COME WANNA MARCHI: IL REDDITO DI CITTADINANZA? FINO A ESAURIMENTO FONDI
UN MODO CURIOSO DI ABOLIRE LA POVERTA’: SE ARRIVANO TROPPE DOMANDE, SI RIDUCONO LE RAZIONI… NE AVRANNO DIRITTO GLI STRANIERI DI AREA UE ALLA PARI DEGLI ITALIANI, MA NON VE LO DICONO
Sta scritto nero su bianco nella bozza del decreto legge che istituisce il reddito di cittadinanza e l’anticipo pensionistico con Quota 100 all’articolo 12 comma 6. «In caso di esaurimento delle risorse» — 6,11 miliardi nel 2019, 7,75 miliardi nel 2020, 8 miliardi nel 2021, 7,84 miliardi dal 2022 — un decreto interministeriale (Economia e Lavoro) «entro 30 giorni» dalla fine dei soldi «ristabilisce la compatibilità finanziaria mediante rimodulazione dell’ammontare del beneficio».
Nel frattempo «nuove domande e erogazioni sono sospese».
E quando si riparte, da quel momento in avanti tutti incassano meno: chi prima aveva 500 euro al mese potrebbe scendere a 300.
Il reddito di cittadinanza è una misura fino a esaurimento fondi.
Se arrivassero maggiori richieste rispetto al milione e 400mila famiglie che il governo ha in programma di assistere, i fondi non verranno aumentati in base alle necessità ma ripartiti e quindi ridotti.
Un modo curioso di abolire la povertà , così come c’è una bella differenza tra gli importi che vedevate scritti sui bannerini della campagna elettorale e i soldi che finiranno nelle Carte Acquisti targate ministero del Lavoro: il Reddito di cittadinanza — che il decreto abbrevia in RdC — va da un minimo di 500 euro a un massimo di 1.050 euro, se la famiglia vive in casa di proprietà , senza mutuo.
Sale a 650-1.200 euro, in presenza di mutuo. E a 780-1.330 euro, se in affitto.
Il RdC è un’integrazione al reddito: si incassa la differenza tra quanto già si guadagna e un tetto calcolato in base alla numerosità della famiglia, secondo una scala di equivalenza.
Intanto ieri Carmelo Barbagallo, numero uno della UIL, ha chiesto al governo di aprire un confronto sui rischi di lavoro nero con il reddito di cittadinanza: “Se non si crea lavoro — ha detto- le proposte a chi prende il reddito non arriveranno”.
Barbagallo è critico verso la possibilità di chiedere fino a otto ore di lavoro alla settimana da parte dei comuni al beneficiario del reddito di cittadinanza: “Non abbiamo ancora finito di stabilizzare i vecchi Lsu — dice — e ricominciamo con i lavori di pubblica utilità ? Chiedo al Governo di incontrarci. Mi auguro che si possano togliere le incongruenze che portano danni al Paese”.
E insiste sulla necessità di favorire gli investimenti pubblici e privati. “Bisogna creare lavoro — sottolinea — . Il problema più grande è l’evasione fiscale e il sommerso. Bisogna aggredire quello. Questo provvedimento rischia di favorire chi lavora in nero. Ci saranno i furbi che lo chiederanno e l’economia non riprenderà ”.
Intanto Stefano Feltri sul Fatto ci aggiorna riguardo i risultati concreti delle acrobazie linguistiche di un certo bisministro a caso: il decreto stabilisce che per poter chiedere il sussidio serve la cittadinanza italiana o di Paesi Ue (gli stranieri comunitari saranno trattati alla pari degli italiani), il diritto di soggiorno permanente oppure un “permesso di soggiorno di lungo periodo”.
Ma è nel secondo comma il vero limite: il beneficiario del reddito deve essere “residente in Italia in via continuativa da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda”.
Questa è una stretta notevole rispetto al Reddito di inclusione, la versione attuale di quello di cittadinanza, varato nel 2017 dal governo Gentiloni, che prevedeva una permanenza continuativa in Italia di 2 anni.
E gli effetti concreti? Spiega il Fatto:
Non si hanno notizie di abusi da parte di immigrati, mentre l’Istat certifica che l’incidenza della povertà assoluta che è al 5 per cento tra le famiglie di soli italiani sale al 29 percento in quelle di soli stranieri che sono dunque i più bisognosi di strumenti anti-povertà .
Questo vincolo così stringente esclude di fatto dalla possibilità di richiedere il reddito di cittadinanza anche i tanti italiani che hanno cancellato la residenza in Italia perchè hanno tentato fortuna all’estero: nel solo 2017 sono stati 155.000. Se tornassero, non potrebbero chiedere il sussidio.
D’altro canto chi è partito poteva aspettarselo: la fuga dei cervelli porta anche a questi risultati. Elettorali.
(da “NextQuotidiano”)
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