“LA DESTRA DEVE RIPARTIRE DAGLI ELETTORI, NON DAGLI ELETTI”: FINI INIZIA DA BARI IL TOUR DI “LIBERADESTRA”
“IL BIPOLARISMO E’ MORTO E IL CENTRODESTRA E’ SCOMPARSO”
“Il passato è passato, ora occorre pensare al futuro, guardare a quello che sarà “.
Un compito difficile per la destra italiana divisa tra partiti e sigle poco vicini tra loro.
Gianfranco Fini ha avviato un percorso di riflessione con Liberadestra (un pensatoio culturale, “non un partito”, precisa Fini) che ha un unico scopo: partecipare alla costruzione di una nuova destra.
Il giro d’Italia di Fini parte da Bari dopo il prologo romano di giugno e finirà quando Liberadestra avrà toccato diverse regioni.
In quel momento sarà fatta sintesi. Il resto, si vedrà .
Per ora Gianfranco Fini, fatto ammenda dei suoi errori passati (“spero lo facciano anche altri”), chiede: “Cosa significa essere di destra?”.
“In poco tempo la società è cambiata, si è globalizzata”, risponde Fini in un cinema barese. Questo l’approccio che fa da sfondo ad ogni risposta alla domanda cardine sulla natura della destra oggi
“Ripartiamo dagli elettori e non dagli eletti senza avere nostalgie del passato, di quello che è avvenuto. Rivolgiamoci a chi è preoccupato della destra che verrà , esorta l’ex presidente di Montecitorio.
A parere di Fini “Il bipolarismo è finito e anche da tempo. In Italia esistono almeno quattro poli. Oltre al centrosinistra e al centrodestra esiste uno schieramento antagonista che si riconosce nei Cinque Stelle e un quarto che, da tempo, non partecipa alla vita politica, avendo voltato le spalle ad essa”.
In cima alle priorità c’è l’interesse nazionale, delle imprese, dell’agricoltura, dei municipi.
“No a soluzione estreme come fuori dall’Euro – puntualizza Fini – sì invece ad una vera politica economica e fiscale”.
Poi: ritrovare la concordia tra capitale e lavoro, pensando alla produzione di ricchezza e cacciando la speculazione finanziaria; detassare la prima casa; pensare al quoziente familiare; cancellare quelle intese europee che impegnano solo gli stati confinanti ai paesi in guerra, all’accoglienza degli immigrati.
Sono tutte premesse di una costruzione di una casa comune a cui Fini ha detto di voler contribuire.
Esponendosi ma senza l’ambizione di voler ricoprire un ruolo di leader (“non ci sono leader per tutte le stagioni”, ha ripetuto).
E senza invocare un giovanilismo a tutti i costi: “Si può essere giovani anche ad ottant’anni. E bisogna esserlo non solo nelle immagini ma anche nei contenuti”
Fini coglie l’occasione anche per lanciare un paio di frecciatine a Matteo Renzi rivendicando la paternità del termine “Partito della Nazione” utilizzato sei anni dopo dal premier e sottolienando come con gli 80 euro in busta paga non ci sia stato alcun beneficio all’economia del Paese mentre con lo stesso costo complessivo, circa 9mld, si sarebbe potuta abolire l’Irap per le piccole e medie imprese.
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