troppe parrocchie.

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