CINQUESTELLE, COSA NON TORNA
ESPULSIONI FACILI, TEMPO PERSO E QUALCHE SOSPETTO
Se c’è qualcosa che il Movimento 5 Stelle ha fatto e che contribuisce a far andare in rosso il bilancio di un’intera attività è aver perso tempo.
Ore a discutere di scontrini, struttura interna e dinamiche di democrazia.
Diretta streaming o non diretta streaming? Voto palese o voto segreto?
Le assemblee trasmesse sul canale Youtube e quelle a porte chiuse e poi raccontate di nascosto ai giornalisti, hanno riportato le storie di 157 parlamentari travolti dalle contraddizioni in un debutto in politica tutt’altro che facile.
E il primo ostacolo su cui sono inciampati, prima di risolvere la questione, è stato anche la restituzione dei soldi. Dopo aver scoperto a maggio scorso che oltre a metà dell’indennità avrebbero dovuto rendere anche la diaria non rendicontata, non tutti si sono accodati alla politica francescana.
Seguono così mesi di lotte, e al Restitution Day di luglio arrivano acciaccati da attacchi sui giornali e malumori interni. Tutti restituiscono i soldi, ma i rendiconti personali finiscono online e sotto gli occhi vigili degli attivisti le magagne vengono subito a galla. C’è Ivan Catalano, deputato lombardo che non ha reso pubblici i suoi conti a causa, pare, di spese eccessive.
Segue Marta Grande che nei costi per l’ingresso in parlamento specifica 12mila euro di rimborso alloggio.
Salvo poi giustificarsi: “una fideiussione per la casa che restituirò”
In questione anche Tommaso Currò, Nicola Bianchi, Alessio Tacconi e Lorenzo Battista. Hanno restituito poche migliaia di euro in confronto ai 16mila ricevuti per i primi tre mesi.
Assestamento o adattamento ad una nuova vita? La discussione è stata spenta sul nascere ma il timore è che sia rimandata alla prossima rendicontazione.
Chi però non sta al gioco, deve fare le valigie.
E tra gli errori strategici più grandi per il Movimento si registrano le espulsioni. Tempo perso e immagine rovinata per un gruppo appena arrivato in Parlamento .
Il sondaggio sul blog di Grillo decreta la fine politica a 5 Stelle di Marino Mastrangeli e Adele Gambaro.
A ruota escono per decisione personale Adriano Zaccagnini, Alessandro Funari, Vincenza Labriola, Fabiola Anitori e Paola De Pin: tutti e cinque accusano la poca democrazia, con qualche sospetto su rimborsi e scontrini che alcuni di loro non hanno mai consegnato.
La domanda per tutti è: tornerà la stagione delle espulsioni?
Chi rischia è Paola Pinna, ma anche Ivan Catalano: due nomi già messi in discussione dal gruppo.
Ma l’ultima versione vuole che Casaleggio abbia fermato tutto. Sbagliato in passato buttarsi nell’arena mediatica per epurazioni esemplari, e per ora il Movimento sembra aver imparato la lezione.
Il giudice però, tra soldi non restituiti e passi falsi, resta sempre la famigerata coerenza. Se chiedi il rigore, devi offrire rigore.
Inattaccabili i 5 Stelle non lo sono e come prove restano le leggerezze commesse in passato.
L’argomento che nessuno vuole trattare ad esempio, è quello dei collaboratori personali. All’arrivo in Parlamento l’appello era stato chiaro: “Cerchiamo personale, mandate il curriculum”.
Oltre 18 mila le richieste dei giovani, qualificati o meno, che avevano visto in quella chiamata alle armi una possibilità di aiutare la politica finalmente senza bisogno di raccomandazioni.
Che fine hanno fatto? Di quei curricula non si è più saputo nulla.
I collaboratori sono stati scelti da cerchie di amici e conoscenze, e nessuno è a conoscenza di criteri di merito e competenze.
Di tutto il tempo perso in chiacchiere, ne risente la lista di 20 punti elettorali del Movimento.
Per ognuno è stata studiata una proposta di legge, ma con un enorme buco al centro: il reddito di cittadinanza.
Un progetto c’è, ma in lavorazione: un gruppo alla Camera ha parlato di 600 euro mensili, per chi non ha alcuna forma di sostentamento, mentre una parte ridotta a chi invece ha occupazioni precarie.
La cifra stimata necessaria dai grillini si aggira tra i 20 e i 30 miliardi di euro.
Ci stanno lavorando, ma sono ormai passati più di sei mesi.
Il tempo fa quello che deve fare, passa e per chi non sa approfittare di quella breccia di rivoluzione che il Movimento ha nel bene o nel male creato nella politica italiana, resterà forse il rimpianto.
Martina Castigliani
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